Capitolo3: Calliope

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L'urlo strozzato, del ragazzo ucciso da Chandra, fa eco per gran parte della foresta e riesce ad attirare l'attenzione del branco, specialmente del capo branco.
Timorosa inizio a pregare Dio di non farmi uccidere, di essere ben nascosta tra le foglie dell'enorme albero.
Mi volto, sul viso di Chandra compare un ghigno malefico.
Strizza gli occhi e divertita prepara un'altra freccia da scagliare.
La sua sete di sangue si fa sempre più forte.
Le sue iridi verde chiaro, diventano scure, facendo contrasto con il divertimento che provava quando uccideva qualcuno.

Il capo branco si avvicina al ragazzo disteso a terra e butta un urlo di frustrazione.
Il suo corpo si irrigidisce, serra i pugni, alza gli occhi al cielo, rivelando il viso bagnato dalle lacrime.
«Joseph» sussurra a denti stretti «Scopri chi è stato. La sua morte deve essere atroce. Mi vendicherò per aver ucciso il mio fratellino.» la sua voce si fa sempre più dura e profonda.
Nel sentire la rabbia espressa dal giovane ragazzo, mi viene un sussulto e incomincio ad grondare di sudore.
Non l'ho ucciso io ma sono complice.
L'ho visto morire, ero lì e non ho impedito a Chandra di farlo.

Quest'ultima si volta verso di me e capendo il mio stato emotivo, mi fulmina con lo sguardo ma allo stesso tempo noto compassione e pietà nei miei confronti.
Dopo una frazione di esitazione, posa l'arco ed estrae, da uno degli anfibi, un coltello, lo porta di fronte a sé e si specchia sorridendo e chiude in occhi, allarga le narici e si morde il labbro inferiore sento l'odore del sangue e della carne fresca.
Piega leggermente le gambe, mette una mano sul ramo robusto, avvicina la mano, che tiene saldamente il coltello, alla guancia e aspetta che Joseph vada via, lasciando il capo branco piangere la morte dell'amato fratello.
Una volta solo, conta fino a cinque, piega ancora di più le gambe, con la mano sul tronco si da una spinta e si lancia verso il corpo accovacciato, porta il braccio libero verso il petto, stringendo il pugno, come un atto difesa e l'altra mano, una volta vicina al corpo, si libera dall'oggetto fatale e infilza il corpo, trapassando lo sterno.
L'assassina termina l'azione, toccando il suolo con le gambe piegate e il braccio messo per difesa, steso, con il pugno a terra.
Volta di poco la testa, strizza gli occhi e fiera di sé, fa un sorriso a trentadue denti.
Il ragazzo in fin di vita, prima di chiudere per sempre gli occhi, aggrotta la fronte, alza lo sguardo e con estrema fatica, alzo un dito verso di me.
Spalanco gli occhi, il mio respiro si fa pesante, farfuglio qualcosa di incomprensibile.
Con tutta la mia goffaggine, terrorizzata scendo dall'albero e scappo via.
Sento un ringhio da parte di Chandra, i suoi passi che seguono i miei.
Strizzo gli occhi, serro la mascella, cercando di dimenticare l'orrore vissuto.
Chandra riesce a raggiungermi, mi stringe da dietro, tenendomi stretta a sé, per un secondo ho pensato volesse infilzare anche me con quell'orribile oggetto appuntito ancora tra le mani.
Lo butta a terra, mi volta verso di sé, mettendo le mani sporche di sangue sul mio viso.
«Calmati Calliope. È tutto okay»
Prova ad abbracciarmi ma io mi scanso dalla presa.
«Come fai a dire che è tutto okay?! Come fai solo a pensarlo! Non è tutto okay. Nulla è okay. Hai ucciso due fratelli, l'ultimo nella maniera più atroce, brutale. Non voglio stare qua, voglio andare via, è tutto così terrificante!» le mie parole escono strozzate. Ho un nodo alla gola che non mi fa parlare e respirare. Mi sento così pesante, diversa.
«Tu non potrai andare via da qui, lo capisci? Ci sei dentro tanto quanto me. Dobbiamo lottare se voglio andare via. Tu lotterai al mio fianco, io ti salverò, uccideremo tutti, torneremo sane e salve, ognuna nella propria città e non parleremo mai con nessuno degli orrori visti a Bloodfire. Intese?» il suo respiro è pensate ma riesce comunque ad autocontrollarsi, mantenendo un tono di voce estremamente calmo e sicuro.

