Capitolo 3

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La mattina della gita mi svegliai alle5:50 siccome l'incontro sarebbe stato alle 7:20 e appena svegliopassai 5 minuti sotto le coperte per il freddo, cercando di teneregli occhi aperti anche se era un'impresa abbastanza ardua. Alle 7:05arrivai davanti alla scuola e c'erano già una decina di mieicompagni e il professore ma non c'era traccia di Zoe, quindiandai dai miei due amici per parlare un po' con loro ma laconversazione durò poco perché il prof fece l'appello notando cosìl'assenza di 4 persone ancora. Nei dieci minuti successivi arrivarono3 compagni e ovviamente a mancare era ancora lei. Il professore cifece salire sull'autobus e quando eravamo tutti dentro vedemmo Zoecorrere, siccome in ritardo, verso l'autobus.
-Come mai questoritardo?
-Scusi prof ho avuto dei problemi.
-Okay, però laprossima volta non ti aspettiamo.
Zoe senza rispondere si giròalzando gli occhi e si andò a sedere. La cosa brutta degli autobus èche se arrivi ultimo hai meno posti dove stare, magari sei costrettoa stare con la persona che odi o con una persona raffreddata, dovendocosì passare tutto il viaggio nell'infelicità più assoluta ma allafine riuscì a trovare il posto, 2 file indietro a quella dove mitrovavo io.
Il viaggio durò 2 ore e in quel breve tempo ascoltail'ultimo CD dei One Republic che però durava 1 ora e 15, quindi peril restante tempo mi misi a parlare con il compagno che avevoaccanto, che potevo definire un normale amico.
Arrivati adestinazione trovammo davanti a noi un Hotel a 3 stelle, ci entrammoe il professore prese le camere che ci bastavano per tenerci 2 a 2, ecome compagno mi scelsi uno dei miei due amici. Entrati iniziammo aparlare:
-Non è una stanza se non ha un bel letto.
-Ma tantostiamo solo un giorno.
-Lo so, però provar non nuoce. Un po' dispirito Nic, cioè.. che c'hai in questi giorni?
-Ma niente, sonosolo stanco perché mi sono svegliato presto.
-Allora mi sa che èda giorni che ti svegli presto.
-Può darsi.
-C'entra Zoe?
Iolo guardai pensando a che cosa sarebbe servito mentire al mio amico,una persona che mi diceva di tutto della sua vita.
-Si..si c'entraZoe.
-Che è successo?
-Non lo so. Non mi vuole più parlare manon capisco come mai, non le ho fatto niente, non le ho dettoniente.
-Magari una settimana e qualunque cosa sia le passerà.
-Lospero.
-Dai, sii felice siamo in gita e il letto non è neanchemale, ti ci puoi riposare prima di andare alla mostra.
Esatto, eroin gita per una mostra di arte. Bellissimo, un cappio e tutto sarebbestato più bello. Alla fine della conversazione ringraziai il mioamico Dennis e mi buttai nel letto.
-Svegliami quando dobbiamoandare.
-Certo.
Non l'avrei mai immaginato ma mi addormentaidalla stanchezza..in gita.. esatto, non me l'aspettavo nemmeno io.Alle 11 uscimmo dall'albergo per andare a questa mostra che distava30 minuti a piedi... e ovviamente andammo a piedi. Descrivere laquantità di noia che provai durante la mostra può essere paragonataall'altezza del Burj Khalifa. IMMENSA. Non posso negare diessere andato in gita per stare con gli amici perché tantodiversamente non era, quindi usciti dalla mostra facemmo un giro inquesta città sconosciuta probabilmente pure ai satelliti piùpotenti e mentre stavamo tutti camminando Zoe, guardando il telefono,mi sbattè contro e il suo "Scusa" fu letteralmente l'unicaparola che mi rivolse in più di una settimana e in quel momentovolevo rispondere di tutto e di più, ma volevo far capire che non cistavo male per il suo comportamento quindi guardando vago da qualcheparte vicino a lei risposi soltanto "Non importa". Si,avrei potuto dirle di tutto, cogliere l'occasione e parlarle ma no,non era per niente il momento giusto quindi andai avanti e continuaia parlare con qualche compagno di classe fino a quando il prof non cidisse:
-Bene. Ora siete liberi. Sono le 14:07, andate dove voletema fatevi ritrovare qui alle 17:30 e non un minuto di più.
