Il mangia uomini

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Arrancando nella nebbia cercava un rifugio stabile per la notte quando sentì un grave e viscido lamento penetrare nelle sue ossa e a seguire un fumo nero riempirgli lo stomaco e i polmoni drogandolo di male.  

L'odore di quell'essere ripugnante si stava diffondendo nell'aria anche se la figura malefica non era ancora apparsa agli occhi di Leopard che si preparava allo scontro diretto.

Poi l'immagine. 

Un viscido mangia-uomini nero con occhi viola che nei due anni di pazzia lo aveva terrorizzato nei sogni. 

Ora quell'essere era li davanti, ancora una volta, ma sta volta dal vivo. Con due anni d'esperienza, di viaggio alla ricerca di quel qualcosa che ora lo avrebbe aiutato a distruggere quel mostro.

Lì davanti, faccia a faccia. 

Leopard, barba castana, occhi di ghiaccio lo guardava con il cuore caldo in pressione che gonfiava le sue vene e faceva sgorgare sangue nei capillari che pregni di nettare vitale davano vigore al suo corpo lacerato dal tempo ma vivo più che mai e deciso a combattere. 

Non più la paura di essere sconfitto comandava le sue mosse. 

Per un attimo tornò alla mente quel mare sotterraneo di petrolio che gli gonfiava i polmoni e gli parve di sentire le stesse sensazioni ma ora riusciva a far prevalere il rosso sangue sulla macchia nera.

Quella notte la battaglia non si consumò: la bestia fuggì intimorita dall'aura bionda di saggezza, dal karma azzurro della bontà, nonché dal rosso fuoco della passione del Leopard che crollò a terra svenuto.

Un giorno mentre correva nella foresta una lacrima di sangue scioglie il petrolio dentro il suo cuore, una vampata di ossigeno gonfiò i suoi polmoni, saltò su un albero, guardò il cielo, si tuffò nell'erba e scoppiò in un pianto eterno.

Durante il pianto però, la bestia nera si era avvicinata di nuovo, senza che Leopard se ne accorgesse. 

I due si guardarono, negli occhi la tensione di uno scontro, nell'aria il silenzio. 

Le aure erano deboli, entrambi non volevano combattere. La bestia aveva paura del nuovo Leopard e il Leopard non era ancora certo delle sue capacità per combattere. 

Non ci fu battaglia. 

I due si allontanarono silenziosamente rinviando ancora una volta lo scontro.

Il Leopard si era rifugiato sulla collina centrale dell'isola, qui vi era al centro una pietra piatta dove solitamente trascorreva le ore calde del pomeriggio, crogiolato dal sole.

Si mise a riflettere. Si sentiva più forte ma ancora qualcosa mancava, la bestia era spaventosa e destava le sue profonde paure, ma sapeva di poterla sconfiggere, possedeva ora le armi giuste, doveva solo allenarsi. 

Sull'isola trovò una spada che il vecchio Oscar gli aveva lasciato vicino alla spiaggia prima di separarsi da lui, era una spada molto potente ma pesantissima e lunga circa un metro e mezzo. Con quella era sicuro di poter sconfiggere la belva ma non si era ancora allenato a sufficienza per poterla utilizzare efficacemente e con la giusta decisione in battaglia. Si sarebbe allenato dunque. 

Era tornato sull'isola per trovare la pace e l'avrebbe trovata.

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