Capitolo Sette.

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"Sei il mio sogno più grande."

Alice POV'S
Ad un tratto sentii le braccia di Thomas scivolare lungo il mio corpo minuto e sciogliere l'abbraccio.
-Che succede?- gli chiesi con aria interrogativa.
-Sta arrivando qualcuno, vieni chiudiamoci in bagno.- disse improvvisamente tirandomi per il braccio ed entrando nella stanza per poi chiudere la porta alle sue spalle.
A quanto pare i passi erano di Elisa, poiché il suo profumo iniziava ad arieggiare nella stanza.
Continuavo insistentemente a fissare la porta, ero spaventata a tal punto che se avessi sentito anche un piccolo rumore sarei balzata in aria.
Con la coda dell'occhio notai che Thomas non smetteva di guardarmi, avevo le gote rosso fuoco.
Sentivamo ancora passi, si facevano sempre più vicini.
Presi la mano a Thomas immediatamente e indietreggiai.
Lui aveva gli occhi sbarrati e mi strinse la mano girandosi verso di me con un lieve sorriso sul volto.
L'ansia cresceva.
Non sentivamo più alcun rumore, solo il profumo di Elisa sempre più riconoscibile.
Passarono circa cinque minuti in quella posizione.
Indietreggiai ancora e inciampai in un orecchino, Thomas mi prese al volo e quando stetti per gridare mi mise una mano sulla bocca.
La mia mano passò dallo stringere la sua ad afferrare l'avambraccio.
Era come se si stesse avvicinando sempre di più, sentivamo il rumore dei suoi tacchi.
Ad un certo punto la maniglia si abbassò lentamente e...
-ELISA TI STA SQUILLANDO IL TELEFONO, È LO ZIO!- gridò il padre di Thomas e i passi si fecero sempre più lontani fino a scomparire.
Io e Thomas tirammo un sospiro di sollievo enorme e lo abbracciai di nuovo.
-È meglio se torno a tavola.- gli dissi non sciogliendo l'abbraccio.
-Già.- fece lui.
Ci staccammo e uscii pian piano dal bagno fino a raggiungere la cucina con un finto sorriso.

***

Era notte fonda ed ero finalmente a casa mia, nel mio adorato letto.
Non riuscivo a dormire, continuavo a pensare al profumo inconfondibile di Thomas e ai lunghi abbracci che ci eravamo dati.
Il pensiero di noi, di me e Thomas mi tormentava ormai da qualche ora e non accennava ad andare via dalla testa.
Guardavo insistentemente il telefono aspettando anche un minimo messaggio.
Ma chi volevo prendere in giro, erano le tre e mezza di notte, Thomas dormiva a quell'ora.
Così arresa spensi la luce dell'abat-jour e chiusi gli occhi sperando di cadere nel sonno.
06.50
Purtroppo la mattina dopo non fu uno spasso lasciare il letto, anzi mia madre prese seriamente in considerazione l'idea di trascinarmi da casa a scuola con tutto il pigiama addosso.
Così prima di scendere di casa presi una tachipirina evitando eventuali mal di testa strazianti.
Una volta salita sul pullman non vidi Elisa, la cosa mi scioccava abbastanza poiché lei era sempre in orario e non faceva quasi mai assenze.
Così mentre aspettavo che le porte del bus si chiudessero un ragazzo dal sorriso contagioso si fermò davanti a me.
-Posso sedermi?- domandò sempre con il sorrisetto.
Per un attimo esitai ma guardandomi intorno capii che Elisa non c'era e non sarebbe arrivata.
Annuii.
Il ragazzo dai capelli lunghi e mossi si sedette e si mise gli auricolari ignorandomi completamente.
Feci finta di niente girando il capo verso il finestrino e osservando il tragitto ormai imparato a memoria da anni.
Ad un tratto sentii chiamare il mio nome e mi girai, mi porse una cuffietta ed io sorrisi mettendola.
Pensai che quella mattina Jeremy non si era fatto vivo, ma riconobbi anche che il giorno prima non gli avevo risposto ai messaggi, l'avevo liquidato al telefono per parlare con Thomas, quindi avrà avuto i suoi buoni motivi.
Per tutto il tragitto stetti ad ascoltare musica con Sebastian, così si chiamava il ragazzo in questione accanto a me nel bus.
Era simpatico e anche carino.
Corsi velocemente fino ad arrivare davanti alla porta della mia aula per poi prendere un gran respiro.
La voglia di entrare in classe era pari a zero, ma dovevo farlo.
Posai la mano sulla maniglia e l'abbassai lentamente fino a scoprire i volti dei miei compagni di classe rivolti verso di me.
-Sempre in ritardo lei eh!- si lamentò la professoressa.
-Mi scusi professoressa.- dissi andandomi a sedere vicino a Elisa che sembrava non gradire affatto la mia presenza.
E dopo una sonora sgridata della professoressa riuscii a starmene lì in pace vicino alla mia "migliore amica".
11.55
L'ora di matematica stava per finire.
Alzai la mano e richiamando l'attenzione della prof che girò il capo verso di me in attesa della mia domanda.
-Professoressa posso andare in bagn- non mi fece terminare la frase, m'interruppe.
-Scusami Alice puoi venire un attimo qui?- domandò ignorando completamente la mia domanda.
Io annuii e la raggiunsi alla cattedra.
-Puoi andare a prendere il mio registro dal laboratorio di musica per favore?-
-Certo.- dissi con un lieve sorriso.
Quando mi stetti per girare e andare dritta verso il laboratorio di musica la sua voce mi bloccò ancora.
-Ah un'altra cosa, ti vedo molto stanca in questi giorni...c'è qualcosa che non va?-
Quando mi porse quella domanda mi venne un colpo, non avevo la più pallida idea di cosa inventarmi.
Così feci finta di niente e abbozzai un sorriso poco convinto, ma che le bastò per credermi.
-No, va tutto bene professoressa.- dissi con fermezza, anche se non potevo sbagliarmi di più.
Lei sorrise annuendo ed io finalmente uscii dall'aula chiudendo la porta alle mie spalle.
Tirai un sospiro di sollievo e uscii il telefono dalla tasca.
Nella barra messaggi:

Jeremy❤️:
Ehi scusami se oggi non mi sono fatto vivo, è solo che volevo farti una sorpresa. Questa sorpresa ti aspetta fuori scuola alle 14😘

Mamma💁🏻:
Tesoro avevo dimenticato di avvisarti, oggi non ci sono tutto il giorno sono con Alex. Buona scuola ninni😘

Sbuffai sonoramente leggendo gli ultimi messaggi.
Mia madre a quel punto passava più tempo con Alex che con me, mi sentivo un tantino trascurata.
Sapevo che si preoccupava per me, che mi trattava come una principessa, ma la sentivo quasi...distante.
Rimisi il telefono in tasca non calcolando né mia madre e né Jeremy.
Non ero in vena di sorprese, tanto meno davanti a mezza scuola.
Camminai lentamente sperando di non arrivare mai nel laboratorio, così da non dover tornare in classe.
Ma quando lo raggiunsi fui costretta ad entrarci velocemente, o qualcuno avrebbe pensato che fossi sgattaiolata lì per noia o ancora più follemente per rubare qualcosa.
Appena entrai nella stanza mi diressi su uno dei banchi dov'era posato il registro.
Accanto ad esso c'era una bellissima chitarra.
Feci una pazzia, presi la chitarra e mi sedetti ad un banco iniziando a suonare la prima canzone che mi venne in mente, A Thousand Years.
Passarono alcuni secondi prima di riuscire.immergermi in quella melodia tanto dolce e profonda.
Il mio sguardo si ritraeva nel vuoto, il mio cuore batteva all'impazzata, ero completamente persa.
C'ero solo io, solo quella melodia che risuonava nell'aria, quando cantavo era così, ero libera.
Appena pronunciai le ultime parole della canzone, sentii battere le mani.
Mi girai di scatto e vidi Thomas.
Persi dieci anni di vita.
-Ti ho spaventata?- domandò venendo a sedersi vicino a me.
Una scarica di brividi mi pervase, tutta colpa sua.
-Abbastanza...- dissi abbassando lo sguardo per non guardando negli occhi nuovamente, mi ci sarei persa ancora e non andava bene.
-Sei molto brava.- affermò sorridendo il moro.
-Non è vero. Io canto per me, non per gli altri. Non ho mai pensato che il canto potesse diventare una cosa seria...capisci?- incatenai i miei occhi ai suoi, avevo voglia di baciarlo. Ancora.
-Sai...anche io canto. Possiamo provare qualcosa insieme se vuoi...- chiese ma io scossi il capo immediatamente.
Presi il registro e posai la chitarra sul banco.
-Ora devo andare.- dissi voltandomi e iniziando a camminare.
-La prossima volta non mi scappi eh!- esordì il ragazzo dal ciuffo artistico.
Mi scappò una risatina prima bdi tornare a camminare per portare il registro in classe.

Spazio Autrice.
Finalmente ho pubblicato, non avevo proprio idea di cosa scrivere per il settimo HAHAHAH.
Mi metto a lavoro per portarvi l'ottavo al più presto.
Dell'eliminazione di Thomas non ho da dire tanto, anzi sì in realtà.
Ma poi il poema ve lo scrivo più in là che ancora mi viene da piangere al pensiero.
Oggi guardando il daytime di quando è andato via dalla casetta e di quando ha parlato del suo percorso ho pianto.
Ceh, in realtà sto piangendo da una settimana, da quando ho saputo che andava via.
Comunque sono contentissima perché siamo quasi a quattromila visualizzazioni e adoro!
Vi amo troppo giuro.
L'unica cosa...vorrei sentirvi sui commenti che mi piacciono un casino.
E nulla io mi dileguo come al solito.
Besos.

Save Me. •Thomas Bocchimpani•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora