Capitolo 12

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Un giorno mia madre mi disse <<Non importa cosa sceglierai di fare. Qualsiasi scelta prenderai farai del male a qualcuno e farai del bene a qualcun altro. Fai quello che il cuore ti dice di fare perché non c'è logica in certe scelte. A volte devi soltanto affidarti alla fortuna e sperare che la scelta che prenderai causerà il minor male possibile almeno a te stesso, ma se ti tiri indietro.. non riuscirai mai ad affrontare la vita>>. Non ricordo come mai mi fece quel discorso però è sempre stata diretta con le parole. Non lo faceva per farmi paura ma lo faceva perché voleva crescessi e questo suo discorso mi tornò in testa in quel momento.

-Quale stanza apriamo?
Dovevo scegliere. L'aveva chiesto a me quindi lei non voleva prendersi nessuna responsabilità e probabilmente aveva più paura di me quindi dovevo prendere la situazione in mano. Mi avvicinai al tavolino dove ora c'erano i due tasti sul tablet. Destra o sinistra. Avvicinai la mano al tablet ma la lasciai in sospeso per un po', qualche secondo forse. Non ricordo, probabilmente di più. Alla fine la mia mano toccò il tablet. Destra.
La stanza che definii un esagono iniziò a tremare, come anche la stanza in cui ci trovavamo io e Selena e 3 muri iniziarono ad alzarsi mentre i due che tenevano le fiaccole rimasero fermi facendo quasi spegnere le fiamme con le vibrazioni. Io e Selena uscimmo dalla stanza e tornammo al centro. Tutte e 3 le stanze erano completamente buie e né io né lei ci spostammo dal centro , probabilmente dallo spavento o chissà da cosa. Secondi interminabili di attesa continuarono a passare e non successe nulla fino a quando dal fondo di una delle 3 stanze non si sentì un rumore. Un rumore umano, quasi come un affanno. Selena mi strinse il braccio e si mise lentamente dietro di me nonostante fosse un briciolo più alta di me.
Una mano che usciva dalla stanza buia toccò il muro. Una mano piena di sangue. Io e Selena indietreggiammo un po' terrorizzati fino a quando chi si trovava dentro la stanza non uscì completamente. Era Simona coperta quasi interamente sulla faccia da del sangue, probabilmente il suo. Riuscì solamente a pronunciare il mio nome e dopo cadde a terra. Corsi da lei per soccorrerla.
-Chi è lei?
-È un'amica..... Oh Dio!
-Che succede?
-Non ha più le orecchie.
Il sangue che si trovava su tutta la sua faccia, sui vestiti e anche sulle mani veniva dalle sue orecchie che ormai non c'erano più. Erano state strappate o forse tagliate. Non potevo immaginare chi fosse stato, chi fosse capace di tale atrocità. Non potevo medicarla e soprattutto non sapevo come fare quindi presi la mia felpa e gliela strinsi intorno alla testa. Non c'era modo migliore per premere su tutt'e due le "orecchie" quindi dovevo sacrificare la sua vista per non farle perdere altro sangue anche se bisognava trovare un rimedio al più presto altrimenti sarebbe comunque morta dissanguata. Simona era appoggiata sulle mie gambe in modo da tenerle la testa alta. Non si era ancora ripresa ma intanto io iniziai a farmi qualche domanda. Come mai è qui? Chi le ha fatto questo? Ci hanno seguiti? Se lei è qui allora dov'è Giovanni? A nessuna di queste domande sapevo trovare una risposta adeguata. Aspettai che Simona si riprendesse e nel mentre Selena era seduta per terra vicina a me che mi chiedeva come l'avessi conosciuta, quindi le raccontai anche di Giovanni, della casa affittata per una settimana, dell'aiuto che mi avevano dato per arrivare sino a qui. Non potevo raccontare questa parte di storia senza prima dirle come mai mi trovassi là, senza dirle la vera utilità del GPS, di Zoe, dei miei genitori e di tutto il resto. In tutto questo discorso lei rimase in silenzio e alla fine realizzai che ormai l'avevo messa dentro a tutto questo senza via di scampo, ora sapeva troppo.
-Sinceramente non so cosa dirti..
-Tranquilla non serve dire qualcosa. Le parole non cambiano quello che sta succedendo. Grazie per l'aiuto che mi stai dando però.
-Figurati..
