Era la mattina dopo il ritorno del ragazzo dalle prove, erano passati tre giorni dall'arrivo all'Accademia, eppure sembravano passati mesi, quel ragazzino a cui non era chiaro molto del mondo, curioso di sapere e con mille domande, nella speranza di capire il suo piccolo insieme quotidiano, si è creato un'altra vita con altri mille quesiti.
Quella mattina però si sentiva diverso, come se fosse più instabile psicologicamente; il gallo cantò al mattino e una volta alzato, di buona lena, già sentiva mancare la voglia di andare a mangiare, poi susseguita dall'impazienza per il suo allenamento e così via...
Fatta colazione e mentre si incamminava con Amane verso il fiume, gliene parlò, credendo che lo desse per pazzo:
"Non ti devi preoccupare, è normale, questi squilibri li sentirai in ogni aspetto e sono colpa, se così si può dire, del tuo mancato controllo del potere, datti il tempo giusto e non avrai più di che preoccuparti.
Bene eccoci, cominciamo subito: come prima cosa, inizia entrando nel fiume"Al comando di Amane, il ragazio restò un'attimo stranito, ma nel mentre si era spogliato e stava entrando nell'acqua fredda e scossa dalle correnti.
Stette un'ora buona a combattere con l'acqua che lo voleva portare via, poi fu richiamato da Amane, che lo fece stare un'altra mezz'ora a "lavorare sui suoi riflessi" tenendo d'occhio la spada di Amane mentre fendeva l'aria, anche se più che altro gli procurava solo un mal di testa, dopo il giro della Valle di corsa e infine l'evocazione e la concentrazione del proprio potere.I giorni passavano, e ogni mattina il programma era lo stesso e giorno dopo giorno la fatica diminuiva, riusciva in ogni prova e terminava sempre prima.
Passava i giorni ad allenarsi il giorno e meditare la notte, plasmando il suo corpo e arricchendo la sua anima.
Una mattina, dopo due settimane dal suo ingresso all'accademia, fu ricevuto da Amane e il Sommo Maestro Yong nel dojo del tempio, quella stanza non la aveva mai potuta vedere, sembrava che nessuno venisse a riordinare né a pulire da almeno un anno...
Il dojo è una stanza quadrata molto grande con un tappeto centrale che occupava il centro e la maggior parte dell'area calpestabile; vi erano armadi e scaffali in legno con armature, armi, kimono e qualunque cosa potesse essere necessaria a dei guerrieri.Amane era seduto su un cuscino dall'altro lato della stanza e posava gli occhi su una calda e fumante tazza di tè verde seguendo l'esempio del Sommo Maestro, quando il ragazzo entrò nella stanza, i due lo fissarono meccanicamente invitandolo a prendere parte al loro tavolo.
"Immagino tu sappia perché ho interesse a parlare con te, caro ragazzo..." disse il Sommo Maestro, "...sei stato osservato da Amane nei tuoi costanti progressi nelle prove fisiche, ma neanche il tuo maestro può osservare i tuoi miglioramenti nella parte psichica..."
Amane lo interruppe: "Maestro..."
"Sommo Maestro, ti ricordo che non tollero essere interrotto, grazie Amane.
Dicevo, prima di essere interrotto, che tu avrai sicuramente portato avanti delle specializzazioni della tua virtù, quindi mi chiedo se tu non sia già pronto...
Prego Amane, ti vedo impaziente di prendere parola, avanti, dì ciò che hai da dire.""Sommo Maestro, ci sono voluti mesi per i guerrieri più forti e qualificati, come si può pensare di essere pronti dopo poco più di due settimane?!"
Con la sua voce un po' affaticata, ma chiaramente eccitata il Sommo si rivolse ad Amane: "Eheheh, lo vedrai presto Amane.
Va bene, è ora di raccontarti qualcosa di queste virtù e questa...'prova'.
Le virtù sono cinque, come le case che vi sono nella valle, e saranno il tuo modello di vita e il tuo marchio finché avrai la forza di portare avanti quello che è il tuo destino e sono: il coraggio, la perseveranza, la lealtà, la giustizia e l'astuzia.
