Capitolo 2

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I giorni passarono, i compiti per casa aumentarono, le lezioni di danza ricominciarono ma di Stefano non ne sapevo più nulla.
Dopo il primo giorno non si era fatto più vivo, né un messaggio, né un saluto, né uno sguardo. Niente di niente.
Inizialmente cercai di far finta di nulla, di ignorare completamente la situazione pensando positivo, ma come ben si sa, le donne sono estremamente pessimiste quando vedono che qualcosa non va nel verso giusto.
Così che decisi di fare io il primo passo. Dopo un'accurata attenzione e studio su come scrivere quel "Ei", gli mandai quel benedetto messaggio.
《Eii❤》
La mia reazione subito dopo aver inviato quelle tre lettere più un cuore, fu simile ad un coniglio in gabbia impazzito.
Finché fui sopraffatta da una gioia indescrivibile:
《Ei❤ Scusa se non ti ho più scritto in questi giorni, ma avevo paura che ti dessi fastidio》

Da questo messaggio in poi ce ne furono molti altri, continuò a scrivermi ogni giorno, era tutto semplicemente perfetto.
Mi disse tante cose di sè, mi lasciò entrare piano piano nel suo mondo, nel suo modo di pensare, di vedere le cose, di amare.
Io fui un pò più fredda invece, ma d'altronde sono fatta così. Credo che agisca così per paura. La paura di essere abbandonata per le mie imperfezioni, difetti e quant'altro. La paura di non essere all'altezza, di non essere abbastanza, di farmi vedere vulnerabile.
Non sono certamente Mrs. Strenght, ma quel poco di vita che ho vissuto mi ha insegnato a non farmi vedere debole, perché molto spesso le persone se ne approfittano.
Stefano però mi faceva stare bene, mi faceva sentire bella, amata.
Lui era semplicemente tutto quello che potessi desiderare, era bello, simpatico, dolce, un pò stronzo, semplicemente perfetto.

Il 2 ottobre 2015 mi chiese ufficialmente di uscire. Me lo chiese molto spontaneamente durante l'intervallo, si avvicinò a me e sorridendomi mi domandò se fossi stata libera quel giorno ed io senza nemmeno pensarci risposi subito di sì. "L'appuntamento" fu fissato per le 16 in punto davanti ai giardini Stibbert

Uscì di scuola alle 14. Non mi trattenni a parlare con nessuno, andai dritta a casa. Toccai a malapena cibo e mi diressi subito in camera a prepararmi. Cominciai a tirare fuori ogni cosa possibile e immaginabile che si trovasse nell'armadio senza un'idea precisa, senza un'immagine in testa, avevo solo bisogno di qualcosa di estremamente adatto; l'unico problema è che NULLA e dico NULLA era adatto tra tutte le cose che si trovavano appese in quel dannato armadio. Mi fermai un secondo, chiusi gli occhi.

"Aria respira, è solo una banale uscita!"

Aria però non si calmava e mi sarei presa molto volentieri a calci nel sedere. Così decisi di mettere la musica, l'unica cosa esistente al mondo capace di calmarmi dopo il gelato, la pizza e la nutella.

Alla fine optai per il mio paio di pantaloni preferiti, jeans neri semplici con una piccola cerniera a lato della caviglia, una maglia bianca decorata con dei ricami in pizzo nero e i miei soliti anfibi borchiati. Sul viso, invece, mi misi come al solito il mascara 90 Noir della Chanel, un filo di blush per dare un po' di vitalità al mio viso pallido e del burrocacao sulle labbra. Raccolsi i miei ricci ribelli con un mollettoncino, allo scopo di evitare imbarazzanti figure di ***** , ritrovandomi per un casuale colpo di vento con i capelli davanti alla faccia!
Ero pronta.
Dovevo solo varcare la soglia di casa.

Credo che mi guardai allo specchio almeno un miliardo e ventiseimila milioni di volte prima di uscire, ma alle 15.30, presi il mio giacchetto di pelle nera, le cuffiette, il telefono e mi decisi a solcare la porta di casa. Andai nella playlilst e misi la mia canzone preferita "The book of love". Camminai a passo svelto per paura di arrivare in ritardo e nel frattempo la mia testa era bombardata dalle solite mille domande dell'insicurezza di non farcela.

Per la prima volta nella mia vita arrivai puntuale, anzi in anticipo, anche se prima di entrare nel giardino mi ci vollero almeno cinque minuti di incoraggiamento. Dopo di che, pensai che probabilmente lui non era ancora arrivato e se mi avesse trovata fuori a fare testa o croce per decidere se entrare o no, sarebbe stato molto stupido.

Entrai, mi guardai attorno e lo vidi.

Era seduto su una panchina, con le braccia appoggiate sulle ginocchia con il telefono in mano.

Indossava una maglia bianca a maniche corte, una di quelle che gli stavano tremendamente bene, dei jeans a vita bassa e le sue solite nike nere.

Alzò lo sguardo, si passò la mano fra i suoi bellissimi capelli, mi vide, mi sorrise, si alzò dalla panchina e mi venne in contro.

Il mio battito cardiaco aumentò ad una velocità che non avevo mai provato, il respiro si fece affannoso, cominciai a sudare freddo e mi sforzai di ricambiare quel sorriso facendo finta di nulla. Quando fummo abbastanza vicini, mi salutò con un bacio sulla guancia e mi disse:

"Temevo non saresti venuta."

"Non avrei mai potuto." Gli risposi.

-Buongiorno/Buonasera a tutti!-

Vorrei subito dire che ho apportato delle piccole modifiche all' interno dei capitoli precedenti per un fatto di correttezza grammaticale e personale. Inoltre volevo dire a tutti i miei lettori che è solo ed esclusivamente grazie a voi, ai vostri commenti, alle vostre visualizzazioni e voti che ho ritrovato la forza di scrivere. All'inizio di questa esperienza su Wattpad credevo che la mia storia non sarebbe piaciuta a nessuno, temevo che sarebbe stata troppo banale e simile alle altre, probabilmente per la mia solita insicurezza di fallire, ma dato il vostro incredibile appoggio, credo che sia piaciuta!

Mi scuso anticipatamente per eventuali errori grammaticali o di forma scritta.

Fatemi sapere cosa ne pensate. Ho tanto bisogno di voi!

Kiss kiss,
Lelle Montons.

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