Prologo:
La Luna piena trafiggeva, coi i suoi raggi, i corpi dei ragazzi, distesi sul pavimento della palestra.
L'odore del sangue impregnava l'aria, mentre un silenzio innaturale, avvolgeva la scena. Mi era impossibile distogliere gli occhi, da quelli che sino al giorno prima avrei facilmente definito compagni di classe.
Alcune ossa attiravano l'attenzione e causavano ribrezzo, per via della innaturale inclinazione che avevano assunto.
Era stato davvero facile abbandonarsi a quel primordiale desiderio, provocato dal fascino della violenza.
Mi passai una mano sulla guancia, rimuovendo gli schizzi scarlatti, scaturiti da qualche ferita che avevo inflitto.
Ancora in fase contemplativa del mio operato, sapendo che l'immagine che mi si presentava di fronte mi avrebbe perseguitata negli incubi avvenire, mi accorsi di quanto mi sentissi stordita.
Il senso di colpa era qualcosa che la mia natura non avrebbe dovuto annoverare, eppure ancora una volta vi facevo i conti. Mi ero spinta troppo in là?
Non li avevo uccisi, ma avrebbero pagato per quello che avevano intenzione di farmi, sino alla fine dei loro giorni.
Fu il campanile a farmi rinvenire, cancellando ogni mio pensiero a riguardo, per causarne solo di nuovi.
Otto rintocchi. Ora di cena.
Quella sera però, si prospettava tutto meno che tranquilla.
Presi a correre. La gomma verde col suo stridore, provocato dalle mie suole, lasciò presto il posto allo sterrato.
Juneau era un piccolo villaggio tranquillo di campagna, fuori dalla Croce. Per lo più vi erano fattorie, qualche emporio e distese di campi.
Non era un luogo tagliato fuori dalla civiltà, poiché volendo vi era la possibilità di avere internet, ma probabilmente non vi avrebbe mai aperto un negozio in franchising.
Tutti gli abitanti facevano parte del branco di Juneau.
Erano tutti licantropi, salvo alcuni compagni di questi, l'Omega e me, sua figlia.
Per quanto il luogo potesse ispirare una profonda quiete, coi suoi poderi, gli animali al pascolo e l'irreale mancanza di traffico, le male lingue serpeggiavano come non mai, complice la mancanza di passatempi e la piccola comunità affiatata.
Pettegolezzi, intrighi erano all'ordine del giorno e ormai, da qualche anno, erano concentrati sulla mia famiglia.
All'età di dieci anni ero stata, infatti, data in adozione all'Omega del branco.
In quanto tale figura deteneva il gene recessivo dei mutaforma, non era in grado di riprodursi; non era poi così inusuale tale pratica, se veniva accettato, lui in primis, dalla sua compagna. Lo stesso valeva per le omega.
Fin qui nulla di strano, dunque.
Avevo passato quattro anni a giocare alla "perfetta famiglia del branco".
Ad esser sincera erano stati anni felici. I miei nuovi genitori erano affettuosi, ma soprattutto mi volevano, a dispetto anche della mia "malattia".
Ma qualcosa non aveva funzionato. Per quanto bene, la compagna dell'Omega, riuscisse a darmi non era abbastanza.
Lei voleva essere madre. Era un desiderio così forte da riuscire ad abbattere anche il legame trai lupi.
Quando iniziarono le nausee mattutine e le prime voglie, subito si pensò a un'intossicazione alimentare, poi a diversi tipi di malesseri, ma nessuno era pronto al referto medico. Era incinta.
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Amira - A fated relation- [SOSPESA]
VârcolaciLa figlia di Romeo e Giulietta, del paranormale, è famosa più di quanto dovrebbe dato che nessuno sa e mai dovrà sapere della sua esistenza. La vita di Amira Drew è scritta su ogni tabloid. Appena diciassettenne, ha ucciso il padre adottivo e inspie...