Simona piano piano si riprese e tutto questo praticamente nell'arco di dieci o quindici minuti ma in tutto questo tempo nella stanza accanto non apparve nulla, neanche in quella dietro di noi. La prima cosa che Simona cercò di fare fu mettersi le mani in faccia cercando di togliersi la felpa ma io la fermai.
-Non vedo niente.
-Lo so.. ti ho stretto la felpa perché perdevi sangue dalla testa.
-Nic, non vedo niente.
Stava iniziando ad urlare e solo in quell'istante mi accorsi che lei non poteva più sentire senza orecchie. Quanto potevo essere stupido per non averci pensato prima? Per farla tranquillizzare tolsi la felpa soltanto dai suoi occhi e con il dito le feci il gesto del silenzio in modo che non parlasse. Era l'unico modo per non farle notare del suo udito e per farla stare calma. A quel punto rimisi la felpa sugli occhi e la alzai. In tutto questo non emise più voce, probabilmente pensando ci fosse qualche nemico lì vicino. Una volta alzati tutti e tre chiesi a Selena di riprendere il GPS da terra e così fece. Tolto il GPS la stanza dietro di noi, quella vicina alla sala dove Selena ha giocato a scacchi, si accese. Una luce al centro della sala che illuminava una sedia quasi uguale a quella elettrica e una persona sopra con un telo in testa. Io e Selena fissammo quella stanza increduli, senza capire chi fosse. Ci eravamo dimenticati che nella stanza che non veniva scelta qualcuno doveva morire.
-Prendi un secondo Simona.
Selena la prese e io mi avvicinai lentamente alla stanza ma mi fermai a qualche passo dall'entrarci. Una mano apparve dal buio e tolse il telo dalla faccia della persona che era seduta sulla sedia. Il mio cuore smise di battere per qualche istante senza sapere cosa fare.
-Giovanni! NO.
Corsi immediatamente dentro la stanza ma un vetro che non avevo notato mi fermò da questo obiettivo facendomi sbattere la testa e facendomi cadere a terra stupidamente. Non badai alla caduta quindi mi rialzai e iniziai a dare delle spallate al vetro senza ottenere alcun risultato. Così presi la rincorsa ma fu inutile pure quello.
Guardai Selena.
-Cosa facciamo?
Ci mise un po' a rispondere ma probabilmente lei aveva già realizzato la risposta prima che potessi farlo io.
-Non possiamo fare nulla.. sai le regole del gioco.
Non volli ascoltarla. Corsi nella stanza dove lei aveva giocato a scacchi e presi il tavolino a calci in modo da staccarlo per terra. Ci misi tutta la forza, probabilmente anche di più di quella che ci misi per sfondare il vetro. Dopo un po' di calci e determinazione il tavolo si ruppe e lo presi in mano. Ritornai nella stanza centrale e con tutta la forza che ancora mi restava lanciai il tavolino sul vetro senza neanche procurare una crepa. Selena fece sedere Simona per terra e le mise un dito davanti alla bocca facendole capire senza parole che non doveva parlare. Dopo averla lasciata mi fermò prendendomi di nuovo per un braccio.
-Nic smettila. So che vuoi salvarlo ma non c'è modo.
-No! Stai dicendo solo stronzate. Sei te che non vuoi trovare un modo.
-Nic! Ehi Nic, ascoltami.
Non stavo ad ascoltarla quindi lei mi mise le mani in faccia per farmi guardare dritto nei suoi occhi. Mi vedeva piangere. Stavo piangendo. Stavo soffrendo perché avevo appena condannato una persona a morte certa solo perché l'ho incrociata nel mio cammino e probabilmente anche la sua ragazza sarebbe morta a momenti perché tanto non avevamo nulla con il quale curarla.
-Nic hai fatto tutto il possibile. Certe lotte non possono essere vinte.
Dopo tutta questa crisi la guardai negli occhi e lei lentamente mi tolse le mani dal viso. Girai la testa verso Giovanni, verso il suo sguardo. Stava piangendo ma non si dimenava sulla sedia perché sapeva che ormai non poteva fare più nulla. Piangeva e basta. Mi avvicinai al vetro e mi appoggiai con le mani piene di sangue. Giovanni tolse il suo sguardo dal mio e iniziò a fissare qualcosa alla mia sinistra, così mi girai. Stava guardando Simona. La stava guardando con le lacrime che scendevano ancora più velocemente. Strinse gli occhi e fece cadere la testa più in basso possibile. Non poteva muoversi molto siccome era legato però disse qualcosa che non potevo sentire a causa del vetro spesso. Continuava a dire qualcosa con le lacrime che gli cadevano vicino alla bocca mentre altre prendevano una strada molto più lunga.
