Capitolo 9

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_(NEI DIALOGHI DIRETTI IL GRASSETTO SIGNIFICA CHE È NICOLAS A PARLARE)_

Ora avevo una squadra ma la cosa che più mi preoccupava era il fatto di aver messo gente comune, nonostante lo fossi pure io, in mezzo a questa storia. Non sapevo neanche dove saremmo andati a finire e stavo sicuramente mettendo a rischio la vita di quelle persone ed ero abbastanza stanco di avere sempre qualcuno sulle spalle, di dovermi sentire responsabile per le vite degli altri. Potevo lamentarmi quanto volevo ma alla fine lo sapevo pure io che per fare questo viaggio avevo bisogno di qualcuno e in questo caso di Giovanni e Simona. 

Ragionai qualche istante davanti all'affermazione di Giovanni di venire con me ma alla risposta fu semplice e probabilmente anche spontanea.
-Okay.
Loro mi fecero un cenno e tornarono nella loro camera. Dimenticandomi come mai stavo uscendo dalla stanza ci ritornai dentro e chiusi la porta per poi andarmi a sdraiare nel letto, presi lo zaino da sotto il letto e aperta la tasca toccai qualcosa di appuntito quasi come un riccio quindi ritirai subito la mano emettendo solo un piccolo verso di dolore. Aprii di più la cerniera e vidi quel "riccio", che in realtà era una foto, e la presi. Era una foto di me e Zoe e a dirla tutta non pensavo neanche che io e lei avessimo una foto insieme, non la ricordavo. Una prova evidente della nostra esistenza, nessuna voce, nessun sentimento.. soltanto una frazione di secondo delle nostre vite impressa a colori su un pezzo di carta, quando ancora nullo di questo era accaduto ma comunque non riuscivo a ricordarmi di quel giorno. Quando poteva essere? 
Ci pensai tanto, dal momento che di tempo ne avevo a disposizione fino a quando non mi focalizzai su quella foto. Eravamo seduti su una panchina e accanto a lei c'erano dei libri di scuola.
-Il primo giorno che ti ho vista.
Certo, era quello il giorno.. quando lei mi incontrò fuori scuola e mi chiese di aiutarla a comprare i libri di testo per poi dirle dove eravamo arrivati col programma. Perché però non mi ricordavo di quella foto? Potevo cercare a fondo nei ricordi ma quel momento... esisteva davvero? 
Girai la foto e c'era scritto qualcosa:
"Provaci."
"E se va male?"
"Provaci di nuovo."

Già, molte volte può andare male ma se provarci ancora può rendere tutto peggiore? E se lo può rendere qualcosa di spettacolare? Questa domanda me la sono fatta molte volte nella vita e posso garantire che per il momento non ho trovato una risposta. Pensando a queste domane mi addormentai profondamente per le poche ore di dormita accumulate.

-Dove sono? 

-C'è qualcuno?

-Chi sta parlando?
-Sono.. sono Nicolas, tu chi sei?
-Nic? Oddio.
Qualcosa nel buio mi abbraccio e mi fece cadere all'indietro.
-Tu chi sei scusa?
-Sono Zoe. Come hai fatto ad arrivare fino a qua?.
-Io.. io non lo so stavo dormendo e.. e ora sono qui?
-Stanno arrivando. Stanno venendo a prendermi.
-Chi? Di chi parli?
-Di quelli che mi hanno presa. Mi faranno del male e sarà tutto per colpa tua perchè mi hai lasciata sola alla spiaggia.
-Non è vero, cioè io non volevo.. tu hai ragionato troppo velocemente e io volevo solo qualche secondo in più.
-Ormai non importa.. verranno a farmi del male e te non ci sarai.
-Allora dimmi dove posso trovarti, dammi la possibilità di rimediare.
-Hai già quello che ti serve.. cosa aspetti?
Due uomini entrarono dentro la cella in cui si trovava Zoe e la presero. Io cercai di mettermi davanti ma mi trapassarono. Era come se.. se non esistessi, qualche secondo prima potevo toccare Zoe e ora più nulla. A quel punto senza poter far nulla seguii Zoe, o per lo meno dove la stavano portando. Più il tempo passava e più mi accorgevo che mi stavano sparendo le mani, si sbriciolavano come sabbia, tanti granelli di sabbia che cadevano per terra e io non riuscivo più a muovermi velocemente quindi provavo a strisciare. I piedi si stavano sgretolando fino a quando cercando di muovermi non andai a sbattere contro qualcuno. Era di nuovo Zoe e sta volta aveva la maglietta e pantaloni strappati facendomi capire il "male" che intendeva lei. Si abbassò fin quasi a terra per quel poco che restava di me e mi mise le mani sulle guance.
-Anche questa volta sei una delusione.
-No io non..
Senza lasciarmi il tempo per finire, con le sue mani sulla mia faccia me la schiacciò facendola diventare in poco tantissimi granelli di sabbia e mi svegliai di colpo.
-WO! WO!
Mi alzai per vedere se ero vivo e iniziai a toccarmi ovunque per vedere se ero fatto di sabbia ma per fortuna non era così, quindi caddi a terra e ripresi del fiato. Ripreso il fiato finii la frase che stavo dicendo nel sogno.
-Io sono una delusione.
Ora suonava bene, perché lo ero. Mi alzai e ripresi lo zaino, misi la foto dentro e presi il GPS.
-Questo è l'unico indizio che ho quindi ti prego, funziona.
Accesi il computer e attivai il GPS. Le coordinate erano più o meno le stesse di quelle scritte la prima volta sotto la casa dei genitori di Zoe. Scrissi le coordinate su google e mi fece vedere un posto, l'isola di Haerk e fino a qua già ci ero arrivato ma i numeri mi diedero esattamente il posto che cercavo e a vederlo sembrava più una foresta e non un centro abitato come mi aspettavo fosse.

