Capitolo 11

17 4 0
                                    

-Ti ricordi come si fa?
-No.
-Devi prendere un respiro profondo.
-E se non ce la faccio?
-Nic, non scherzare. Se perdi, George e la sua banda ci prenderanno per sempre in giro.
-Okay.. un respiro profondo e dopo trattengo il respiro.
-Si ma concentrati altrimenti ti senti morire tutto in un colpo, quindi cerca di restare sott'acqua il più possibile e ne usciremo campioni.
-Okay Dennis.

Appena la mia testa fu completamente coperta dalla sabbia pensai a quando Dennis mi insegnò a trattenere il fiato sott'acqua. Sentivo la sabbia entrare nel naso e nelle orecchie quindi iniziai ad agitarmi in modo da scendere più velocemente. Era come trovarsi sott'acqua e non avere nessuna via d'uscita. Sai che puoi solo rimandare la tua fine in base alla tua bravura nel trattenere il respiro ma la paura si fece sentire. La paura di morire lì in mezzo. Il pensiero. Ovviamente non aprii la bocca ma il respiro si fece forte dentro di me. Voleva uscire. Stava uscendo. Non riuscivo a muovere le mani, il che mi faceva ancora più paura perché mi dava un senso di impotenza. Continuavo ad agitarmi e fortunatamente poco prima di esplodere sentii i piedi liberarsi. Ero quasi fuori. Mi agitai per scendere ancora più velocemente e di colpo caddi violentemente per terra facendomi male al piede ma senza neanche notarlo a causa del respiro che mancava nei miei polmoni. Ero un peperoncino, ma ora respiravo. Mi sdraiai completamente per terra senza badare al posto, volevo solo riposarmi ma piano piano il dolore del piede aumentava e si faceva sentire prepotentemente. Mi ero preso una storta, una di quelle micidiali, solo che non potevo fare nulla e non avevo nulla per farmi passare il dolore. Mentre mi stringevo il piede guardai il posto in cui mi trovavo. Un posto abbastanza vuoto. C'era solo una via dove si poteva andare ma era completamente buia come quasi tutto il posto. L'unico raggio di luce lo si vedeva a qualche passo da me ma poco dopo anche quell'unico buco di luce sparì.
-Nicolas? Tutto bene?
-Selena! Si, cioè.. mi sono solo preso una storta ma sto bene.
-Aspetta che scendo. Sembra che qua si possa scendere facilmente.
Selena mise un piede nel buco e cadde dentro molto più velocemente di quanto ci misi io a scendere ma fortunatamente lei cadde su un cumulo di sabbia che le attutì la caduta.
-Eccomi! Vedi? Non devi sempre fare l'eroe. Bastava cercare una discesa migliore.
Io la guardai con fare infastidito e notai che dietro di lei la sabbia stava iniziando a cadere rapidamente.
-Dovremmo spostarci mi sa. La sabbia sta cadendo su di noi.
-Oh.. forse hai ragione.
-Su dai! Tirami su che ho male.
Selena mi prese, mi tirò su con una forza notevole e il più velocemente possibile ci spostammo da lì e poco dopo, quando ormai eravamo al sicuro, la sabbia cadde completamente di colpo.
-Ci è mancato poco.
Io la guardai senza dire nulla. Dopo che la sabbia fu completamente scesa un rumore di marchingegni si attivò e una piattaforma coprì tutto il buco lasciato dalla sabbia lasciandoci totalmente al buio. L'oscurità. Io mi appoggiai ad una delle pareti in modo da tenermi in piedi, anche se ormai il male mi era completamente passato.
-Guarda nel mio zaino. Dovrebbe esserci una torcia.
Selena tenendomi per un braccio per non perdermi mi passò dietro e aprì lo zaino ma intanto la stretta stava diventando troppo forte.
-Perchè stai stringendo forte? Guarda che non scappo. In più ho praticamente perso un piede quindi vorrei almeno tenermi un braccio.
-Scusa.. è che ho paura.
-Del buio? Ma non sei cresciuta per queste cose?
Lei mi diede un pugno sulla spalla.
-Okay scusa. Trovata la torcia?
-Si quasi.....eccola.
Accese la torcia e si guardò intorno. Dietro di noi c'era solo sabbia, tantissima sabbia, mentre davanti c'era l'unica strada che potevamo seguire e così facemmo. Seguimmo quella via fino a quando non fummo costretti a girare a destra per poi vedere un altro corridoio umido e lungo.
-Sembra un labirinto.
-Non proprio secondo me. Ho paura sia peggio.
-Peggio come? 
-Non lo so, ma ho paura che non sarà bello percorrere questi corridoi.
Mi accorsi poco dopo che Selena continuava a temermi stretto però sta volta mi teneva il polso ma io non le dissi niente anche se provai a tirare fuori il discorso.
-Allora.. come mai hai paura del buio?
Lei mi guardò con faccia minacciosa quasi come se fosse pronta a tirarmi un secondo pugno ma io le feci un cenno con la testa per farle capire che ero serio.
-Quando ero piccola un giorno stavo giocando a casa mia con dei miei amici. I miei genitori non c'erano e avevamo deciso di giocare ai piccoli indiani quindi i miei amici mi legarono su una sedia e mi bendarono. Inizialmente li sentivi tutti fare gli indiani e i loro rispettivi versi poi ad un certo punto ci fu il silenzio più totale. Provai a chiamare i miei amici ma nessuno rispondeva quindi iniziai a scuotermi sulla sedia in modo da slegarmi e ad un certo punto caddi. Una volta caduta riuscii a slegarmi, quindi mi alzai e mi tolsi la benda ma continuai a vedere l'oscurità. A quel punto credevo di non essermi tolta bene la benda quindi mi rimisi le mani in faccia e provai a toglierla. Provai. Riprovai. Provai con le unghie ma continuavo a non vedere. Sentivo le unghie entrarmi nella carne ma continuavo a provare a togliermi la benda. Adesso non ricordo bene ma credo di essere andata avanti così per almeno 10 minuti fino a quando i miei genitori non arrivarono a casa e aprirono la porta della mia stanza vedendomi in ginocchio che mi toglievo la carne con le unghie. L'urlo di mia madre mi fece smettere e a quel punto aprendo gli occhi vidi un lieve fascio di luce completamente sfocato. I miei mi portarono subito in ospedale e fui operata con urgenza e alla fine dell'operazione rimasi bendata per quasi tutta la giornata. I giorni a seguire continuavo a vedere poco ma i medici mi dicevano che entro un mese sarei guarita completamente e così fortunatamente fu.
Io rimasi in silenzio per un po' in cerca di una risposta e intanto che mi aveva raccontato questa storia avevamo svolato diverse volte seguendo l'unico percorso che ci era permesso fare e alla fine trovai le parole.
-Non so cosa dire. Mi dispiace molto per il fatto che tu non sia ancora riuscita a superare questo fatto. Comunque guarda che non serve tenermi stretto, non vado da nessuna parte, soprattutto dal momento che la torcia la stai tenendo te.
-Ah.. scusa. Diciamo che il posto non mi mette tanta sicurezza.
-Neanche a me.
La guardai accennando un sorriso ma lei tolse la mano lasciando respirare il mio braccio e immediatamente dopo mi sentii in colpa per averle suggerito di staccarsi.

Lontano Da CasaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora