Era una bella mattinata di sole, di quelle che ti illuminano la stanza e ti scaldano le ossa, di quelle che nel Paese dell'Apocalisse non arrivavano mai. Nella Repubblica della Luce, invece, erano all'ordine del giorno: per tutto il tempo in cui Ethan era stato alla Roccaforte l'unica cosa che poteva essere chiamata "maltempo" era una temperatura sotto i 25°.
Il cervello del ragazzo gli diceva che queste belle giornate erano vomitevoli, che gli mancava l'atmosfera fredda e ventosa di casa sua, ma in fondo non riusciva a non sorridere davanti a tutto quel calore. Questo paese mi sta rammollendo, pensò. Si vestì velocemente e richiamò Creepy nello stato passivo: come sempre, sentire l'essenza del drago sul dorso della mano gli provocò un brivido di piacere. Uscì dalla camera sbattendo la porta e si avviò di gran lena per i corridoi ocra e soleggiati. Qui tutti sorridevano, passeggiavano tranquilli e ridevano fra loro e i draghi: non si sarebbe mai detto che, a quanto diceva Silas, l'intero paese era sul piede di guerra. Se anche nel resto del Continente l'atmosfera era sempre così sonnolenta, Ethan non riusciva a capire come avevano fatto quegli idioti a vincere la Grande Guerra. Stavolta però i Conquistatori sapevano cosa aspettarsi, ed il ragazzo aveva l'impressione che non sarebbe stato così semplice...
Attraversò l'ala dell'edificio dedicata ai giovani Segnati, l'Accademia dei Mantelli Verdi. Qui i corridoi erano verde scuro, così come le uniformi dei ragazzi, e i futuri Mantelli Verdi venivano addestrati e istruiti sui draghi, sulla storia, sulla geografia, sulla matematica... Tutte cose inutili, almeno a detta di Ethan. Finalmente arrivò nel padiglione della mensa, un'impressionante cupola di vetro, situata al centro di una radura verdeggiante. Dall'atro lato del padiglione c'era il vero centro della Roccaforte, dove i Mantelli verdi più importanti si ritrovavano. Più si avvicinava più vedeva accenni di facce preoccupate. Sorrise. In fondo non erano tutti dei mollaccioni.
Nonostante tutto, Ethan continuava ancora a cercare il momento giusto per scappare da quei Segnati e tornare dalla sorella. Non gli importava di cosa avrebbero detto o di cosa sarebbe successo al mondo, lui e Myra se la sarebbero cavata. In più, da quando il giorno prima aveva visto i due nuovi, Steven e Kesmir, era ancora più deciso ad andarsene al più presto: la loro storia faceva acqua da tutte le parti, e inoltre il primo gli era quasi saltato addosso. A casa gli avrebbe spaccato la testa con un palo, ma alla Roccaforte erano tutti così perbenisti.
Ironia della sorte, al tavolo riservato ai compagni dei Tributi lo aspettava solo il metallico. Fantastico... se mi parla gli tiro il succo addosso, dichiarò dentro di sé. Eppure il ragazzo sembrava... Diverso. Si era lavato via l'odore di stantio, spazzolato i capelli e pulito la faccia, che insieme ai vestiti nuovi gli davano un'aria molto meno da "cane rognoso" (che probabilmente aveva avuto anche lui, il primo giorno). Era circondato da una colazione degna di un re obeso, e la stava divorando con lo stesso appetito e un enorme sorriso sulle labbra.
Ethan fece una smorfia e si sedette in un angolino, cercando di non farsi notare.
—Hey Ethan, siediti più vicino!— Gli urlò Steven.
Fantastico.
L'apocalittico si sedette davanti al compagno e afferrò una ciotola di porridge con fragole: da quando aveva capito che il suo Nettare sapeva di frutta non se la faceva mai mancare, ma quel giorno non riusciva a godersela. Era all'erta. Non sapeva da dove uscisse tutta quella generosità nei suoi confronti da parte di uno che il giorno prima l'aveva guardato come se fosse un bersaglio da freccette. —Allora... Ti sei trovato bene?— Chiese, con aria apparentemente disinteressata. Magari, dopo essersi rimpinzato, si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa di compromettente.