Il giorno dopo, noi 3 salutammo la signora Caterina che gentilmente ci aveva ospitato e andammo all'aereoporto. Non c'era un volo diretto per quell'isola quindi prendemmo l'aereo per l'aeroporto di Stoccolma, che era il posto più vicino all'isola. In aereo ebbi l'occasione di conversare di più con Simona siccome si era messa nel posto di mezzo tra i tre mentre Giovanni probabilmente già dopo 10 minuti si era addormentato.
-Voi avete saputo molto della mia storia e mi chiedo cosa vi abbia convinti a venire con me.
-Bhe, onestamente non lo so. Devo ammettere che ancora adesso me lo sto chiedendo, però lui è riuscito a convincermi.. mi ha fatto capire quanto sia importante per te questa cosa e anche per il fatto che da solo non ce l'avresti fatta.. e insomma tutta la tua vita, tutte le persone a cui vuoi bene sono lì.
-Già.. grazie davvero. Col cuore.
Lei mi fece un sorriso e ricambiai.
-Raccontami ora della tua storia, come vi siete conosciuti?
-Beh, è una storia abbastanza semplice. L'ho conosciuto l'ultimo anno di Superiori, ad una festa di un nostro amico in comune. Dopo un paio d'ore a quella festa mi iniziavo ad annoiare quindi andai fuori a bere. Faceva un po' freddo ma a me non importava tanto.. sempre meglio che stare dentro e dover far finta di socializzare. Ad un certo punto sento la porta aprirsi, mi giro e trovo lui.. non gli avevo ancora parlato in serata anche se l'avevo visto un po' di volte fare avanti e indietro durante la festa, quindi si avvicinò a me e non disse nulla. Quando ci fu una folata di vento abbastanza gelida disse soltanto "Ma fa freddo qua fuori", si tolse la giacca e la mise addosso a me. Era un gesto davvero bello. Sapevo che lo stava facendo soltanto per attirare la mia attenzione ma era la prima persona che lo faceva con i gesti e non con le parole. Finì il suo drink e tornò dentro senza neanche riprendersi la giacca, ma prima di farlo entrare lo fermai e gli dissi "E la giacca?". Lui si girò e rispose "Se ti lascio la giacca sarò costretto a rivederti per venire a prenderla".
-Furbo lui.
-Già, in queste cose lo è sempre stato. Un paio di giorni dopo la festa lui mi scrisse e decidemmo di uscire in modo da ridargli la sua giacca, prendemmo un caffe e insomma era ancora presto quindi decidemmo di andare al cinema a vedere un film...
-E poi?
-Poi usciti dalla sala stava piovendo, quindi le alternative erano correre oppure aspettare.. solo che era già tardi e i miei volevano tornassi a casa per la cena quindi lui mi disse "Non voglio farti arrivare a casa in ritardo alla nostra prima uscita", si tolse di nuovo la giacca che gli avevo ridato e me la diede in modo da coprirmi dalla pioggia, almeno per non bagnare i capelli. Ci ho messo ore quel giorno per renderli perfetti per uscire con lui. A quel punto con una mano tenevo la giacca sulla testa mentre l'altra me la prese lui per correre e mi portò fin sotto casa mia. Non volli entrare subito, così coprii con la giacca anche la sua faccia dalla pioggia e lui mi disse di aver passato una spelendida giornata con me, splendida come non ne aveva mai avute quindi io per stuzzicarlo risposi soltanto "Si, non è stata male" e lui sorrise "Certo.. male per niente". In lontananza vidi il pullman che gli serviva per tornare a casa e quella era l'ultima corsa della giornata quindi gli dissi "Corri altrimenti ti perdi il pullman", lui mi sorrise di nuovo e se ne andò, lo guardai per qualche secondo poi infilai la chiave nella porta e una mano mi toccò, mi girò e lui parlò... "Non voglio perdere neanche te" e mi baciò in bocca.. restai paralizzata mentre lui per la seconda volta si allontanò. Emozioni a mille, lui era quello giusto me lo sentivo. Entrai in casa e mi accorsi di aver tenuto ancora la sua giacca. Dovevo rivederlo per restituirgliela. Il resto è storia che puoi immaginare.
-Che storia.. wow...wow.. è una delle storie più belle che abbia mai sentito.
Lei mi sorrise e mi fece capire che ora si sarebbe messa un po' a riposare siccome il viaggio era lungo. Io dopo quella storia mi misi a pensare a Zoe e immaginai tutto quello che mi era stato raccontato ma sta volta con noi due al posto loro ed era qualcosa di magico. L'immaginazione che supera la bellezza della realtà e alla fine mi misi a dormire anche io.

