Capitolo5: Calliope

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Tornate al rifugio, aiuto Chandra a stendersi su una coperta, sentendo soffocare i suoi gemiti per il dolore.
Delicatamente le tolgo la maglia, le mie labbra formano una O nel vedere il suo corpo e lei imbarazzata si copre il viso con le mani e continua a soffocare gemiti.
«Va tutto bene, shh»
Non sembri tanto convincete, non lo sono in effetti, ma non saprei cosa dirle. Non sono brava a far calmare, tranquillizzare una persona, quello è il compito di Chandra.
Quando lei mi coccola oppure con un solo sguardo mi trasmette sicurezza, io sento i nervi sciogliersi e tutto torna normale.
In situazioni come queste, cosa mi direbbe lei?
«Callie, prendi, li vicino al sacco, ci sono erbe, mi aiuteranno»
Come richiesto, prendo queste erbe curative e le appoggio sul suo addome e sul seno dopo aver tamponato con un po' d'acqua.
Continua a torturarsi il labbro a causa del dolore e mi sento male nel non poter fare nulla.
Mi siedo vicino a lei, porto la sua testa sulle mie gambe e le asciugo le lacrime che, di tanto in tanto, le cadono lungo gli zigomi.
«L'ho sempre saputo. Io sapevo che Amelia fosse qui e so che farà di tutto per uccidermi. Farà del male ad entrambe.» confessa preoccupata
«Chandra..» provo a dire qualcosa ma le parole mi muoio in gola.
«Potrá picchiarmi a sangue quanto vuole, ma prima di torcerti un solo capello dovrà passare sul mio corpo. Non permetterò che ti venga fatto del male»
Nel sentire le sue parole, il mio cuore perde dei battiti per poi riprendere a pompare veloce, come se volesse scoppiare, facendomi perdere il controllo, estraniando così le mie emozioni.
La mia reazione non passa inosservata, un imbarazzante silenzio si crea tra noi due mentre i suoi occhi verdi si incatenano ai miei azzurri.
«Sei così bella Callie»
Deglutisco rumorosamente e non faccio altro che annuire, come una stupida che non sa parlare.
«Non credo di meritare certi complimenti. Io non mi sento una bella persona» ammetto imbarazzata.
«Hai ragione, non sei una bella persona. Non meriti questo complimento ma di più, perchè tu sei una bellissima persona.»
Mi guarda intensamente negli occhi, donandomi uno dei suoi bellissimi sorrisi e non posso far altro che sciogliermi nel guardarlo.
Quando sto con lei dimentico il suo essere yangire, dimentico il suo passato, la sua violenza.
La sua presenza mi completa, non ho mai provato certi sentimenti, forti.
Se solo i miei sapessero tutto ciò, mi butterebbero fuori casa come minimo, ma veramente non mi interessa nulla della loro opinione, in fin dei conti, l'amore è libero.
Se stai bene con una persona perché ti devono giudicare? Perché devono discriminare?
Da piccola sentivo sempre "Viva l'amore, abbasso la guerra".. sono solo boiate.
Sono richiusa in questo schifoso gioco solo per essere cubana e gay.
È come se fossimo tornati ai tempi del nazifascismo ma qua non ci sono camere a gas, qua ti uccidono direttamente.
Una volta messo piede a Bloodfire, sei morto.
Io la considero una vera e propria ingiustizia perché tutti meritano di vivere, tutti dobbiamo vivere, indipendentemente da ciò che siamo e chi siamo.
Solo Dio può giudicare e finché non uccidiamo saremo sempre suoi figli.
Sono nera? Sono gay? Sono latina? Cosa cambia? Sono un essere umano anch'io e nessuno può e deve parlare.

