~Capitolo 7~

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Racconti di donne

L'unica cosa che voglio è un letto. Per la prima volta, dopo tanto tempo, sento la stanchezza di una giornata.

Per il momento mi accontento del divano, sorseggiando la mia tisana.

Rimango a fissare il cassetto  di un vecchio mobile, di fronte a me.

Inconsciamente, la mia mente, mi sta dicendo di andare a prendere l'album fotografico, del matrimonio.

Forse vuole ricordare, ma io no. La mia coscienza non ha intenzione ancora di rispolverare, i ricordi.

Prendo un sorso dalla tazza. Sento il liquido caldo e aromatizzato, che mi scende lungo la gola. Percepisco la sua presenza, come una cascata. Arriva fin nello stomaco. Il pancino si crogiola, al sapore, della sua presenza.

Mi metto semi seduta e prendo alcune riviste di moda, studiando alcuni tagli, alla moda.

Sfoglio la prima pagina e noto che alcuni tagli, sono ritornati alla moda.

I tagli vintage, lì chiamano.

Accostati a colori, molto futuristici.

Sfogliando, e aprendo pagine su pagine, arrivo ad un taglio particolare.

Nella mia mente, iniziano affiorare ricordi, provenienti dal mio passato, più remoto.

I primi anni di adolescenza, lì ho vissuti con la mia mamma ed il mio papà in provincia di San Benedetto del Tronto.

I miei genitori erano due persone, molto esigenti. Ora sono anziani, con l'avanzare dell'età, si sono rassegnati e vivono la vita con molta tranquillità.

Soprattutto per quanto riguardava la mia educazione. Fu molto ferrea, inflessibili con me. Al tempo c'erano molti fenomeni sociali, ma non potevo farne parte. Nessuno era all'altezza di competere con l'ideale dei miei genitori.

Non so dire con precisione chi fosse più severo, ma devo essere sincera, nessuno dei due non fu amorevole con me.

Volevano il meglio per me.

E questo lo capivo, ma a volte erano soffocanti, non riuscivo a capire, come poter evadere dalla realtà.

A scuola i miei compagni di classe, mi chiamavano Suor Loredana. Era molto frustrante, soprattutto perché era un periodo dove i colori invadevano le strade, le ragazze brillavano con i vestiti pieni di lustrini.

Trucco stravagante, zigomi pieni di blush. Non esisteva la sfumatura quando, si faceva un bel trucco occhi.

Insomma, ero la suora per i miei coetanei, perché indossavo sempre, abiti di nero e camicie, sotto al vestito, bianche.

Come se non bastasse, mia mamma la mattina, perdeva del tempo a pettinare i miei lunghi capelli neri, di natura molto ricci. Aveva la pazienza di, mettersi in ginocchio e mettersi a spazzolarli, ciocca dopo ciocca.

Dopodiché separava la mia chioma in due sezioni, e iniziava a creare due trecce. Una che mi scendeva sul lato destro del mio cuoricino, e l'altra sul lato sinistro.

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