-Nicolas sei di nuovo te?
-Dove mi trovo?
-Sono Zoe, sei di nuovo tornato perchè ti senti in colpa?
-Io non sono tornato, sto solo sognando. Dove mi trovo?
-Sei seduto e non stai sognando.
Provai ad alzarmi ma non ci riuscivo, ero legato.
-Cosa vuoi da me ora?
-Io non voglio niente.
Lei accese una luce e davanti a me vidi un tavolino con davanti una pistola.
-A che serve questa pistola?
-Ti ricordi quando mi hai lasciata sola? Avevi detto che volevi finirla, praticamente farti una nuova vita.
-Non ho mai detto questo, ho detto che dovevo proteggerti e non volevo seguire il tuo piano perchè sapevo sarebbe finito male.
-Quindi ora dici che è colpa mia?
-Dico che sei stata stupida ad andare. Io sono quello più motivato di tutti a fare questo perchè i miei genitori sono stati rapiti mentre tu perchè sei voluta tornare indietro? Non sai neanche se i tuoi genitori sono stati catturati! Probabilmente sono a casa tranquilli a guardarsi la TV. Perchè sei tornata indietro?
-Perchè volevo aiutarti a trovare i tuoi genitori.
Non riuscii a dare nessuna risposta perchè non avevo mai pensato a questo, pensavo l'avesse fatto per se stessa, per i suoi interessi.
-Non sai cosa dire vedo.. prendi la pistola.
-Perchè?
-PRENDILA.
Presi la pistola.
-E ora?
-Uccidimi.
-Cosa? NO! Non ti uccido.
-Se non mi uccidi loro mi faranno del male, mi violenteranno, mi taglieranno, mi tortureranno pur di farmi parlare.
-Ma tu non sai nulla.
-Ed è qui che ti sbagli. Ora prendi quella pistola e sparami prima che riescano a farmi dire tutto quello che so.
-No tu sei solo un sogno. Io non ti sparo.
-Me lo potevo aspettare da un perdente come te. Probabilmente non ti frega nulla di me se preferisci farmi torturare. Beh che delusione.
-BASTA! Smettila di dire che sono una delusione.
Dalla rabbia riuscii a strappare il nastro che mi teneva legato alla sedia e mi alzai.
-Smettila! Ho deluso già troppe persone nella vita lo sai? Non sono un figlio perfetto e neanche un amico perfetto e questo sicuramente mi rende un fidanzato imperfetto per il futuro ma tu sei solo un sogno e non ti permetto di parlarmi così. Tu non sai nulla di me.
Mi avvicinai a lei e la spinsi contro il muro.
-Quindi ora vuoi farmi male te?
Iniziò a piangere.
-Perchè mi vuoi far male? Io non ti ho fatto nulla, ho soltanto cercato di aiutarti.
Persi le forze, cosa stavo facendo? Lei mi guardò con tutte le lacrime sulle sue guance e con il trucco nero tutto sbavato.
-Non riesco a farti del male.. non posso spararti ma ti voglio dire che sto venendo a prenderti. Io ti salverò.
Lei lentamente si avvicino a me e mi prese la mano e avvicinò la sua bocca alla mia ma a pochi centimetri si fermò e aprì gli occhi, mi sorrise e disse:
-Hai sbagliato di nuovo.
Un proiettile mi attraversò lo stomaco e tanti granelli di sabbia iniziarono a sgretolarsi fino a dividermi in due. Per quel poco di forze che mi rimasero cercai di allontanarmi da Zoe con soltanto le braccia ma lei mi si mise davanti e finì dicendo:
-L'amore ti rende debole.
Alzai la testa e sorridendo risposi:
-E sta volta a sbagliare sei te.
Lei mi sparò alla testa e mi svegliai nell'esatto momento in cui l'aereo atterrò. Giovanni e Simona mi videro sudato e mi chiesero se tutto andava bene e risposi che era soltanto un brutto sogno.
Scendemmo dall'aereo, aspettammo l'arrivo dei nostri bagagli siccome quelli messi nella stiva non venivano controllati dal Metal Detector e uscimmo dall'aeroporto.
-Ora dove andiamo?
-Dobbiamo prendere un traghetto in modo da raggiungere l'isola.
Iniziammo a muoverci per raggiungere qualche porto e in un momento di pausa guardai il GPS vedendo che le coordinate cambiavano sempre di un paio di numeri. Questo mi fece pensare che forse l'altro GPS ce l'aveva Zoe e che era chiusa in una piccola cella e sussurrai tra me e me:
-Questa volta non ti deluderò.

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