-Salvala.
-Cosa?
-Lui.. sta dicendo "Salvala".
Fu Selena a darmi la risposta che cercavo. Io ritornai a guardare Giovanni e con la testa annuii lentamente e lui emise un piccolissimo sorriso e di colpo la sedia elettrica si accese iniziando a mandargli scariche elettriche di corrente continua probabilmente sparati al massimo dei volt. Lo vedevo urlare e mi parve anche di sentirlo ma probabilmente era la mia testa a creare questo suono. Non riuscii a guardare tutta la scena perché poco dopo caddi a terra dal dolore e guardai in basso verso la sabbia. Continuai a vedere riflessi di luce accendersi per quasi 1 minuto quando finalmente tutto si spense come anche la lampada che illuminava Giovanni sulla sedia. Alzai lo sguardo e ormai era tutto buio. Sul vetro si vedevano le strisce di sangue lasciate dalle mie mani con la caduta a terra e rimasi paralizzato per qualche secondo a fissarle. Quei secondi causarono in me un'enorme senso di rabbia e senza controllarmi urlai. Urlai forte e iniziai a tirare i pugni sul vetro uno dopo l'altro. Destra. Sinistra. Destra. Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Sinistra. Continuai a tirare pugni senza sentire male e senza riuscire a distinguere quale fosse il mio sangue da quello di Simona. Selena mi prese per la vita e mi fece cadere all'indietro per farmi smettere e quando lo fece tornai in me stesso quasi come se per tutti quei secondi io non fossi stato nel mio corpo. Selena tolse le sue gambe da sotto la mia schiena e mi lasciò disteso per terra mentre cercavo di riprendere fiato con respiri profondi che non riuscivo a regolare.
Mentre lei riprese Simona io mi alzai ancora con affanno ma puntando subito lo sguardo alla terza porta, quella dove il nostro percorso sarebbe continuato. Non c'era più tempo per versare altre lacrime e provare dolore.
-Sei pronto ad andare?
Presi un attimo di pausa.
-Andiamo.
Mi avvicinai alle due ragazze per aiutare Selena a trasportare Simona dato che aveva ancora poche energie e non riusciva a tenersi in piedi, senza parlare del fatto che non potendo vedere non la si poteva lasciare sola. Entrammo finalmente nella terza porta e al primo passo dentro, tutte le fiaccole si accesero sui due muri laterali, una ad una.
Mentre percorrevamo il corridoio abbastanza lungo, ma per fortuna illuminato, nessuno di noi due proferì parola. Lei probabilmente perché sapeva fossi turbato quindi volevo essere lasciato in pace. Io perché pensavo a quello che avevo visto, alla scelta sul tablet e anche al fatto che ora Simona aveva persona il suo ragazzo, al fatto che una vita era stata appena bruciata a causa mia. Una vita così giovane, e al fatto che lei nonostante fosse stata a pochi metri da lui era comunque ignara di tutto.
-Nic, tutto okay?
Percorsi ancora qualche passo prima di rispondere e la guardai.
-È okay.
Lei sapeva benissimo che quella fosse una bugia, nonostante mi conoscesse da poco, ma a volte bisogna fingere perchè le cose vadano meglio e lei questo lo sapeva quindi non mi obbligò a dire la verità.
Di colpo, nel mezzo dei miei pensieri, il GPS si mise a suonare. Selena lo prese dalla tasca e mi fece vedere che il display era cambiato quindi me lo passò. Questa volta non c'erano più le coordinate ma direttamente "Arrivo" con sotto scritto 374 metri e nel mezzo una freccia che indicava la strada. Può sembrare ovvio dirlo ma la freccia indicava esattamente l'unica direzione percorribile quindi questo sicuramente voleva dire che in qualunque posto ci fossimo cacciati, a 374 c'era quello che stavamo cercando. Ma chi stavamo cercando? oppure cosa?
Arrivati a 242 metri dovevamo svoltare a destra e immediatamente la freccia sul GPS si spostò a destra per poi ritornare dritta nel momento in cui svoltammo. La stessa cosa fece per le svoltate successive fino a quando i metri non finirono e il GPS suonò di nuovo.
-Arrivo.
Io e Selena ci guardammo intorno senza vedere nulla. Le fiaccole però finivano esattamente nel punto in cui ci eravamo fermati.
-Hai ancora la torcia?
-Si, eccola.
Selena mi passò la torcia e io l'accesi. Questa volta non ci volle molto per trovare la risposta perchè subito davanti a noi c'era un buco enorme con una scala.
-Probabilmente dobbiamo passare da lì però prima fammi vedere cosa c'è dopo la botola.
-Okay, ma stai attento.
Io le feci un cenno con la testa e mi preparai a saltare oltre la botola che era molto grande quindi misi la torcia, sempre accesa, nella cintura e indietreggiai per prendere un po' di rincorsa. Prima di iniziare a correre la guardai di nuovo.
-Non cadere che mi serve la torcia almeno per tornare indietro.
-Ah, ma quanto sei simpatica quest'oggi.
Lei mi fece un sorriso e io mi concentrai sul salto da fare. Contai alla rovescia nella mia testa e feci il primo passo seguito subito dal secondo fino a quando correndo non arrivai al limite della botola. Metà del mio piede era ancora appoggiato per terra mentre l'altra metà già volava nel vuoto e quello fu il momento di saltare. Un salto pieno di forza sulle gambe. Non avendo la torcia posizionata bene davanti a me fu come saltare nel vuoto e non sapevo come e dove sarebbe finito il salto e sinceramente non ci avevo neanche pensato a questo. Un salto di 1 secondo che mi portò a sbattere sul pavimento all'altezza del diaframma mentre tutto ciò che sottostava a quel punto del corpo stava cadendo dentro la botola. Il colpo subìto mi causò un assordante fischio alle orecchie a tal punto da lasciare la presa con le mani e scivolare ancora più dentro al buco. Fortunatamente ripresi conoscenza prima di cadere completamente e infilai quasi le unghie dentro al pavimento che auguratamente non era liscio ma roccioso quindi riuscii ad attaccarmi a qualche punto.
-Nic, tutto bene?
-Si..si tranquilla. Tutto okay.
Mi feci forza e mi tirai su, nonostante il dolore, stringendo i denti per non urlare. Una volta aver appoggiato almeno 1 metro del mio corpo su una superficie sicura mi girai a pancia in su e ripresi fiato. Riflettendoci non potevo perdere molto tempo quindi mi alzai immediatamente, presi la torcia e la puntai verso Selena salutandola come se non fosse successo nulla. Lei mi ricambiò il saluto con sguardo minaccioso quasi come per dire <<che stai facendo?>> e io mi girai per andare avanti. La strada svoltava subito a sinistra quindi prima di girare l'angolo dissi a Selena che sarei tornato subito e che doveva aspettare sotto la luce delle torce in modo che la potessi vedere. Percorsi il corridoio che sta volta non era molto lungo, infatti mi portò subito ad una stanza mediamente grande. Ricordava quasi una prigione, o forse lo era proprio dato che sia alla mia sinistra sia alla mia destra c'erano due celle. Iniziai col guardare la prima cella alla mia sinistra. Ci entrai anche dentro ma non c'era nulla che mi potesse interessare e lo stesso potevo dire della prima cella alla mia destra. Passai quindi alla terza cella e lì vidi soltanto uno scheletro che a dirla tutta non mi fece molto ribrezzo perché con tutto quello che avevo passato, quello era davvero nulla. Passai sull'ultima cella e prima ancora di entrarci vidi un qualcosa di verde lampeggiare per terra nell'angolo. Puntai la torcia su quell'angolo e vidi un GPS. Mi ci avvicinai inginocchiandomi e lo presi in mano. Poteva essere il GPS di Zoe?
Lo spensi e sentii la voce di Selena.
-NIC! AIUTO TI PREGO. VIENI.
Al suo richiamo, preoccupato mi girai subito per raggiungerla ma come mi girai mi trovai una pisola puntata sulla mai fronte. Non vedevo nulla perché avevo la torcia puntata sui piedi della persona che mi mirava.
-Chi sei?
Quella voce la conoscevo e ne ero certo.
-Z..zoe?
Immediatamente dopo aver detto il suo nome mi ritrovai a terra K.O. per la botta della pistola sulla mia tempia.

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