~Capitolo 8~

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Incontri

Sono sdraiata sul divano, con la saliva che mi esce da un lato.


Sono talmente stanca che non ho la forza per parlare con me stessa. Serena deve uscire per fare i suoi bisogni, ma io non ne voglio proprio sapere. Meno male che ho deciso di comprarle la lettiera, come i gatti. Conoscendomi, sapevo che sarebbero capitati momenti così. Anche se, ad un certo punto, sento tirare la punta del mio calzino, era proprio lei che ringhia e vuole essere, per forza, portata fuori.

Spalanco gli occhi e, con la forza di un bradipo, mi avvio in bagno. Asciugandomi la bava di lumaca che usciva dalla bocca. Tanto a chi non sarà capitato, almeno una volta nella vita!?

Ho così sonno, sono molto rilassata al pensiero che oggi non andrò a lavoro, ho intenzione di andare dai miei. In settimana mio padre è stato male e, per lavoro, non ci sono potuta andare.
Riprendo conoscenza col mondo. Con i capelli arruffati, come un nido d'api, mi lavo i denti. Ad occhi ancora chiusi, perché mi da fastidio la luce, prendo lo spazzolino dal bicchiere di vetro, accanto al lavabo, e il dentifricio nel mobile di fronte a me.

Che faccia da schifo che ho oggi. Sono stanca. Pallida. Con due occhiaie che sembrano due borse per la spesa.

Ficco lo spazzolino, in bocca, e lavo bene. Apro prima un occhio e guardo quello che sto facendo. Sento un tonfo da dietro la porta. La apro. Ed è la cagnolina che mi guarda spazientita.

-Ho capito, ok! Ci sto provando a muovermi.-
Le dico facendo segno di entrare.
E mi fissa, con la lingua a penzoloni.

Sputo il dentifricio e sciacquo tutto. Bocca, faccia. E cerco di recuperare questo relitto umano, che sarei sempre io.

Non pettino i capelli, li avvolgo semplicemente in uno chignon mal fatto, con ciocche che escono fuori dall'elastico.

Indosso le mie scarpette da corsa, leggins e maglietta larga.

Fischio e arriva correndo alla porta, così le infilo il collare.

-Sei contenta tesoro.- Le sussurro alle orecchie. E le accarezzo la testa color oro.

Faccio per chiudere la porta, ma incontro quell'antipatica della vicina.

-Salve Signora Ginevra.- Le dico cercando di evadere il più in fretta e possibile.

Ma mi mi prende per un braccio e incomincia, il suo sermone.

-Lory devi fare qualcosa per questo cane, non è possibile che abbaia sempre.-

Oddio quella voce stridula. Come mi sta antipatica, sembra una storia che già ho sentita, raccontata nel mio salone. Cerco di fare un'espressione quanto meno simpatica. Annuisco e aggiungo. -Certo signora, cercherò di tenerla a bada.- Scendo un altro gradino e cerco di liberarmi dalla morsa della sua mano. Ma mi richiama di nuovo. -Lory figliola, non fargli fare i suoi bisogni davanti al palazzo, che quelli delle pulizie hanno rimproverato l'amministratore.-

Scusa un attimo ma se io la porto al parco, che noia queste cose, mi fanno sono rabbia questi pettegolezzi da condominio, parlano solo per dar fiato alle trombe.
E poi nel palazzo c'è anche la Signora Stormi che ha animali.

Anche questa volta, faccio un respiro profondo e cerco di risponderle con garbo e gentilezza. -Cara Signora, non solo io ho un cane in casa. Comunque farò attenzione che questo non succeda. Ma se non mi lascia andare la farà sul pianerottolo.-

Con un movimento veloce, riesco a togliere la presa e corro giù per le scale, lasciandola dietro di me a parlare sola, gracchiando come un'oca giuliva.

Bla bla bla..quante chiacchiere inutili. Ritengo che prima di sparare sentenze, appurassero le cose.

Imito la sua faccia ed esco dal portone, quando, improvvisamente mi trovo spiaccicata al muro. Ho sentito come se fossi stata spinta.