Chebella notizia anche se non sapevo dove andare, quindi mentre 5 o 6compagni si diressero verso i negozi, altre 7/8 verso una gelateria equalcun altro in direzioni sconosciute, io e altri 3 compreso i mieidue amici andammo dritti per questa strada, così almeno nel casoqualcuno si fosse perso sarebbe bastato tornare indietro. Un nostrocompagno però, che si era anticipatamente preparato a questa gita si scrisse su un foglio di carta i posti che avrebbe voluto vedere,infatti dopo aver percorso un isolato Francis chiese ad un passantedove si trovava il McDonald's. Esatto il Mc. Proprio così, e ilpassante gli indicò di andare a destra e dopo aver attraversato 2strade sarebbe dovuto andare a sinistra trovandolo. Tutti felici egioiosi andammo al McDonald's ma siccome probabilmente il signore nonci sentiva bene ci mandò al "McDonuts".
-Ti sei fattofregare Francis Ahah!
-Oh dai non ci credo. Vabbeh a qualcunovanno dei Donuts?
E tutti risposero di si, al che:
-Ma alloracosa vi lamentate? Entrate vah ognugo paga da sé.
Mangiammo moltovolentieri le buone ciambelle che erano in questo Mc e dopodichéuscimmo per andare alla seconda tappa ovvero un ponte.
-Perchévuoi andare a vedere un ponte?
-Perché ho letto che c'è unbellissimo panorama.
-E tu ti fidi?
-Ma perché c'avete sempreda ridire? Siamo in gita e vuoi startene con le mani in tasca?
-Okayscusa.
Era bello vedere i miei compagni discutere per ogni cosaperché rafforzava sempre di più l'amicizia. Alla fine andammo versoquesto ponte senza chiedere ai passanti che magari ci avrebberoindirizzati ad una trincea di guerra ma usammo Google Maps. Arrivatividi Zoe e due compagne di classe che guardavano il fiume chescorreva sotto e intanto noi ci avvicinammo a loro. Fu Francis adaprire il discorso:
-Ben ritrovate ragazze, cosa ci fatequi?
-Stai zitto Francis, la tua voce ci disturba mentre guardiamoil fiume.
-Okay scusate.
Tutti ci appoggiammo per vedere meglioil fiume ed effettivamente era qualcosa di davvero magico. Certo citrovavamo in un posto sconosciuto a tutti ma era davvero bello erimasi incantato a guardare il panorama, però poi mi girai verso Zoesenza che lei se ne accorgesse ma appena girò lo sguardo mi rivoltaisubito per non farmi notare. Lo so ero ridicolo, non si affrontanocosì le paura ma non sapevo cosa fare e potevo definirmi un fifone.Dennis mi rivolse la parola:
-Nic, l'hai notato che quell'uomo cisegue da un po'?
-Chi?
-Quello pelato all'inizio del ponte.
-Cista seguendo?
-Non lo so però l'ho visto anche quando stavamomangiando al Mc e onestamente l'ho pure visto al punto in cui il profci ha lasciati liberi.
-Magari è una coincidenza, insomma è unpo' strano che proprio in questo paesino ci sia qualcuno che.. nonso.. hai capito.
-Si, no lo so. Però lo sai che sonoparanoico.
-Certo, come sempre.
Improvvisamente si sentì unrumore grandissimo.
-Cos'è?
-Non ci credo.. una parata.
Laparata stava arrivando in città, non sapevamo il perché ovviamentema non ce ne importava tanto, quindi la folla arrivò a palate e ilponte ne fu subito ricoperto. Noi restammo fermi nell'attesa chetutti se ne fossero andati soprattutto perché non volevamo perdercinel casino ma nel momento in cui quelli coi tamburi passarono davantia noi sentimmo un grido.
-Cos'è stato?
-Cosa? Non tisento.
-HO SENTITO URLARE.
-Io non ho sentito nulla.
Miguardai intorno e ci fu un secondo urlo.
-Ora l'ho sentito pureio.
-Nic, dov'è Zoe?
-Zoeeee. Zoeeee.
Nel rumore piùassoluto e continuo riuscimmo a sentire un "Aiuto" dalleprofondità. Mi affacciai verso il fiume e vidi Zoe che si stavatenendo su una trave.
-Oh mio Dio. Zoe tieniti, arrivosubito.
Sentendomi parlare verso il fiume i compagni si girarono ela videro sul punto di cadere e le due ragazze urlarono dalla paurama con tutto il rumore non sembrava nulla. Io iniziai a farmi spaziotra la gente ma qualcuno mi prese il braccio.
-Dove stai andandoNic?
-Devo salvare Zoe.
-Non fare idiozie non sei uneroe.
-Lasciami il braccio e chiama subito Ambulanza e Vigili delfuoco.
-Ma...
-FALLO.
Mi lasciò il braccio e iniziai acorrere in mezzo alla gente spingendo tutti a destra e sinistra esentendomi riversare tanti insulti, ma in quel momento non c'eratempo per preoccuparsi della gente. Riuscii ad uscire dalla paratacon molta difficoltà e in quell'istante mi accorsi che Zoe potevaessere già caduta ma io non ne sapevo nulla, però non mi fermai.Continuai a correre fino a quando non trovai un ferramenta, ci entraicorrendo che subito il commesso mi urlò "cosa fai?". Da lìiniziai a rallentare perché non sapevo dove cercar una corda quindilessi i cartelloni per ogni corridoio fino a quando non trovai quello che mi interessava, che era il penultimo. Presa la scatola ripresi acorrere ma proprio davanti all'uscita il commesso mi si mise davantie io caddi per evitarlo.
-Non puoi uscire se non paghi.
-Èun'emergenza non posso pagare.
-Non mi interessa. Allora posiquello che hai preso.
Non avevo tempo, allora feci uno scattoveloce alla sua destra per poi voltarmi subito a sinistra saltandosul tavolo dove si paga la spesa per superarlo e uscire. Lui provò ainseguirmi ma proprio in quel momento la parata passò davanti alnegozio e dovetti di nuovo superarla con fatica ma quando uno persbaglio mi spinse mi cadde la confezione con la corda e perdettiqualche secondo per trovarla, ma quando la ripresi continuai acorrere uscendo di nuovo dalla parata e arrivando al ponte dove oranon c'era un'anima viva tranne i miei compagni. Ero senza fiato earrivato spaccai la busta per prendere la corda.
-Dennis prendi lacorda e valla a legare a.. legala a quell'estintore.
-Ma è troppolontano.
-Dobbiamo provare.
Mi misi in piedi sul muretto delponte e guardai Zoe.
-Perché ci hai messo tanto ad arrivare?
-Eroa comprare degli occhiali. Ce la fai ancora a reggere?
Lei nellelacrime più profonde mi rispose "No".
-Okay, Dannisl'hai attaccata?
-Ancora un momento.
-Sbrigati. Perché nonpassa nessuno da qua? Avete chiamato i vigili?
-Non c'ècampo.
-Come non c'è campo? Non ci posso credere.
Dannis arrivòe mi passò la corda.
-Sto arrivando Zoe, non mollare.
-Faiveloce ti prego.
Tenendo la corda con due mani scesi piano pianoma per disgrazia la corda mi finì a una trentina di centimetridalle sue mani.
-Okay non voglio mentirti, ho finito la corda.Voglio che ti fidi di me, devi fare una cosa.
