Capitolo Uno.

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"Portami via dai momenti,
Da questi anni invadenti.
Da ogni singolo angolo di tempo dove non trovò più energia.
Amore mio portami via."

La panchina su cui ero seduta in quella serata gelida era anch'essa fredda, sentivo una leggera pioggerella infrangersi contro l'asfalto producendo quel rumore piccolo ed insignificante, ma che accompagnato da altri simili diventava forte.
I capelli rigorosamente mossi e lunghi m'impedivano la vista di qualsiasi cosa attorno a me, il vento stava diventando sempre più forte e questo mi spaventava sinceramente.
Ad un tratto vidi le gocce di pioggia raddoppiarsi e scendere numerose, quell'infrangersi di acqua non accennava a cessare.
In pochi minuti ero già fradicia dalla testa ai piedi, e maledissi me stessa per non aver controllato poco tempo prima le previsioni.
Sbuffai rumorosamente mettendomi il cappuccio della felpa e facendo partire "Portami Via" di Fabrizio Moro.
Non sentivo altro, solo la sua voce un po' roca che intonava le note della bellissima canzone.
Dato che era il periodo autunnale non avevo nessun giubbotto con me e di conseguenza avevo un freddo della madonna.
Mi rilassai dopo qualche minuto e continuai ad ascoltare la canzone di prima.
Stavo canticchiando con gli occhi chiusi quando il contatto tra un giubbotto di pelle nera e le mie spalle, non mi fecero sobbalzare.
-Faccio così tanta paura?- udì una voce calda, ma allo stesso tempo amichevole.
Alzai lentamene lo sguardo, quasi ad avere paura di guardare la figura alta e snella davanti a me.
Al contrario di quello che mi aveva chiesto giocosamente era dannatamente bello.
Mi soffermai sui suoi tratti somatici e sorrisi istintivamente, per poi eliminare quella piccola curva dal mio viso per l'imbarazzo.
Queste righe non mi bastano per descrivere la bellezza che avevo davanti.
Era alto come una montagna e magrissimo come un grissino.
Aveva un ciuffo enorme sparato in aria color marrone scuro, ed aveva un viso molto dolce.
Gli occhi color nocciola e le gote leggermente rosse, la bocca era carnosa al punto giusto.
Ma non si poteva certo scordare il piccolo neo situato quasi sopra il labbro superiore a sinistra, che lo faceva sembrare se possibile ancora più tenero.
Riprendendomi dal mio stato di trans per la figura angelica che avevo davanti finalmente gli risposi.
-No no, è che mi hai spaventata.- feci un piccolo sorriso, quasi sicura di avere le guance in fiamme.
Lo vidi osservarmi con cura, osservare tutti i piccoli dettagli, mi sentivo in imbarazzo.
Strizzai i capelli ormai fradici con un gesto rapido ed efficace, sorrise alla scena. Le mie guance diventavano sempre più rosse, non le potevo vedere ma ne ero certa, sentivo il loro calore.
-Hai intenzione di rimanere qui sotto la pioggia tutta la notte? No sai perché io andrei, fa anche tanto freddo e avrei delle cose da fare.- fece un sorriso divertito con quella domandina stupida.
-Perché dove dovrei andare?- risposi retorica con una piccola smorfia sul volto.
Ignorando la mia domanda retorica mi indicò il giubbotto che avevo sulle spalle, io non capii.
-Mettilo.- disse solo.
-Sto benissimo, grazie lo stesso.- tolsi delicatamente e a malincuore per il bellissimo profumo il giubbotto sulle mie spalle e glielo porsi.
-Su non fare storie, stai morendo di freddo. Hai anche la pelle d'oca.- mi fece notare ovvio.
-Non ho freddo e non ho la pelle d'oca, seriamente grazie sto bene.- gli dissi, ma era ovvio che non era vero.
-Se vuoi restare qui a morire di freddo fai pure.- si mise il giubbotto e cammino verso l'uscita sotto l'ombrello.
