Immaginate di poter mettere in un mixer le sensazioni date dal viaggiare lontano, coccolare dei cuccioli e rivedere i migliori amici dopo tanto tempo, per poi farci un frullato e berlo nel backstage del concerto dell'anno, insieme a tutti i cantanti preferiti e il giorno del proprio compleanno.
Ecco, Kesmir era a quel livello di felicità.
Il Segnato accese gli apparecchi e saltò giù dal letto, che lo salutò con un bellissimo rumore di molle che si tendevano. Chi l'avrebbe mai detto che un letto poteva produrre suoni?
Il giorno prima, quando glieli avevano messi, non aveva sentito nessuna differenza: la stanza era insonorizzata apposta per non rendere il transito troppo traumatico. All'improvviso, però, si era accorto che quello che credeva fosse il suo respiro era in realtà del dottore davanti a lui. Un piccolo sbuffo ritmato, che diede inizio al giorno più bello della sua vita.
Si prese un attimo per ascoltare attentamente il fruscìo delle tende, il canto degli uccellini, lo scricchiolìo del legno sotto i suoi piedi nudi e le voci lontane e indistinte che si muovevano per la Roccaforte, poi con un sorriso a trentadue denti andò dal suo drago.
Electrum aprì un occhio, seccato che il suo compagno umano l'avesse svegliato così presto. Sbuffò, un rumore dieci volte più forte del respiro del medico. Sembrava proprio che dicesse: "Ma che ti è preso, devi per forza non lasciarmi dormire?". Kes gli accarezzò la testa, e si preparò al grande momento. Non aveva detto una parola tutto il giorno prima, per quanto era in ansia. —Andiamo, Electrum! Ho ancora un mondo da sentire— Lo incitò.
La sua voce! Prima di allora l'aveva sempre percepita come una vibrazione leggera nella gola, invece ora aveva una sua tonalità, un timbro! Era ancora un po' acuta, come quella di un bambino, e l'aver scandito tutte le parole gli dava un tono da psicopatico. Fantastico! Rise, una risata cristallina e sincera: niente avrebbe potuto rovinargli la giornata.
Si preparò canticchiando in modo magnificamente stonato per il suo primo allenamento: era solo grazie ai Mantelli Verdi se aveva avuto quel privilegio, e non aveva intenzione di deluderli. Per riuscire meglio nei movimenti si mise una comoda maglietta di cotone, dei pantaloni neri della tuta e delle scarpe da ginnastica bianche immacolate; prima di uscire diede un'occhiata fugace allo specchio appeso sul lato dell'armadio: sotto i riccioli biondi si intravedeva la plastica bianca dell'apparecchio, che entrava nell'orecchio. Sorrise, e non solo per quello: in pochi giorni con i Mantelli Verdi aveva ripreso gran parte del peso che aveva perso sulla nave dei Conquistatori, gli era tornato un colorito normale e soprattutto non aveva più lo strato di sporcizia con cui era arrivato. —Ci sei, Fulmine?— Chiese a Electrum mentre apriva con un piacevole cigolio la porta della stanza, che venne investita dalla forte luce del sole.Il drago si erse in tutta la sua altezza: non sembrava felice del suo nuovo soprannome. Con una scrollata delle ali celesti superò Kesmir e si inoltrò nel cortile senza guardarsi indietro. Il ragazzo lo seguì con un sorriso. Mentre girava per la Roccaforte salutava allegramente chiunque incontrasse, sia umani che draghi, solo per sentire la loro voce. La quantità di toni, emozioni e volumi era quasi sconvolgente.
Arrivò alla mensa, a quell'ora quasi vuota se non per dei Mantelli Verdi dall'aria turbata accompagnati dai loro draghi e per quattro ragazzini sui dodici anni che sedevano a un tavolino in un angolo. Kesmir si diresse a passo sicuro verso di loro: aveva ancora addosso la sensazione di essere invincibile, e con Electrum al suo fianco aveva quasi un'aria regale.Prima di venire rapito dai Conquistatori -di cui, per la cronaca, faceva parte anche il suo tutore- il ragazzo aveva vissuto un mese nel castello del Supremo Capoclan. A quei tempi pensava che quello fosse il posto più sfarzoso, allegro ed imponente del mondo, con la sua rozza bellezza che incantava i viaggiatori. Eppure, non era nulla in confronto alla Roccaforte dei Mantelli Verdi: un vero e proprio paradiso in terra, o almeno così lo vedeva Kesmir. Mentre a corte si era sentito così diverso e solo, qui era riuscito a trovare gente come lui e soprattutto ad avere il dono dell'udito. I Mantelli Verdi vincevano di almeno mille punti. Non avrebbe esitato se gli avessero proposto di diventare uno di loro, anzi, segretamente aspettava quel giorno.
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SPIRIT DRAGONS || I primi Cinque
FantasyIn un mondo dove umani e draghi possono legarsi in modo unico e indissolubile, la vita sembra perfetta. Ma è solo un'apparenza. Scoppia la Prima Guerra del Continente: migliaia di uomini, capeggiati da un leader sanguinario, mettono in ginocchio met...