Zoe fece un respiroprofondo.
-Cosa?
-Devi saltare.
-Cosa? NO. Non riesco. Cadose mi lascio.
-Senti sono a pochi centimetri da te, ti devifidare.
-Come faccio a sapere che mi prenderai?
-Non ho fattouna corsa infinita per prendere una corda, rubarla e non storischiando la vita per lasciarti cadere. Quindi o ti fidi o tifidi.
-Okay..Okay va bene.
-Al mio 3 tu salti e io mi sporgo dipiù... 1....2....3
Lei con le poche forze che ancora possedevafece un piccolo salto che poteva coprire 20 centimetri e io mi sporsiquel poco che serviva per prenderla.
Tutto intorno a me si fermòe sapevo che non ce l'avrei fatta a prenderla quindi nel mentre chemi sporsi lasciai la corda e chiusi gli occhi.
Quel momento passòin neanche un secondo. Cadendo presi la mano di Zoe e con l'altra miappesi alla trave dove prima si stava tenendo lei ma non avevo ancoraaperto gli occhi.
-Nic, Zoe. State bene?
-Nic apri gliocchi!
Senza capire di chi fosse la voce gli aprii e vidi ciò cheaccadde in quella frazione di secondo e in poco ripresi lucidità.Non avevo paura.
-Zoe devi fare ancora una cosa.
-Cosa?
-Nonmollarmi.
Con il braccio appoggiato alla trave iniziai a fareforza per tirarmi su con tutto il dolore che mi ero fatto sbattendoloviolentemente, fino a quando il mio petto non si distese su questasospensione potendo liberare il braccio per poi tirare su Zoe contutti e due. Ora ci trovavamo tutti e due seduti su questatrave.
-Stiamo bene. Andate a chiamare i soccorsi che ne abbiamobisogno.
Guardai Zoe, com'era ridotta. Sorrisi per non piangere epure lei fece lo stesso fino a quando non mi ringraziò.
-Grazie.Grazie davvero, non ce l'avrei fatta senza di te.
-Beh, forse hairagione. Prego.. senti siccome abbiamo un po' di tempo per noi,vorrei sapere perchè in queste settimane mi hai evitato, che ti hofatto?
-Non è colpa tua, non c'entri e lo so che tu vorrestispiegazioni ma non posso dirtelo è difficile da spiegare.
-Vabene.. ho capito. Quindi è un modo per dirmi che è finita.
Leimi guardò senza sapere cosa rispondere e nessuno parlò più quindimi misi a guardare il panorama che per quanto malefico fosse stato verso di noi quel  giorno, era l'unica cosa che potevo vedere.
20 minuti dopoarrivarono i soccorsi e i vigili del fuoco ci portarono di nuovosopra dove potevamo appoggiare i piedi e vidi tutti quanti guardarci,professore, compagni, vigili.. eravamo molto in soggezione. Ciportarono in ospedale per un controllo ma tutti e due ci ritrovammosoltanto con dei lividi al braccio che ci fasciarono ma siccome passai io per primo,nell'attesa iniziai a girare un po' per l'ospedale vedendo unabambina che avrà avuto 7 anni e con la pessima vista che miritrovavo lessi sulla cartella clinica che questa bambina aveva ilcancro, quindi andai dal professore e chiesi di poter uscire perprendere un po' di aria e lui acconsentì. Uscito andai ad un negoziodi giocattoli che trovai nella stessa via dell'ospedale e comprai unorsacchiotto rosa, questa volta pagando siccome avevo tempo perprendere il portafoglio. 5 minuti e rientrai all'ospedale e qualcunomi chiese come mai avessi comprato un peluche e Dennis per esempio midisse:
-Zoe non è troppo grande per queste cose?
-Staitranquillo, so cosa sto facendo.
Senza farmi notare attraverso ilvetro lessi il nome della bambina, Katie, ed entrai.
-Buongiornosignorina Katie.