Steven rise e quasi si strozzò con uno waffle. —Bene? Questo è... Il Paradiso!— Sorrise, e allargò le braccia come per abbracciare tutta la Roccaforte. —In dodici anni non ho mai visto nulla di simile. Tutto quello che da noi era proibito o impossibile, qui è all'ordine del giorno. Prendi questa!— Esclamò, alzando una tavoletta di cioccolato. —Non avevo mai mangiato la cioccolata, invece qui ne hanno a cascate, ci potrei fare il bagno dentro! E i vestiti, non farmi cominciare a parlare di queste morbide nuvole di cotone! Oh, e le scarpe... Le scarpe!— Si sollevò un piede per far vedere a Ethan i suoi scarponi, neri con la punta di metallo luccicante. —Non avevo mai potuto avere delle vere scarpe, e ora me ne ritrovo cinque paia nella camera! Io... Io..— Non finì neanche la frase, i suoi occhi brillavano di felicità.
Ethan alzò un sopracciglio: non si aspettava che uno del Continente si potesse esaltare coì tanto per cose così semplici come aveva fatto lui. —Perché, da te com'è? Avete mobili di bronzo invece che d'oro?— Lo provocò. Tutta quella gentilezza cominciava a irritarlo, ma Steven non lo assecondò. Si limitò a fissarlo, con un'espressione indecifrabile. —Non tutto il Continente è uguale, Ethan. Da me c'è la dittatura da decenni, e per chi è ai margini della società come la mia famiglia non è semplice sopravvivere. Ci hanno sempre detto che nel resto del mondo si viveva ancora peggio, ma ora so che era tutta propaganda. I Primi non possono permettersi di perdere la loro unica forza lavoro.— Aveva una luce strana negli occhi, che fece riflettere Ethan. Capì che non tutti vivevano come i Mantelli Verdi... Ma a lui non doveva importare, tanto se ne sarebbe andato presto.
Il ragazzo si guardò intorno. —Senti... Dov'è Kesmir?— Chiese, per cambiare discorso.
Steven spinse lontano il piatto ancora pieno di pancakes e fragole al cioccolato, e sorrise di nuovo. —Questa è la parte migliore... I Mantelli Verdi dicono che forse hanno un apparecchio che può ridargli l'udito— Esclamò.
Suo malgrado, Ethan restò davvero colpito. —Seriamente possono farlo?— Chiese, con voce piena di meraviglia. Davvero la tecnologia era così avanzata?
Steven annuì. —Si chiama apparecchio acustico, è invisibile e indolore. Questo è ancora solo un prototipo, ma hanno detto che forse un giorno tutti i bisognosi potranno averne uno— Spiegò, ora un po' più calmo. —Ti interessi di tecnologia?— Domandò poi, con fare amichevole.
—Io...— Per un secondo l'apocalittico era stato quasi tentato di rispondergli. Se Steven era davvero un traditore, non poteva farselo stare simpatico. —... Non esattamente. Dobbiamo solo sperare che i Conquistatori non siano al nostro stesso livello. Ne sai qualcosa?— Chiese infine, con fare volutamente diffidente.
Steven restò spiazzato. —Cosa? No... Ovviamente no...— Balbettò, preso alla sprovvista. Ethan fece una faccia vittoriosa, aveva colpito nel segno.
Prima che uno dei due potesse dire altro, arrivarono Illyria e Ambra con Nova e Yong'in al seguito. —Buongiorno—Disse Ambra. —Come st...—
—State ancora mangiando? Dovevamo andare subito da SentieroLuminoso, siamo già in ritardo!— La interruppe Illyria. Afferrò i due ragazzi per le maniche (guadagnandosi un paio di maledizioni da parte di Ethan) e li trascinò fuori, mentre Ambra li seguiva divertita con i draghi.
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SPIRIT DRAGONS || I primi Cinque
FantasyIn un mondo dove umani e draghi possono legarsi in modo unico e indissolubile, la vita sembra perfetta. Ma è solo un'apparenza. Scoppia la Prima Guerra del Continente: migliaia di uomini, capeggiati da un leader sanguinario, mettono in ginocchio met...