Avevo davvero voglia di farmi accompagnare fino a casa da lui sotto l'ombrello e col suo cappotto che profumava di lui.
La pioggia era forte e la mia voglia di correre da quel ragazzo era tanta, ma non sapevo neanche il suo nome quindi non lo potevo neanche chiamare.
Mi alzai velocemente dalla panchina e lo vidi davanti all'entrata fermo mentre guardava il telefono, lì corsi come una pazza e col fiatone lo raggiunsi.
-Ehi...- iniziai facendolo girare con un piccolo sorriso stampato sul volto.
-Io...beh ecco...io sono Alice comunque.- balbettai cercando di formulare una frase e sorrise.
Aveva un sorriso che Dio, era da mozzare il fiato.
-Thomas.- mi porse la mano. Io la strinsi ed un brivido mi percosse tutta la schiena.
Non provavo questa sensazione da tempo, da molto tempo.
Thomas.
Thomas.
Thomas.
Thomas.
Il suo nome si ripeteva nella mia testa continuamente, senza fermarsi, ed il cuore mi batteva all'impazzata.
Vide la mia pelle d'oca e questa volta fui io a chiederglielo.
-Posso...posso mettere il tuo giubbotto?- scoppiò a ridere e annuì.
-Hai freddo eh?- io annuì mentre le mie guance si tingevano sempre più di rosso, un rosso vivo che rappresentava quanto veramente le mie gote stessero andando a fuoco.
Si tolse il famoso cappotto e me lo porse, io lo misi e sentii ancora quel profumo. Profumo di lui.
-Ti posso riaccompagnare a casa, così facciamo un giro insieme?- mi chiese gentilmente. Io risposi di sì.
Ci incamminammo insieme sotto l'ombrello, attaccati l'uno all'altra.
Dopo qualche minuto di imbarazzo generale Thomas mi cinse le spalle con il braccio e continuammo a camminare.
Il profumo di pioggia dava un'aria molto romantica, ma il suo profumo mi stava facendo perdere la testa.
Aveva un modo di parlare molto dolce e rilassante, mi raccontò molte cose di lui e lo ascoltai attentamente beata dal suo braccio che mi cingeva le spalle.
Dopo circa venti minuti lo feci fermare dicendo che eravamo giunti a destinazione.
-Va bene, allora ci si vede in giro piccolina.- posò le mani sulle mie spalle e mi diede un bacio sulla fronte.
Rimase con le labbra appoggiate ad essa per qualche minuto ed io aprii le braccia lentamente e lo strinsi a me.
Ricambiò l'abbraccio sempre con le labbra sulla mia fronte.
Ad un tratto il cellulare squillò ed io mi scusai, risposi.
-Sì pronto?- domandai all'altro capo del telefono.
-Sì sì, sto arrivando, sono sotto casa. Sì sto salendo, ciao.- chiusi la chiamata e mi scusai ancora con Thomas.
-Non fa niente dai, ciao piccola.- fece un sorriso e andò via.
Nello stesso momento in cui se ne andò, il mio cuore riconobbe un vuoto lacerante che mi fece sentire sola in un attimo.
Dovevo rivederlo, ma come?
Salii a casa e vidi che tutti dormivano, entrai in camera dove mia sorella grande dormiva e lentamente cercai il pigiama.
Quando fu il momento di mettersi in pigiama notai che avevo ancora il giubbotto di Thomas addosso, ecco da dove proveniva il suo profumo.
Credevo addirittura di essere diventata pazza.
Lo tolsi e lo strinsi annusandolo lentamente e lasciando che il suo profumo m'inebriasse i sensi.
Lo posai sulla sedia 'dei vestiti' e andai a dormire con un sorriso a trentadue denti.
C'era speranza di rivederlo.

Spazio Autrice.
Hola gentee!
Questo è il primo capitolo, spero che vi piaccia.
Se vi piace cliccate su quel benedetto tastino con la stellina che io sono contenta😂
Detto questo mi dileguo, faccio il prossimo capitolo a breve.
Besos.

Save Me. •Thomas Bocchimpani•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora