Capitolo 3

230 21 5
                                    

Capitolo 3

Passai il restante del tempo a tranquillizzare Haru e a ripetergli di non trasformarsi, al di fuori della nostra stanza.

Ma aveva poco più di tre anni e mezzo, e purtroppo gli mancava ancora il controllo necessario, per decidere quale forma riuscire a mantenere.

Lo adagiai su una branda, e presi a cambiarmi.

Avrei fatto una doccia la mattina successiva, non ce l'avrei mai fatta adesso che mancavano dieci minuti alle otto e non avevo idea di chi fosse o dove si trovasse questo Trey.

Ero intenta a sfilarmi i pantaloni, quando il lupetto disse le tre parole che più mi spaventavano.

<< Amy, ho fame. >> mi rivelò, seduto sulla brandina, in contemplazione della coperta.

L'ultima volta che avevamo toccato cibo era stato per colazione, peccato che nella stanza, sebbene avessi rovistato ovunque, non ci fosse traccia di nulla di commestibile.

La governante mi aveva sconsigliato di mangiare con loro e qualcosa mi diceva che a quest'ora, anche se fossi riuscita a trovare le cucine, non vi sarebbe stato nulla per noi, se non una sgridata per aver ritardato al mio primo compito.

<< Ti porterò qualcosa da mangiare appena torno, adesso che ne dici di dormire un po'?>> cercai di convincerlo, sfilandomi la maglietta.

<< Ti sei sporcata di nuovo coi pennarelli, Amy? >> mi chiese, guardandomi un po', con gli occhi ancora assonnati.

Sospirai.

La mia pelle sembrava una tela bianca, troppo bianca, su cui, per rimediare, erano state versate inchiostri di ogni gradazione di blu, viola e nero.

Alcune, poteva quasi passare per tatuaggi, su altre non avevo io per prima il coraggio di soffermarmi troppo.

Presi le bende, dalla valigia di cartone. La divisa che mi era stata data era essenziale, quanto di classe, proprio come la casa.
Nera, con colletto in pizzo e grembiule bianco. Non copriva però quanto mi sarebbe piaciuto, in quanto arrivava all'altezza del ginocchio ed era a maniche corte.

L'abitazione, inoltre, era calda, pertanto non potevo abbinarvi le uniche collant nere che avessi, perché di lana e lo stesso valeva per le polo.

Ecco spiegate le bende.

Il mio unico tesoro, regalatemi dalla stessa persona che mi aveva data in adozione e ora assunta come cameriera.

Me ne erano rimaste una decina, anche se inizialmente ammontavano a ben il triplo.

Un po' si erano consumate, altre ero stata costretta a venderle, per necessità.

Erano tutte in seta, ognuna di un colore, ognuna con la propria fantasia.

Scelsi un rocchetto nero, sul quale parevano attorcigliarsi dei fiori di ciliegio. Partì dalle caviglie e mi bendai ogni parte del corpo, sino al collo.

<< Meglio? >> domandai ad Haru, una volta completata l'opera.

Si era disteso e nascosto sotto la coperta, ma lo vidi comunque annuire e sorridermi, seppur fosse di nuovo in procinto di addormentarsi.

Mi infilai la divisa e mi sedetti sulla brandina, anche se uno degli orologi della villa prendeva a scandire le otto.

<< Non uscire dalla camera Haru, capito? Tornerò quanto prima >> dissi dandogli un bacio, sulla fronte.

Mi avviai alla porta, ed ero già in procinto di andare, quando lo sentì richiamarmi, << ma torni, vero? >>

<< Sarò qui in un lampo.>> promisi, rivolgendogli un ultimo sorriso, per poi chiudere a chiave la porta dietro di me.

Amira - A fated relation- [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora