12. Uccidimi

457 53 8
                                    

Vedo tutto a rallentatore, Zack parla ma io non lo ascolto, mentre Aylen cerca di reagire e di auto tranquillizzarsi. Io non so cosa fare, né cosa pensare. Dovremmo davvero scappare se possibile, ma dove? Inoltre, tra la gente ci sono già guardie dai camici bianchi che prendono con la forza i diversi. Affrontarli sarebbe da pazzi. Alrich. Non voglio vedere Alrich. Scuoto la testa e cerco di pensare ad altro: non è il momento di avere un altro attacco di panico.

Respiro profondamente e tiro fuori per la prima volta la pistola che mi aveva dato Zack dalla cintura. Non è però la prima volta che tengo in mano una pistola, e non è la prima volta che sono pronta ad usarla.

—Forza, possiamo scappare con la nostra macchina. —urla l'uomo sopra il rumore delle grida e, talvolta, degli spari. Il ragazzo al suo fianco annuisce e aspetta il nostro consenso. Io scuoto la testa e fisso Zack negli occhi.

—Dobbiamo salvare tuo fratello e tua sorella. — dico, ferma. Kira e Wayne sono ancora lì in mezzo, disarmati e circondati. Faccio un passo avanti, ma Zack mi afferra per il polso della mia mano libera.

—Loro non fanno più parte della mia vita, mi hanno lasciato a morire nel laboratorio. Ora tocca a me fargli vedere cosa si prova, ad essere abbandonato dalla propria famiglia. —quelle parole mi colpiscono come uno schiaffo improvviso. Sapevo che Zack provava rancore nei loro confronti, ma non pensavo che fosse tanto. Non pensavo nemmeno fosse così egoista da pensare solo a sé stesso in una situazione del genere. Mi divincolo dalla sua stretta e gli volto le spalle.

—D'accordo, come vuoi. —gli rispondo prima di iniziare a correre verso la tenda di Kira. Mi immergo nel caos. Le guardie bianche dei laboratori catturano persone urlanti, qualche diverso riesce a scappare, e qualche guardia muore, ma ne arrivano altre a sostituirle. Un omicidio di massa, di persone innocenti.

Corro a perdifiato, cercando di non essere vista da nessuno. Inciampo in qualche oggetto abbandonato nella fretta della fuga e finisco a terra a pochi metri dalla tenda di Kira. Appena alzo la testa il sangue mi si gela nelle vene. Una guardia vestita di bianco mi sta puntando addosso la canna di un fucile. In questo momento mi rendo conto che la pistola è volata a circa due metri da me nella caduta.

—Se collaborerai non ti verrà fatto alcun male, ragazzina. — alzo lentamente le mani e faccio la faccia più arrendevole che mi riesce. La guardia lancia ai miei piedi delle manette di metallo aperte. —Ora mettitele. —le prendo cautamente e, quando lui è convinto di vermi in pugno, le sue mani si muovono di scatto e lasciando andare il fucile. Io mi abbasso a prenderlo e glielo punto alla testa.

Nello stesso istante, qualcosa di gelido mi sfiora il collo. Non mi giro per non farmi prendere di sorpresa dalla guardia, ma capisco che quello che ho puntato al collo è un fucile identico a quello che ho in mano.

—Kimberly, mi hai fatto stare in pensiero. —riconosco la voce di Alrich. Prendo un respiro silenzioso trattenendo le lacrime. Ho fallito. Non rivedrò mai più Erika, né mamma o papà. Mi giro lentamente, con l'arma tra le mani. —Da brava, poggia il fucile a terra. —lo fisso negli occhi, e capisce subito che non ho intenzione di ubbidire. Alrich è accompagnato da due guardie, una delle quali tiene il fucile puntato direttamente alla mia clavicola. La guardia alle mie spalle si rialza un po' stordita, e va a recuperare la mia pistola e le manette.

—Uccidimi. —dico, e lui sorride, ma ferma la guardia pronta a premere il grilletto. Io faccio un passo verso di lui, continuando a parlare. —Avanti, ne hai l'occasione. Non odi i diversi? Non vorresti che morissimo tutti? —mano a mano che continuo a parlare il tono della mia voce si è alzato, e la guardia di fronte a me mi colpisce in pieno viso con la canna del fucile, tagliandomi il labbro. La mia reazione è istintiva: gli sparo una pallottola in pena fronte.