«Calliope tutto okay?» domanda preoccupata.
La rossa mi risveglia dai miei pensieri, mi accorgo di aver cambiato totalmente espressione.
Chandra passa una mano sul mio viso e i muscoli del viso si rilassano.
«Desideri dirmi qualcosa?»
La sua voce è calda, calma, una dolce melodia.
«No, sta-stavo solo pensando» balbetto insicura.
«Sono davvero curiosa di sapere cosa frulla in questa testolina!»
«Solo cavolate»
Il suono della mia voce è leggermente irritato.
Non sopporto quando le persone entrano nella mia mente, è come se mi mettessi a nudo e la cosa mi da fastidio.
«Se non sbaglio, hai detto che vuoi fare la scrittrice, ciò vuol dire che i tuoi pensieri non sono baggianate, anzi»
Sospiro a quell'affermazione e dopo un breve silenzio, mi convinco a parlare, tanto siamo solo io e lei.
«Stavo pensando al motivo per il quale sono qui e lo trovo davvero studio. Sono cubana, okay e sono gay, okay, allora perché sono qua? Ho ucciso qualcuno? Ho fatto del male a qualcuno? Dimmelo Chandra!» la mia rabbia si trasforma in una vera e propria crisi emotiva.
«Non voglio stare qua» le parole escono strozzate dalla mia bocca «Questo posto mi soffocate, ogni giorno mi sembra l'ultimo della mia vita, ho paura di stare qua e..»

Chandra si solleva leggermente, gemendo a causa del dolore ma nonostante ciò avvolge il mio corpo in un abbraccio rassicurante.
«Lo so piccola. Sono cosa provi ma non sei sola, io sono con te, sarò sempre al tuo fianco. Sei troppo importante e non posso lasciarti andare, non ti possono perdere. Calliope, io..» interrompe la frase a causa di un urlo proveniente da fuori.
Guardo la ragazza di fronte a me, serra i pugni e si morde un labbro.
«Amelia» sussurra preoccupata
Si rimette la maglia, riprendere in mano le armi e sofferente esce dal rifugio
«Chandra aspetta! Se fosse una trappola»
«La ucciderò!» risponde acida
«Torna indietro, non hai le forze per combattere»
Scuote la testa, alza gli occhi al cielo e continua a correre.
Non molto lontano dalla nostra caverna troviamo un ragazzo che cerca di uccidere Amelia.
Quest'ultima è ha detto sanguinante, senza forze, ma ancora viva.
La sua gemella stringe il coltello che tiene in mano, urlando corre e si aggrappa sulla schiena del ragazzo, strozzandolo con un braccio mentre cerca di infilzarlo.
Il ragazzo mormora qualcosa di incomprensibile e riesce a liberarsi di Chandra buttandola a terra e con uno sguardo e sorriso da folle si avvicina sempre di più a lei.
Corro verso di lui, faccio un salto per poi prendere tra le gambe il suo collo e cadere a terra con lui di sotto.
Gli tolgo il coltello tra le mani e lo punto sulla sua gola.
«Chi di spada ferisce, di spada perisce»
Stringono denti e libero la mia mano dalla presa sull'impugnatura e metto fine ad un'altra vita.
«Verme schifoso!»
Estraggo l'arma e vado incontro a Chandra.
«Stai bene?»
Non risponde alla mia domanda, semplicemente prendere il mio viso con entrambe le mani e fa scontrare le nostre labbra.
Lentamente iniziamo a muoverle all'unisono e mi godo le sue morbidi labbra dopo tanta attesa.
Il mio cuore inizia a pompare velocemente, probabilmente sta per esplodere per il mix di emozioni che sono lei riesce a farmi provare.
È difficile spiegare come ma mi sono innamorata di lei, nonostante le mie innumerevoli relazioni amorose, lei fa sembrare tutto così nuovo, come se fossi una ragazzina con la sua prima cotta adolescenziale.
«Sei il mio Expecto Patronum» sussurra al mio orecchio.
Sorrido, mordendomi un labbro e le lascio un bacio sulla guancia.

«Disgustose» commenta Amelia «Invece di fare le piccioncine, mi aiutate per favore?»
Io e Chandra ci guardiamo non sapendo cosa fare, se lasciarla la o meno, alla fine decide di andare incontro a lei, caricandola sulla schiena, portandola al sicuro.
«Ci ucciderà» mimo con le labbra
«È mia sorella, non posso» risponde lasciandomi notare un velo di tristezza su suoi occhi.

«Gra-grazie Chandra» balbetta Amelia una volta tornate nella caverna.
Con difficoltà si avvicina alla sorella e l'abbraccia, nonostante il distacco e l'imbarazzo creato.
«Ti vo-voglio bene» continua a dire.
Chandra inarca un sopracciglio e serra la mascella.
«Che stai architettando Amelia?»
«Nulla, dicevo solo la verità» sussurra a testa bassa
Dopo ciò non dice più nulla e si lascia curare.

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