Capitolo 15

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Ron osservava Draco allontanarsi e fece per imitarlo e lasciar perdere tutto, ma d'improvviso si ritrovò a pensare a Harry.
Perchè il suo amico avrebbe dovuto continuare a soffrire le pene dell'inferno solo perchè lui non aveva avuto le palle e la perseveranza di insistere e lottare per il suo bene?

Quel Malfoy nasconde qualcosa: nei suoi occhi da furetto reale platinato c'è di più di quello che vuole dare a vedere.

Ron era sicuro di questo, quindi rincorse Draco e gli si piazzò davanti allargando le braccia per impedirgli di passare.

"Ancora un attimo, Malfoy"

Esordì il rosso un attimo prima di notare gli occhi lucidi del Serpeverde; Ron rimase spiazzato e abbassò un attimo la guardia.
Draco approfittò subito del momento di distrazione per fuggire in camera sua, nel dormitorio delle Serpi.

Questa volta Ron capì di essersi sempre completamente sbagliato su Draco, già da quando Harry era arrivato alla Tana per l'estate, aveva iniziato a nutrire dei sospetti sull'atteggiamento gelido del biondino, adesso però la sua maschera era crollata definitivamente e lui appariva come un ragazzo diverso: Draco, quello vero, era un giovane fragile, marionetta del volere del padre.
Ed era davvero innamorato di Harry, innamorato di quell'amore che aveva contagiato anche il suo amico, lui stesso sapeva bene di che sentimento si trattasse.

Per lui Hermione era quello che Draco era per Harry, indifferentemente dai sessi.

Forse per la prima volta da sempre Ron si rese conto di capire completamente il suo migliore amico e, soprattutto, di quanto la propria felicità dipendesse dalla bella Granger.

Quindi si ritrovó d'improvviso con la mente svuotata da ogni pensiero che non la riguardasse e l'istinto lo guidò in una corsa forsennata verso la Sala Comune dei Grifondoro, dove sperava di trovare Hermione.
Lei era ancora lì, seduta sullo stesso divanetto rosso, davanti al fuoco e, nonostante i capelli scompigliati, gli occhi contornati da profonde occhiaie e il volto corrucciato dalla concentrazione, era più bella che mai.

Il rosso le si avvicinò e le chiuse il libro che teneva tra le mani zittendo con un bacio le proteste che stavano per prendere voce dalle labbra della ragazza.
Le poggiò una mano sulla guancia liscia, la accarezzò piano mentre si godeva il suo stupore, il suo sapore.
Hermione sorrise sulle labbra di Ronald, ogni tanto aveva quegli scatti di affetto, e quegli scatti la facevano sentire così dannatamente speciale.
Per non parlare del modo in cui la estraniavano dal mondo, facendoglielo scordare: forse per la prima volta nella sua vita, la Grifondoro si dimenticò del libro che stava leggendo.

Mentre Ron tornava al dormitorio di Grifondoro, impaziente di rivedere la sua Hermione, Draco aveva raggiunto la sua stanza e si era rannicchiato sul letto, si stava lasciando nuovamente andare del tutto, piangendo stretto al suo cuscino verde smeraldo.

Si malediceva per essere stato scoperto, e per il bisogno di avere Harry accanto a sè a consolarlo.
Ma quest'ultimo aveva già sofferto abbastanza a causa di Voldemort, dei mangiamorte e di tutto ciò che ha a che fare con la magia oscura.

Draco sapeva che adesso il Grifondoro era distrutto almeno quanto lui, ma era consapevole che si trattasse di un sacrificio per un bene più grande.

Harry intanto si era calmato, era sdraiato sul letto come un'ameba e non muoveva più un muscolo.

Draco non smetteva di piangere, piangeva come un pozzo senza fondo, pozzo in realtà vuoto da quando suo padre l'aveva minacciato di consigliare al Signore Oscuro di fargli uccidere Potter stesso e non il professor Silente se non avesse ubbidito ai suoi ordini.

Harry guardava il soffitto, analizzava la sua storia con Draco, cercando di capire se mai in qualche piccolo momento ci fosse stata una carenza di attenzioni anche minima del biondino nei suoi confronti.

My Unspoken Vertigo //DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora