Capitolo 16

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Londra 16 Febbraio 2014.

Z.

"Ok, mi accendo l'ultima sigaretta, do due tiri ed entro".

Perfetto adesso sto iniziando anche a parlare da solo, come se la gente che mi passa accanto o quella signora seduta sulla panchina alle mie spalle, non fossero già abbastanza incuriositi e soprattutto inquietati dalla mia presenza irrequieta e stralunata lungo la strada.
Sono fermo da quasi mezz'ora in mezzo alla piazza, contornata da aiuole curate in maniera impeccabile, che fa da ingresso alla Tate, a pochi metri da me le enormi porte a vetri che portano direttamente dentro la Turbine Hall ma ancora non mi decido ad entrare.
Per fortuna che, conoscendo la mia ansia, sono uscito di casa con due ore di anticipo, non avrei resistito a rimanere chiuso dentro quattro mura per altri cinque minuti senza scoppiare, così nonostante non mi sia ancora deciso a fare un passo verso l'ingresso, sono perfettamente in orario per il mio appuntamento con il curatore delle mostre temporanee, lui esaminerà i miei lavori e se le cose si metteranno bene forse avrò una possibilità di mostrare al mondo, o almeno a una parte di Londra, chi sono e quello che faccio.

Devo solo respirare e trovare il coraggio di varcare quella soglia dove so che Sophia mi sta aspettando, credo di averla vista passare davanti all'entrata almeno una decina di volte, sicuramente Liam deve averla avvertita che ero già qui, dopo che gli ho sbattuto il telefono in faccia alla sua ennesima chiamata per assicurarsi che non mancassi l'appuntamento.

Come se con lui che mi alita sul collo da settimane fosse una cosa possibile, come se non avessi pensato a questo momento ogni ora del giorno e della notte nell'ultimo mese.

Passeggio nervosamente avanti e indietro e sento ancora gli occhi della signora che mi guardano dietro la schiena, credo che si sia incuriosita e che non se ne andrà da qui finché non mi avrà visto entrare, ad un certo punto ho anche sospettato che fosse Liam travestito ma spero davvero che non si azzardi ad arrivare a tanto.

I ragazzi mi hanno fatto il loro in bocca al lupo ieri sera da Niall e poi, conoscendo il mio carattere, hanno capito che sarebbe stato meglio non disturbarmi oltre, aspettano una mia chiamata più tardi, loro hanno capito, Liam un po' meno, Louis lasciamo perdere, ha insistito fino all'ultimo per potermi accompagnare, fino a quando non siamo rimasti fermi a fissarci in cagnesco per più di dieci minuti sul pianerottolo di casa mia, battendo ogni nostro record stabilito in precedenza.

Niall sarebbe fiero di noi.

Do ancora un tiro alla sigaretta finendola e dopo averla buttata nel cestino accanto, inizio a tormentarmi le dita grattandomele con le unghie arrivando a tirarmi le pellicine, sotto l'altro braccio continuo a stringere la cartellina che contiene alcuni dei miei lavori, mi aggrappo alla sua solidità, alla morbidezza del cuoio che sento passandoci sopra la mano per cercare di infondermi un po di coraggio.

Stringo nella mano il diario che mi hanno regalato i ragazzi, non me ne separo mai, come se fosse diventato il mio portafortuna ormai e poi è davvero strano come mi vengano in mente all'improvviso una frase, una canzone, un pensiero ed io abbia subito il bisogno di scriverli, in qualsiasi posto mi trovi o qualsiasi cosa io stia facendo.

Non è che io abbia davvero paura di tutto questo, non mi importa troppo se i mie lavori non piaceranno di nuovo, se non saranno adatti, o tutte quelle stronzate li sul non trovarci dentro qualcosa di me, un po ci ho fatto il callo e poi stavolta so di esserci sul serio io in ogni mia foto o disegno che ho portato, non c'è più solo un soggetto vuoto, privo di ogni emozione, quello che sto mostrando stavolta sono io, con le mie sfumature e le mille sfaccettature, so di esserci completamente dentro e questo comunque a me basta. Ci sono riuscito.

Quindi non mi importa poi troppo se a questo tizio i miei lavori non piaceranno, io sono soddisfatto di me stesso, forse per la prima volta da quando ho iniziato a scattare foto, o tratteggiare la prima linea nata dalla mia testa, solo che stavolta mi sento come una responsabilità in più sulle spalle, come se oltre ad esserci io qua fuori ci siano anche tutti i ragazzi, le loro aspettative e le loro speranze e davvero quello che voglio più di ogni altra cosa è non deluderli.

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