Lei tutta contenta di vedere qualcuno mi sorrisee rispose:
-Ciao, chi sei?
-Io sono l'aiutante del DottorPeluche.
E sempre sorridendo rispose:
-Io non lo conosco il Dottor Peluche.
Allora mi misi dietro al suo lettino e miabbassai per non far vedere il mio braccio e alzai il peluche facendofinta di imitare la voce di una persona adulta.
-Come? Non hai maisentito parlare di me?
La piccola Katie continuò a ridere.
-No Dottor Peluche ahah.
-Questo è un problema. Si dia il caso che iosia il dottore migliore di questo pianeta e sono proprio venuto da teper sapere come stai. Assistente mi può passare lo stetoscopio chevoglio vedere come sta questa furfante.
-Certo dottore.
Siccomelo stetoscopio era un po' lontano la bambina vide il mio braccio cheteneva l'orsacchiotto.
-Ahah ma sei te che lo tieni.
-Certo, ildottore è molto piccolo quindi lo tengo sempre io quando devevisitare i suoi pazienti. Vero dottore?
-Assolutamente si.
Io eil dottor Peluche le controllammo il battito e arrivòl'infermiera che non voleva disturbare ma alla fine fu costretta:
-Eiciao Katie, come stai oggi?
-Bene grazie.
-Ho visto che haivisite.
-Si ahah.
-Sono felice, però dobbiamo prepararci perl'operazione.
Vidi Katie mettere subito il broncio allora persmuovere la situazione dissi:
-Ho un'idea, che ne dici se il DottorPeluche viene con te?
-Ma come fa a curare la gente se sta conme?
-Mah, sono quasi sicuro che troveranno qualcuno che losostituirà.
E finii la frase avvicinandomi a lei "Tanto losappiamo noi che lui è il migliore" e quella fu l'ultima suarisata che vidi. La salutai e me ne andai notando che qualche miocompagno mi stava guardando e io sorrisi.
Intutto questo mi ricordai solo ora di dover chiamare i miei genitori ma nessunorispose quindi aspettai un po'. Tornammo in albergo e poco dopoprendemmo l'autobus per tornare a casa, e nel viaggio di ritorno Zoesi sedette vicino a me.
-Se è finita perché ti siedi accanto ame?
-Perché tutti hanno paura di sedersi vicino ate.
-Perché?
-Hanno paura tu possa pensare che loro abbianoriguardo verso di te solo per ciò che hai fatto oggi.
-Quindicontinuano a non notarmi.
-Se la vuoi mettere così allora si.
Nonvolevo parlare e mi misi le cuffie ma prima di attaccare Zoe mi disseun'ultima cosa:
-Sei stato dolce con quella bambina.
-Ho fatto soloquello che la gente non aveva ancora fatto.
-Come lo fai asapere?
-Non aveva giochi nella stanza, né fiori o chissàcosa..quindi ho fatto quello che dovevo fare.
Zoe notò la miapoca voglia nel parlare e mi lasciò ascoltare la musica.
Arrivatia destinazione tutti quanti se ne andarono con i propri genitoririmanendo solo io, ma quando passarono davanti a me i genitori diZoe, Sarah mi chiese:
-Ti serve un passaggio?
-Vorrei chiamare un attimoi miei per vedere se ci sono, così non vi disturbo.
-Okay faipure.
Chiamai al telefono di mia madre ma nessuno rispose, poimio padre e neanche lì ci fu risposta. Infine provai col telefono dicasa ma la linea era assente.
-Si, accetto volentieri ilpassaggio.
-Bene, sali pure.
Entrai in auto e per il tragittoci fu solo silenzio e sapevo il perché dato che i genitori di leierano stati avvisati di quello che era successo in gita. Poco primadi svoltare nella mia via vidi delle luci blu apparire e spariresenza capire, fino a quando non vidi i vigili del fuoco, ambulanza epolizia davanti al mio condominio. La mia casa stava andando a fuoco.

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