10. Puntini neri

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—Quella è una radio? —domando ad Aylen, vedendola smanettare con un aggeggio elettronico nella tenda che mi è stata assegnata. Aylen mi sorride, ma non mi risponde finché non ha finito di fare quello che stava facendo.

—No. Legge delle vecchie cassette, credo sia un miracolo che funzioni ancora. Serve per la festa di stasera, per un po' di musica. Non avendone molte, ascoltiamo sempre le stesse canzoni, ma è meglio di niente. —mi alzo dalla sedia sulla quale sono seduta e mi inginocchio sul pavimento accanto a lei. Aylen mi dà l'impressione di una persona allegra, sembra l'unica ad avere un pizzico di voglia di vivere, all'accampamento. Prendo un respiro e guardo di cosa si tratta: è una specie di piccolo stereo delle dimensioni di un ananas, con quattro pulsanti sulla superficie e due piccole casse ai lati, oltre allo spazio al centro per inserire le cassette. Dev'essere un'eternità che non ascolto della musica. — Ah, ti ho preparato dei vestiti puliti per la festa, sul letto là in fondo: dovrebbero essere circa della tua taglia. —fisso un attimo l'aggeggio elettronico tra le mani di Aylen, poi mi alzo e mi dirigo verso il letto – non una stuoia, un letto vero! – e guardo i vestiti che vi sono poggiati sopra: un vestito blu abbastanza rovinato lungo fino al ginocchio, delle graziose ballerine dello stesso colore ed un fiore bianco sopra il tutto. — Il fiore potresti mettertelo tra i capelli, ho pensato. Staresti davvero bene. — non so bene come dirglielo, ma non ho affatto intenzione di mettermi quel vestito, e menchemeno delle scarpe che sembrano tanto scomode.

—Aylen, ti ringrazio per tutto quello che stai facendo per me, davvero. — esordisco, titubante. Non sono un granché eccitata per questa fasta, anche se normalmente lo sarei stata. Divertirmi con poco in mezzo alla gente sarebbe stato fantastico, senza tutte le preoccupazioni del momento. Mi guardo i vestiti neri che ho addosso e sorrido, pensando a quado Zack li ha dati a me ed a Will per farci scappare. —Credo di preferire ciò che ho addosso, in ogni caso. Probabilmente non verrò nemmeno, a questa festa: Kira ci ha detto che siamo liberi di andare, se vogliamo. —finisco il discorso con piccolo sospiro. Aylen mi guarda come se mi stesse supplicando di restare, almeno per ascoltare le sue cassette. Si alza e mi si avvicina. Lei è bella e sembra le si possa vedere attraverso. Non sembra nascondere nessun oscuro passato, è pura e felice, come ogni essere umano dovrebbe essere. Mi poggia una mano sulla guancia, ed io la lascio fare. Il suo tocco è morbido e delicato.

—Lo capisco. Tu hai paura, e lo capisco. Questo posto non ti appartiene, ma il punto è che non appartiene a nessuno tranne forse a Kira e Wayne, che non hanno dei genitori da ritrovare. —si ferma un attimo e mi guarda molto dolcemente, una cosa che nessuno faceva da anni. —La mia abilità non è qualcosa che ho acquisito, io non sono una di voi. Avendo delle capacità particolari, hanno subito pensato che potessi essere pericolosa. Io posso solo sentire lo stato d'animo delle persone, ed a volte riesco ad avere delle visioni sulle persone con le quali ho usato il mio potere. —provo a respirare, ma un nodo alla gola me lo impedisce. La gente ha iniziato improvvisamente a raccontarmi cose della propria vita personale. Tutte queste confessioni non riesco più a gestirle: è come se mi sentissi di portare il peso della loro intera vita sulle spalle, mentre in realtà dovrei essere felice di essere ancora viva, e di non essere più prigioniera di nessuno. O almeno credo.

—Quindi mi stai dicendo che sei una specie di veggente o qualcosa di simile? E... e che lo saresti stata anche senza le radiazioni della terza Grande Guerra, senza DNA modificato, niente di niente? —domando, con gli occhi spalancati.

Vorrei tanto chiederle se questo c'entri con il fatto che ho avuto una specie di visione su di lei con gli occhi completamente bianchi, ma ho la gola improvvisamente molto secca ed ho il disperato bisogni di bere.

Aylen si accorge che mi porto le mani alla gola in un gesto disperato, perciò corre subito, senza rispondere alle mie domande, a prendere un bicchiere d'acqua. Io mi siedo sul letto, rendendomi conto di iniziare a vedere dei puntini neri, e tutto intorno a me è molto confuso. Mi gira la testa da morire, e vorrei solo addormentarmi, in questo momento. I miei senso si stanno assopendo.

Cosa mi sta succedendo?

Mi sforzo di tenere gli occhi aperti, perché ho la netta sensazione che è quello che mi direbbe di fare Erika se fosse qui. Forse mi darebbe anche un paio di schiaffi per svegliarmi. Il suo sogno è sempre stato quello di aprire un ambulatorio nella nostra parte della città, perché il più vicino è a mezz'ora di treno da casa nostra.

Aylen mi riscuote dalla breve immagine di Erika che mi è comparsa nitida nella mente, anche se ormai ho dimenticato la sua voce. Mi passa un bicchiere di acqua fredda, ma le mie mani tremano violentemente e rischio di farlo cadere, perciò lo appoggio a terra in modo maldestro. Aylen lo raccoglie e mi si avvicina, ma i puntini neri continuano ad aumentare e la mia testa sembra scoppiare. Aylen mi avvicina il bicchiere alla bocca con delicatezza, ed io riesco a bere qualche sorso senza fare danni.

—Stai tranquilla, sdraiati e dormi un po': credo di sapere che cos'hai. — si allontana, mentre io mi sdraio sul suo letto, esausta. Lei torna dopo poco con una piccola siringa tra le mani, con un liquido trasparente all'interno. Ho la netta sensazione che non si tratti di acqua. —Non ti farà male, stai tranquilla. —dice pacatamente, ma ormai sono abituata ad agni e punture sul braccio.

Una volta finito, poggia altrove l'ago ed inizia a prepararsi per la festa, mentre le mie palpebre diventano ogni istante più pesanti. Qualcuno entra tempestivamente nella tenda ed annuncia che hanno già acceso il falò. Aylen i dà un veloce bacio sulla fronte e poi corre via, urlando qualcosa che riguarda la musica.

Io invece, sprofondo in uno dei miei sogni su Erika, cercando di trovare un po' di tregua dal resto del mondo.

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