~Capitolo 9~

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Un po' di divertimento

Dopo aver finito di pulire casa mia, che faceva letteralmente schifo, decido di partire. Chi lavora tutto il giorno e tutti i giorni, ha una vaga idea di quello che sto dicendo. Ceste interminabili di vestiti da dover lavare, spazzare e lavare il pavimento. Pulire dove il cane sporca, perché lascia peli dappertutto e fare una cernita di cibo. Nel senso di dover capire cosa è andato a male, cose scadute e che devono essere buttate,  cataste di piatti da lavare.

Non sono una casalinga con i fiocchi, lo so, ma quando mio marito era in vita mi dava una mano. Ora che sono sola, devo fare tutto io.

Alle 15:00 la casa è uno splendore, preparo le valigie. Porto giusto una borsa con me, con qualche ricambio. Non sono una persona perfetta, quindi butto tutto lì e la chiudo con la zip.

Serena come al solito, già è sull'uscio della porta. Non mi da nemmeno il tempo di chiudere il gas, forse ha intenzioni strane.

Borsa in spalla, prendo le cose del cane e andiamo in macchina.

Musica ad alto volume, pensieri via da me e si parte.

Tutti avvisati, inizio con il mio viaggio, tranquillamente.

Le ruote scorrono sull'asfato rovente.

Dopo un po', vedo il paesino di fronte a me.

Pietre, terre, case diroccate. Le salite ripide. Montagne.

Arrivo.

Prendo tutto dalla macchina e busso alla porta.

Mamma apre.

-Ciao Lory, finalmente!- Dice spalancando la porta e poi mi abbraccia forte.

-Ciao mammina, come stai?- Gli sussurro, affondando la mia testa tra il collo e la spalla. Ha odore di casa. Di casa mia. I suoi capelli argentati, riprendono il colore della luna. Mi mette sempre un brivido che sale dalla schiena, quando li rivedo.

Sento urlare mio padre dalla cucina. -È arrivata?- E a me scende una lacrima. Che emozioni. Forti. Irripetibili.

Mi stacco un secondo da quell'abbraccio e la guardo. -Mamma andiamo da papà?- E le do una serie di baci sulla guancia. -Si..Si andiamo.- La prendo per mano e andiamo. Faccio entrare Serena che le salta addosso, la sposta leggermente. -Chi è?- Urla. Ci guardiamo e scoppiamo in una grossa risata.

Ho gli occhi lucidi. Questa casa ha un odore familiare. I mobili sono rimasti quelli di quand'ero piccola, marroni, con l'argenteria in bella mostra. È meno illuminata della mia.

Mi faccio spazio, tra le mille cose che hanno accumulato negli anni, anche se a me sembrano secoli. -È permesso?- Dico avvicinandomi alla cucina.
-Entra..entra..- Mi invita ad entrare mio padre. Lo vedo sulla sedia a rotelle, con una grande coperta sulle gambe. Trema, non ha più capelli. Lo trovo dimagrito, dall'ultima volta. Ma non glielo dico. M'inginocchio e lo abbraccio. -Ciao papà!- Gli dico guardandoci negli occhi. Ha due fessurine, a malapena si vede l'iride. -Ciao Loredana!- E mi accarezza il viso, così delicatamente, chiudo gli occhi e mi godo quel momento.

-Lory ti trovo dimagrita! Stai mangiando?- Mi domanda mamma, interrompendo quel momento. -Certo che mangio. Non esageratamente, ma mangio!- La rassicuro.

Mi alzo e mi metto seduta su una sedia di legno, di quelle vecchie, molto ma molto scomode. Serena già si è accomodata sul divano, russando. Mi scappa una leggera risata, nel guardarla.

-Sto preparando un po'di brodo di verdure per stasera, ricordo che ti piaceva.- Già è ai fornelli, le cose non cambieranno mai. Per i nonni, per le mamme, sembra che arriviamo dall'Afghanistan o da uno di quei paesi del Terzo Mondo. Assurdo! -Si, grazie.- Le rispondo.

-Loredana com'è sta andando il lavoro?- Chiede mio padre. -Papà bene! Stiamo lavorando parecchio!-

Ma i suoi occhi diventarono seri, proseguì. -Non so quanto tempo ho figliola, ma non mi sento più bene come un tempo. Ho il morbo di Parkinson, dimentico facilmente le cose.-

-Papà cosa mi vuoi dire?- Lo interrompo. -Lasciami finire tesoro. Vorremmo chiederti se per te è un problema venire più spesso! Ho..Abbiamo solo te.-

I miei occhi si sono riempiti di lacrime e sento che stanno per diventare rossi, perché? Non voglio piangere. -Certo, per me non è un problema, assolutamente.- Poi guardo altrove perché non riesco a fissarlo più, come prima.

Riprendo fiato e vado in bagno.

Mi congedo facilmente.

Devo sciacquarmi la faccia. Voglio togliermi da dosso quest'angoscia.

-Porto il cane fuori.- Dico ad entrambi, ho bisogno di prendere una boccata d'aria perché non riesco a respirare la loro stessa aria, mi sento soffocare.

Mi fanno un cenno con la testa e si assicurano che sarei tornata, per cena.

Serena scatta dal divano, corre fuori.
Come immaginavo, fuori c'è deserto. Cammino per un po', ma non c'è anima viva. Riprendo a correre insieme a lei.
Nella piazza della città, trovo qualcuno. C'è un gruppo di signori che guardano nel vuoto, ogni tanto, qualcuno comunica qualcosa a quello che gli sta accanto. Che noia. Come fanno a fissare il centro della piazza, forse pensano che se fissano un punto preciso, arriveranno da qualche parte? Boh.

Li fisso e mi fissano, accorgendosi della mia presenza. Un vecchietto, ammicca. E io scappo via.

Chissà da quando tempo non ha rapporti con qualcuno, forse da quando Garibaldi fece diciotto anni?

Quì ragazzi, non ce ne sono. Deserto assoluto.

Saranno andati tutti via. Qualcuno all'università, altri lavoreranno.

Tra una corsetta e un'altra si sono fatte le 19:00 e per i miei è già ora di cena.

Busso la porta, e mi viene ad aprire. - È pronto in tavola.- M'informa. -Si, vado a lavarmi le mani.-
Poi torno a tavola e mangiamo, tutti insieme. Sento risucchi di brodo, nelle orecchie, molto fastidiosi. Smetto di mangiare e decido di riprendere dopo che abbiano finito. La televisione è totalmente inesistente, ma hanno una radiolina. Reperto degli anni di gioventù, con il tg radio che c'informa sull'attualità. Parole sillabiche, gracchianti. Non funziona tanto bene, ma loro sono soddisfatti così. E mi va bene anche a me.

Finalmente loro finiscono e riprendo a mangiare.

Quando ho terminato, do una mano a mamma a lavare le pentole che ha usato e poi vado a dormire, lasciando un bacio ad entrambi.

Serena dorme sopra i miei piedi, emanando calore. Sono talmente stanca. Chiudo gli occhi e dormo.

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