Io sono ancora terrorizzata.
Come fa una persona ad uccidere e poi dormire così tranquillamente? Come?
Ricordo che da bambina mi sentivo incolpa solo per aver detto stupido ad un amico e piangevo la notte, finché non chiedevo scusa il giorno dopo.
Sono troppo debole per stare qua.

«Calmati, ci sono io con te.»
Mi bacia la fronte e mi stringe a sé, dandomi conforto e sicurezza.
«Adesso Callie, andremo verso il loro rifugio, come da programma, prenderemo tutto il possibile e torniamo nel nostro rifugio e ci riposiamo fino a domani mattina»
Mi fa cenno di seguirla e senza fare rumore, seguo i suoi passi, prendendo una piccola scorciatoia.
Il rifugio è vuoto, apparentemente.
Correndo, prende due sacchi poggiati sul tavolo e torna da me.
«C8, sei finita!» ringhia qualcuno.
«Scappa Callie!»
Corriamo il più possibile, contro vento, mentre altri passi sovrastano il suono dei nostri.
Le urla di altre persone si fanno sempre più forti.
Chandra, più agile e abile, riesce a schivare alcune frecce dirette verso di lei.
«Principianti. Ora vi faccio vedere io» ringhia a denti stretti. «Callie, prendi»
Mi lancia il sacco ancora più pensate che rallentano la mia corsa.
Prende arco e freccia e centra in pieno la fronte di uno di loro.
Leggo sulla sua mano D1.
Un'altra freccia scagliata, un'altra vittima.
B7.
L'ultima vittima ha che fare con il coltello della rossa.
Urlando, corre come una saetta verso di lei, quest'ultima terrorizzata torna indietro e con estrema precisione lancia l'arma e ferita, la bionda cade a terra.
Si avvicina alla ragazza, estrae l'oggetto dalla schiena, con un piede la volta e trova la ragazza che respira pesantemente e la guarda con odio e disprezzo.
Chandra, senza pietà, le mente un piede sullo sterno, bloccandole sempre più il respiro.
«Te l'ho sempre detto Cornelia, non avresti mai dovuto metterti contro di me» la sua voce è dura, crudele.
«Ora sei felice no, finalmente hai ucciso la tua sorellastra. Ma ricorda sono sempre migliore di te, sempre »
Furiosa le pesta la faccia con il piede, con se dovesse schiacciare una formica.
«La mia vendetta è stata servita»
Alza il piede, mi porto una mano davanti alla bocca, vedendo il viso della bionda conciato in malo modo.

Con calma e tranquillità, torna verso di me, prende un sacco e lo porta su una spalla.
Per tutto il tragitto, nessuna delle due osa parlare.

Arrivate a "casa", portiamo le provviste dentro, dopo di che, ci buttiamo nel fiume, per ripulirci dal sangue.
Tornate dentro, accendo il fuoco e avvolte da una grande coperta, rubata al gruppo, finalmente mettiamo un fermo alla giornata frenetica.
«Non mangi?» domanda la ragazza al mio fianco, con la bocca piena.
Sospiro e non rispondo alla domanda.
«Calliope»
«Perchè ti divertente tanto uccidere? Perché tutto quel rancore e odio nei confronti di Cornelia? Tutta questa sete di sangue.»
«Durante la mia infanzia mi hanno cresciuta a pane e pistola.» ammette con un po' di vergogna. «Per sopravvivere dovevi uccidere. Lima Heights Adjacent è un posto orribile.
Ho ucciso un sacco di persone là. Quando sei figlia di uno dei boss impari molto velocemente.» La sua voce si spezza e i suoi occhi tornano chiari, togliendosi la maschera da dura. «Uccisi mio padre, ma la polizia non lo seppe mai, sembravo una bambola dolce e innocente con le traccine, in realtà ero un uragano o mitraglietta, come mi chiamavano in giro»
Chiude gli occhi e lascia che le lacrime le righino il viso.
Mi avvicino di più a lei, le metto un braccio sulla spalle, tirandola verso di me e lei, come un cucciolo indifeso, appoggia la testa sulla mie gambe e dimentico la crudele sanguinaria di prima.

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