Vivrai per le restanti due settimane, prima della luna piena, nella casa neutrale, a meditare insieme ad altri ragazzi e la sera in cui dovrà comparire la luna piena, verrà decisa la tua virtù."Le successive due settimane passarono molto veloci, i ragazzi mangiavano una volta al giorno per staccare il meno possibile dalla meditazione profonda dello spirito finché non arrivò la sera del rito della virtù.
Il gallo cantò l'alba di quel giorno dalla cima della casa neutrale svegliando i sette giovani che con ansia attendevano quel momento, l'ordine del giorno era fare ciò che li faceva sentire a loro agio nella compagnia, passare un giorno normale.
Un ragazzo si era messo a pescare, uno ad allenare il proprio tono muscolare, altri due, molto simili tra l'altro, stavano intagliando dei ceppi e due erano andati a leggere e a dipingere, mentre il ragazzo passava il suo tempo ad affinare la sua padronanza del potere, anche se con scarso successo.La sera arrivò presto e i ragazzi furono portati in un edificio molto grande che fungeva da mensa comune in cui vi erano cinque tavoli disposti a formare un esagono aperto su un lato, uno poco più rialzato per i maestri e il Sommo Maestro poco più lontano dal posto dove dovrebbe stare il sesto tavolo dell'esagono e alla destra di questo tavolo, uno più piccolo per i nuovi arrivati.
Quella sala aveva alla cima un lucernario con centinaia di fiaccole che illuminavano il buio della notte.Ogni tavolo aveva una tovaglia che sfumava dal rosso a blu, poi verde ed infine marrone, come i quattro elementi.
Il Sommo Maestro si alzò in piedi nel momento in cui l'ultimo degli allievi si fu seduto e iniziò a parlare: "Questa sera ci siamo riuniti prima del tramonto per accogliere nella nostra accademia dei nuovi guerrieri", sedendosi, lascia la scena a due apprendisti-maestri portano un cubo di legno molto antico, ma in ottimo stato e un piccolo trono, poi il primo prende parola: "Il contenuto di questa scatola si tramanda da generazione in generazione, dalla fondazione dell'accademia da parte di un uomo che, per amore della virtù e dell'insegnamento, si è sacrificato donando il contenuto della stessa".
Poi il secondo: "Aprite voi stessi al cuore della virtù e intraprentete la vostra via".I due se ne andarono e si alzò dal tavolo dei maestri un uomo di media statura e corporatura robusta, con capelli raccolti in delle trecce e un completo da allenamento grigio chiaro e chiamò: "Kozue", quando lo chiamò, un ragazzo poco più grande degli altri si alzò e si diresse titubante verso il trono e prese in mano il cuore della virtù, che illuminò l'ambiente di azzurro, colore dell'acqua, il suo elemento, poi si spense per iniziare a fluttuare e dirigersi verso il secondo tavolo da sinistra, quello dei leali.
Chiamò poi gli altri due ragazzi che quella mattina si erano messi a intagliare la legna, il primo, Ieyasu, padroneggiava la terra, fu indirizzato verso l'astuzia e l'altro, Ieyoshi, pendeva per il vento, era un coraggioso, appena il terzo menzionato si fu seduto cominciò a parlare: "Oggi siete diventati dei guerrieri veri, ora abbiamo tutti sulle spalle il peso di un vero guerriero, voi per diventarli, io per rendervi tali".Si sedette e il suo posto fu preso da un anziano dai capelli corti e bianchi come la neve, con un po' di gobba e notevolmente piccolo che chiamò altri due ragazzi, infine si sedette pure lui per lasciare il posto all'ultimo maestro da quel lato della tavola: "Grazie Hoshiko... ora i miei ragazzi, Ryu e... il sesto erede" gli sguardi di tutti si animarono appena sentirono le parole di Amane, nessuno riusciva a realizzare di essere di fronte al destino del mondo in persona.
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Il Sesto Erede
AventureGiappone, l'isola è sotto il dominio di una dinastia da oltre 100 anni e, come di tradizione, qualunque dinastia che porti sul trono il 6^ discendente deve proclamare al signore della morte la sua fedeltà per ottenere una "protezione" obbligata da u...