Sento degli spari, ripetutamente, e chiudo gli occhi dalla paura. Aspetto almeno un minuto prima di riaprirli e vedere Wayne davanti a me. Ha due pistole tra le mani e mi fissa con aria preoccupata. Le tre guardie sono a terra, morte. Hanno diversi spari su tutto il corpo. Lo fisso, ancora terrorizzata, con gli occhi spalancati. Alrich si sta allontanando nella direzione opposta a quella che è venuto.

—Che cosa ci fai qui sola? Pensavo che fossi con i tuoi amici, o con Aylen. —prendo un respiro profondo, ma non riesco a parlare. Inizio a piangere silenziosamente, e Wayne non insiste. Ripone una pistola e mi mette un braccio attorno alle spalle. —Kira mi aspetta all'elicottero, vieni. —io guardo nella direzione dalla quale sono venuta e vedo Zack che sta combattendo con due guardie vestite di bianco.

Zack!

Lascio andare Wayne, ed afferro un fucile delle guardie da terra. Corro verso di lui, asciugandomi le lacrime. Lo affianco e lui spara ad una guardia, presa alla sprovvista dalla mia comparsa. L'altra mi spara un proiettile, ma il mio potere lo blocca e lo lascia cadere a terra. Io prendo in fucile e sparo ripetutamente, fino a che il corpo del mio avversario cade a terra. Guardo Zack fisso negli occhi . Sono furiosa.

—Che cosa ci fai qui? Non te n'eri andato? —lui scuote la testa e mi fissa di rimando, con la faccia immobile, inespressiva.

—Kira e Wayne non faranno più parte della mia vita, ma tu sì. —dice tutto d'un fiato. La mia espressione furiosa si tramuta un una sorpresa. Non faccio in tempo ad aggiungere altro, perché Wayne ci raggiunge e ci dice di andare verso l'elicottero d Kira.

—Will e Aylen? Sono andati via in macchina? —Zack annuisce, e noi raggiungiamo in fretta l'elicottero. Le eliche sono già state azionate e si è sollevata parecchia polvere che mi finisce negli occhi. Salgo con l'aiuto di Wayne e mi rannicchio in un angolo, con le gambe strette al petto. Ho avuto tanta paura di morire, lì in mezzo, assieme a centinaia di diversi innocenti. Sono solo un esperimento come tanti, un pericolo, agli occhi della popolazione.

Zack è seduto anche lui in un angolo in silenzio, Kira pilota, e Wayne si è messo di fianco a me. Mi guarda un po', e poi distoglie lo sguardo. Sicuramente vuole cercare di farmi sentire meglio in qualche modo, ma non sa se parlare sia la cosa migliore da fare. Giro leggermente la testa verso di lui.

—Wayne... sei mai stato in un laboratorio, tu? —non capisco se sia sorpreso dal fatto che abbia parlato oppure dalla mia domanda. Probabilmente entrambe le cose. Scuote leggermente la testa e fissa la pistola che tiene ancora tra le mani.

—Vedi, io... non sono come voi, non ho nessuna abilità speciale. Ero molto piccolo quando mi hanno portato via da casa, assieme a Zack e Kira. Loro avevano già fatto cose fuori dal normale, e hanno pensato che sarei stato anche io come loro, quando sarei cresciuto. Mi hanno insegnato ad usare bene le armi da fuoco, a cavarmela da solo. Io, in realtà, vorrei essere come voi. Leggere nella mente, prevedere il futuro, telecinesi... sono cose incredibili, te ne rendi conto? —gli tiro uno schiaffo con la mano tremante, ed anche Zack si volta verso di me. Wayne mi fissa sorpreso.

—S-scusami, ti prego... ma a causa di tutto ciò mia sorella è quasi morta, io ho problemi mentali, e sono stata torturata per due anni dallo psicopatico che è il direttore del mio vecchio laboratorio. Io dovrei smetterla di rovinare la vita delle persone. Ora sono preoccupata per Will, che è così fragile e per Aylen, che è così pura... —finisco la frase in un sussurro. Wayne sta in silenzio e non si muove per una manciata di minuti, poi mi sorride e mi prende delicatamente la mano nella sua.

D I F F E R E N TDove le storie prendono vita. Scoprilo ora