Capitolo 20

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E' davvero strano come nella vita, in certi momenti, in determinate situazioni, si ricordino benissimo alcuni particolari rispetto ad altri, può essere un rumore, un odore, a volte anche solo una semplice sensazione, dettagli all'apparenza insignificanti che si imprimono nella nostra memoria per sempre.

Qualcosa che si attacca ai nostri ricordi in maniera inconsapevole, per poi tornare a galla quando meno ce lo saremmo aspettato, tutto il resto diventa solo un contorno sfuocato e indistinto che si farà fatica a ricordare, ma quel preciso dettaglio no, quello lo ricorderemo benissimo.

Credo che ci sia una spiegazione scientifica a questo fenomeno, è come se il nostro cervello staccasse la spina, cercando di proteggerci da quello che probabilmente noi non siamo in grado di affrontare, così si focalizza su qualcosa di banale, un immagine rassicurante, un odore o un suono familiari, qualsiasi cosa che non ci spaventi, che non possa farci del male.

Ci fa da scudo, in modo che noi possiamo pensare banalmente di essere ancora al sicuro.Studio medicina, queste cose ormai dovrei saperle a memoria, ma so anche che non c'è frase più vera nel dire che una cosa è spiegare questi effetti teoricamente o mentre si vedono vissuti sulla pelle di qualcun altro, un conto è viverle su di se, nella propria vita.

Come tutto del resto.

Perché quando quei momenti ti capitano addosso all'improvviso, togliendoti il respiro, togliendoti certezze, frantumando ogni tua emozione, spazzando via ogni cosa, non importa chi tu sia, quello che studi, il tuo lavoro, se sei sempre stato una persona forte, equilibrata e solare.

Se ami, se odi, se pensi di conoscere a fondo te stesso.

Dopo quel preciso momento, puoi starne certo, tu non sarai mai più la stessa persona che eri prima e puoi solo lasciarti travolgere.

Questo è quello che è capitato a me la notte del 25 Marzo.

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Londra 25 Marzo 2015.

Mancava circa mezz'ora alla fine del mio turno quella notte, veramente non avrei dovuto neanche esserci a lavoro in ospedale in quel momento, ma all'ultimo minuto avevo dato un cambio turno a un mio collega che voleva portare la fidanzata fuori per una serata romantica, mi era sembrata una cosa così carina che avevo accettato senza pensarci due volte.

A volte il destino si diverte davvero a giocare con noi, con le nostre vite.

Ricordo che era stata una notte relativamente tranquilla nonostante a metà del mio turno fossi stato spostato in pronto soccorso per carenza di personale, sempre il destino che continuava a prendersi gioco di me suppongo.

Tutti noi tirocinanti sapevamo bene che le notti in prima linea erano sempre le più faticose e movimentate, con i pazienti che continuavano ad arrivare ad ogni ora del giorno e soprattutto della notte, un continuo via via in cui si aveva sempre da fare con i casi più disparati, ma nonostante fosse spesso un delirio era il modo più veloce per imparare e a me non dispiaceva affatto.

Quella sera invece sembrava che una calma assurda e innaturale si fosse impossessata anche del pronto soccorso, ecco cosa ricordo bene, il silenzio, un silenzio forte e denso che mi sentivo pesare addosso senza un vero motivo, credo sia stato come quando ti trovi dentro l'occhio del ciclone e la tempesta si sta scatenando intorno a te, ma tu ancora non lo sai e vivi in una calma apparente.

Il silenzio di quella notte, a volte lo sento ancora.

A questo pensavo mentre camminavo lentamente verso la macchina del caffè, pensavo al silenzio che mi seguiva lungo il corridoio, alla schiena che mi faceva male per le tante ore che ero stato in piedi, pensavo che comunque non importava, perché nel giro di una mezz'ora sarei tornato a casa e avrei trovato un letto caldo con un Louis addormentato e nudo che mi avrebbe stretto tra le braccia, baciandomi i capelli ancora umidi della doccia appena fatta, che avrei visto il suo bellissimo viso ancora assonnato mentre mi sorrideva prima di riaddormentarsi del tutto avvinghiato al mio corpo.

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