-Ehy fai più attenzione!!!- Urlo a non so chi.

-Scusami, ti ho fatta male?- Mi risponde una voce maschile, che non conosco. Mi appoggia una mano sulla spalla.

Stavo anche per lasciare il guinzaglio e rischiare di correre per tutta Narnia, per prendere Serena.

-Scusami un corno! Fa più attenzione la prossima volta! Mi uscirà un bel livido adesso!- Sento il braccio indolenzito, prima per la presa della Signora Ginevra, ed ora per quest'essere maleducato. Oggi è proprio una bella giornata! Detto ironicamente.
Ho tutto rosso, e credo che dovrò spalmarmi qualche pomata. Intanto il tizio è ancora lì a fissarmi.

-Cos'hai da guardare? Non né hai abbastanza?-
Le dico molto scontrosa. E adesso davvero irritata.

-Scusa..Scusa..Davvero..Se hai bisogno di qualcosa, non hai che chiedere!-

Cosa? E di cosa ho bisogno. Soprattutto da lui.

-Adesso devo andare, spero di non incontrarti in giro!- Gli dico. Non m'interessa di risultare antipatica. Non voglio rivederlo mai più.

Indico a Serena di proseguire, lo vedo allontanarsi. Meno male. Un pericolo pubblico in meno.

Oggi un bel sole invade le strade. Ma vorrei tanto evaquare da questo posto. Lo so è casa mia, ma vorrei abitare altrove. Se non fosse per il mio lavoro, già me be sarei andata.

Non vedo l'ora di andare dai miei adorati genitori. Anche se sono stati severi, questo non vuol dire che li odio. Anzi. Sono fortunata ad averli ancora.

Chiamo mamma e la informo che stiamo arrivando.

Prendo il telefono dalla tasca e digito il numero. Hanno il telefono fisso, non sanno usare i cellulari, troppo moderni secondo mio padre. Lui è stata quella persona che ha provato o primi telefoni degli anni '80. Enormi. Sembravano citofoni. Lo diceva sempre. Dopo due cinque squilli, sento la sua voce.

-Pronto!?- Sento una voce stanza e, leggermente, velata.

-Mamma, sono Lory.-

-Ciao, come stai?- Mi domando, risultando preoccupata.

-Mamma tutto bene. Ti ho chiamata per dirti che stiamo per venire.-
Dopo qualche attimo di, palese, perplessità. -Chi?- Sempre più rimbambita. -Mamma io e Serena.- Ancora silenzio. -Ah, una tua amica?- Oddio! Ma oggi si sono messi tutti d'accordo? -Mamma, Serena è la mia cagnolina!-

-Cagnolina!? Perché hai un animale in casa?-
Oh mamma! Mi sa che sono io la rimbambita oggi. Mi è appena venuto in mente che non le ho detto che ho trovato Serena nel bosco. -Scusa, hai ragione! La conoscerai presto!- Subito rimedio al mio imbarazzo colossale. Stavo dando della rincoglionita a mia mamma, ma mi sa che sono io quella che non ci sta con la testa.

Indico di correre col guinzaglio. E lei subito mi ubbidisce. Ci facciamo una bella corsetta dal parco, a casa.

Il vento mi schiarirà le idee. Oggi proprio non è giornata. E pensare che tra un po' devo mettermi a guidare ed arrivare nelle Marche. Non è tanto lontano. Sarà un week end rilassante. Almeno spero.

Senza lavoro, senza gente intorno.
Dove vivono i miei è un paesino di un vecchiume esagerato. Dovrebbero chiamarlo Anzianolandia o Senili Land. Sai che risate!

I vecchietti che si riuniscono fuori ai bar per giocare a carte. Le signore che si siedono, in comitiva, fuori le loro porto. Spettegolando dell'intero paese. A volte, tanto è la loro demenza, arrivano a sparlare anche di loro stesse.

Tanto manca poco. Stiamo per arrivare!! Preparate le sedie per una bella partita al burraco!

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