9. Il ghiaccio si crepa

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A Zack e Will è stata assegnata una tenda con un altro ragazzo, perciò dopo l'attacco di panico sono stata portata lì. Kira mi è sembrata davvero preoccupata, nonostante le numerose volte i cui le ho ripetuto che sto bene. Will è stato trascinato da Aylen e Kira in un'altra tenda per spiegargli alcune cose riguardanti il cibo e la distribuzione delle tende nell'accampamento. Zack è rimasto con me nella stanza, nonostante abbia insistito sul fatto che sto bene, e non mi serve nessuna guardia del corpo. La risposta di Zack è stata. "Disse quella che continuava a svenire." E poi ha accennato un insolito sorriso, che ho ricambiato.

Perciò, seduta su una stuoia sul terreno, cerco di rompere il silenzio imbarazzante che si è formato dopo circa i primi dieci secondi da soli.

—Qual è la vera ragione per cui non sei andato con Kira? —a questa domanda, Zack prima sembra perplesso, poi si irrigidisce. C'è qualcosa di strano, nel modo in cui si comporta con Kira, e anche in come lei si comporta con lui. Sembra che si conoscano ma non vogliano farlo sapere a nessuno.

—Che intendi dire? —mi domanda scocciato, fingendo di non sapere di cosa sto parlando. O almeno credo stia fingendo, non sono una maga delle intuizioni, potrei benissimo essermi sbagliata. Cerco di continuare ad essere sicura di quello che dico, per il momento.

—Non sono io quella che legge nella mente, tra i due. —in effetti, in qualunque modo cerchi di ingannarlo, lui può sempre sapere quello che ho pensato di dire prima che lo dica effettivamente. Se non vuole dirmi qualcosa, non me la dirà nemmeno sotto accusa diretta. Sospiro e lo guardo negli occhi. Mi sta fissando, serissimo, con i muscoli di tutto il corpo contratti.

—Non mi fido di lei. — lo dice con un tono di voce paurosamente basso e freddo. Nemmeno io mi fido troppo della gente dell'accampamento, ma né io né Will abbiamo avuto un atteggiamento così ostile nei confronti di Kira.

In questo momento però mi sento un po' egoista, e voglio sapere cosa Zack pensa di me, e non degli altri. Nonostante voglia andarsene, in questo momento non sembri disposto ad aprirsi e possa sentire ogni mio pensiero, nonostante tutto voglio sentirgli dire che si è affezionato, almeno un po', a me ed a Will. Lui sa già cosa penso io di lui.

—Però ti fidi di me. —torno sempre sullo stesso argomento. So benissimo che sa che cosa voglio sentirmi dire, dato che legge nel pensiero. Per un attimo, dopo questa frase, sono convinta che mi stia per tirare uno schiaffo. Si alza e mi si avvicina. Chiudo gli occhi per non guardare la scena, ma non sento dolore alla guancia, allora li riapro. Lui è di fianco a me, seduto sulla stuoia.

—Credo sia più il contrario, Kimberly Costa. Vuoi sapere perché ti ho aiutata? Non perché mi ispiravi fiducia, ma tutto il contrario. Ho sentito dire che eri la più pericolosa del laboratorio, dopo che ti ho salvata da quell'assassino. Per questo volevano ucciderti. Avevano paura di te. — mi pizzica il naso. Non succedeva da tanto tempo, che mi venisse da piangere.

Come ho fatto ad essere così ingenua? Come ho fatto a credere che si fosse affezionato ad una come me?

Abbasso lo sguardo, trattenendo e lacrime. Non gli chiedo perché mi abbia salvata dal killer che mi aveva presa di mira, non gli chiedo perché fuori dal laboratorio non h lasciato me e Will al nostro destino.

—Vattene. —gli dico, con la voce leggermente incrinata. —Perché sei ancora qui? Vattene, nessuno ti costringe a restare. Se hai paura di me, ti conviene andare via. —mi chiedo perché mi abbia raccontato questa cosa, in effetti. Non ha fatto altro che farmi arrabbiare. Credo che in questo momento potrei veramente fargli del male, ma cerco di calmarmi e di concentrarmi sul mio respiro.

Perché tengo così tanto al fatto che mi veda per ciò che sono?

Mi giro verso di lui con uno scatto, ed il io potere lo schiaccia sul pavimento. Mi immagino che dei piccoli aghi gli si infilzino nel petto, e lui inizia a sudare freddo, a stringere i denti per il dolore.

—Kimberly, dammi la mano. — dice, con un tono di voce autoritario, ma pur sempre preoccupato. Una specie di risata nervosa mi esce dalla gola, e gli risponde al posto mio. Non ho assolutamente intenzione di fidarmi di lui dopo quello che mi ha appena detto. — Kimberly, davvero, dammi la mano. Non ho finito di raccontare come sono andate le cose. —Vorrei dirgli che quello che ho sentito basta e avanza, ma voglio sentire il resto della storia, perciò allento la presa, lasciando andare le spine sul petto. Questo attimo gli basta per afferrarmi, con un movimento rapido, la mano destra. Tutti i pensieri che ho su Zack in un attimo scompaiono, e non riesco più nemmeno a comandare il mio potere. La mia mente e vuota, ed il mio corpo completamente rilassato. Una sensazione magnifica. Una volta stabilito il contatto fisico con lui, è come se non possa più farne a meno: mi avvicino a lui e gli prendo entrambe le braccia, quasi senza accorgermene. Sono in una specie di trance, non penso a quello che faccio, non penso a nulla.

Lui nel frattempo mi fa sdraiare su di lui, sulla stuoia sotto di noi. Lui mi circonda con le braccia, ma io me ne rendo appena conto. In questo momento non posso provare nessuna emozione, il mio corpo si muove in modo automatico, come quello di un robot.

Quando smette di usare il suo potere su di me, è come se mi risvegliassi dopo una lunga dormita. Ho i muscoli un po' intorpiditi e non realizzo immediatamente che cosa sia successo e che cosa ci faccia lì, tra le braccia di Zack.

—Ti sei calmata? —dice a bassa voce, sembra tornato lo Zack di sempre, freddo ed intoccabile, l'unica differenza è che si trova molto più vicino del solito. Inoltre, le sue braccia sono attorno a me. Faccio leva con le mani per spingerlo via, ma lui oppone resistenza. —Voglio solo spiegarti come sono andate le cose: una volta uscito dal laboratorio ti avrei lasciata al tuo destino, ma non ci sono riuscito. Sapevo che ti avrei fatto la stessa cosa che è stata fatta a me. Ho scoperto che non sei una cattiva persona, hai avuto un passato simile a quello di ogni diverso, e un potere troppo grande. — fa una pausa per vedere la mia reazione. Lo fisso dritto in volto, con una faccia tra il sorpreso ed il malinconico. Vedendo che non sono più rabbiosa e che non sembro intenzionata a fargli del male, mi lascia andare. Mi allontano un po' e mi siedo in ginocchio sulla stuoia, aspettando che continui il suo racconto. — Kira non è affatto la persona che sembra. Altrimenti non avrebbe lasciato che il suo fratello minore di otto anni venisse portato via con la forza. Quando è scappata, avrebbe dovuto... avrebbe dovuto portarmi con sé. —

In pochi minuti del discorso di Zack capisco molte cose di lui. Se io sono stata in laboratorio due anni ed ho gli incubi e gli attacchi di panico, non riesco ad immaginare quante ne abbia passate Zack, nei suoi 9 anni di esperimenti. Quel blocco di ghiaccio di Zack mi ha appena fatto intravedere una crepa.

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