Il Sangue e il Bambino

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Arrivai a casa tardi, essendomi fermato più e più volte, convinto di aver visto tra gli alberi qualcosa. Ma ovviamente era soltanto la mia fantasia, ragionai. Nessun uomo si trovava lì. E in fondo avevo ragione: non c'erano uomini lì. Ma c'erano stati. Tra quelle fronde era avvenuto qualcosa, ne avevo sentore già allora. Arrivato a casa, andai subito a letto, dove trovai Alyssa che mi stava aspettando. Ovviamente non ero dell'umore giusto per una nottata romantica.
Fu il giorno seguente che venni a conoscenza di ciò che la sera prima aveva causato quello strano episodio. E fu anche allora che iniziai a collegare i vari fatti, primo tra tutti quello avvenuto vent'anni prima in quel luna park. Esattamente nei pressi della zona in cui mi trovavo vi era una fattoria, appartenente ad un certo signor R. Era una grossa tenuta, con decine di capi di bestiame. Quale non fu la mia sorpresa e il mio turbamento quando lessi sul giornale il titolo "Uccisi 15 capi di bestiame in una fattoria di L." L'articolo, in poche parole, diceva questo: il signor R. aveva trovato all'alba quindici mucche sgozzate, alcune delle quali in maniera brutale. Su di una erano stati trovati strani segni, cerchi, linee concentriche e figure non meglio identificabili. La cosa inquietante era che nella sua bocca era stata rinvenuta una carta dei tarocchi, la stessa trovata nella tasca dell'uomo impiccatosi alla giostra e affianco al buon B.. Quest'ultima informazione la appresi sempre dal giornale: Sarah S. non mi aveva detto della cosa. Quella vibrazione nel terreno? Cosa diavolo significava? Ero invischiato in qualcosa di macabro, in un gioco dannato. Mi sentivo una pedina in mano ad un abile e diabolico giocatore. Ovviamente quel giorno stesso decisi che restare ancora ad L. sarebbe stato un grave azzardo. Il mio ritorno non aveva portato nulla di buono e adesso il mio timore riguardava Lily. Non si poteva più rimanere in quel posto. Nei prossimi giorni saremmo dovuti andarcene.
Al lavoro non si parlava d'altro che del macabro evento successo alla fattoria del signor R. Qualche folle assassinio, anzi forse una banda intera di assassini legati a chissà quali ideali satanici, si aggirava per la città. I due omicidi e la strage degli animali erano avvenuti a distanza considerevole. Tra il primo e il secondo erano passati circa tredici anni, tra questo e la strage otto. Seguendo questa logica, il prossimo sarebbe dovuto avvenire dopo qualche anno, ma la cosa non andò così. Il rispetto della logica non era affatto importante per loro. La logica... parola vuota... qui che senso ha la logica? La logica è andata a farsi fottere quel giorno stesso in cui i cani abbaiavano alla luna nella tasca di un uomo che penzolava dalla giostra. E qui, desolazione... desolazione insensata e fredda.
Capii che non potevo più ignorare il mio coinvolgimento nella faccenda. Per qualche strano motivo, c'ero dentro fino al collo. Non ero mai stato incline al sovrannaturale. Mi piacevano le storie fantasiose, ma pensavo che nella vita reale non avesse senso parlare di sovrannaturale. Ero un razionalista, senza fede, senza superstizioni. Ma ora? Dopo tutto quello che ho passato, nulla mi può stupire più... ma ritorniamo indietro.
In ufficio, dicevo, non si parlava d'altro. Già quella mattina mi misi all'opera. Era necessario trascurare il lavoro pur di capire qualcosa su ciò che era successo e stava succedendo. Andai all'archivio e chiesi tutti i giornali relativi ai due omicidi avvenuti ad L. Fu un lavoro lungo e alla fine non ricavai molte informazioni che già non avessi. L'uomo ucciso nel luna park si chiamava Anthony J. ed era un vigile. Un uomo ligio al dovere, che non si era mai immischiato in faccende losche. Il vecchio B. era stato ritrovato mutilato in una vecchia casa di legno abbandonata nei pressi di N. Street. Lo spettacolo a quanto pare era a dir poco raccapricciante. Gli arti erano stati ritrovati qualche giorno dopo seppelliti in una buca nel bosco, a parecchia distanza dalla casa. Ma scoprii anche un nuovo elemento: entrambi erano stati ritrovati con una strana espressione sul volto. Sembravano infatti sorridere sardonicamente. Gli articoli insistevano sul fatto che tutti i medici interpellati non riuscivano affatto a spiegarsi la cosa. Gli uomini erano morti mentre sorridevano in quella maniera? La cosa non sembrava probabile. Anthony J. era stato ucciso per impiccagione e doveva essersi ben reso conto di ciò che gli stava per succedere. Il signor B. doveva esser stato assassinato da qualche parte nel percorso tra l'azienda e casa sua e le tracce sembravano indicare che fosse stato colpito numerose volte con una lama, forse una spada, al torace. I colpi erano stati branditi davanti: quale vittima si metterebbe a sorridere ironicamente mentre viene pugnalata?
Ho dolore alle mani... ma devo continuare. Non posso lasciare proprio ora.
Quella sera sulla via del ritorno mi fermai sul posto dove la sera prima era successo quello strano episodio. L'aria era straordinariamente soffocante. Mi addentrai questa volta nel bosco. Quella faccenda doveva chiarirsi. Mi incamminai negli alberi, seguendo la strada, osservando attentamente ogni singolo tronco. Poi mi addentrai ancora di più e mi voltai ad esaminare le file di alberi che prima non avevo osservato. Fu lì che vidi il bambino. Mi prese quasi un colpo. Stava lì, accucciato ai piedi di un grosso albero, con le braccia strette attorno alle ginocchia e lo sguardo abbassato. Addosso aveva dei vestiti sdruciti. A passo lento iniziai ad avvicinarmi.
"Ehi, chi sei?" dissi ad alta voce "Mi senti? Cosa ci fai qui nel bosco?"
Nessuna risposta.
"Dove sono i tuoi genitori? Cosa ti è successo?"
Nulla.
Intanto era arrivato a pochi passi da lui. Intorno all'albero vidi dei fazzoletti insudiciati e ai suoi piedi una catenella d'argento. Poi notai il disegno sul tronco. Proprio sulla testa chinata del bambino, che era completamente in ombra, vidi chiaramente, sebbene la luce solare fosse ormai debolissima, una linea circolare. All'interno di essa vi era un cuore. Non un cuore in senso metaforico, quelli che si utilizzano per indicare l'amore, ma proprio un cuore nelle sue caratteristiche anatomiche. Era inciso nel legno con straordinaria abilità. Su di esso erano stati persino abbozzati i vasi sanguigni più importanti. Sopra il cerchio una scritta: RITORNO. Passai non più di dieci secondi ad osservare il cuore, poi mi chinai per osservare il bambino. Mentre mi chinavo, tentai un ultima volta di farlo destare.
"Ehi, cosa ci fai q..." La frase mi morì sulle labbra.
Ora vedevo chiaramente il volto del bambino, posto che si potesse ancora definirlo volto. Non posso dire cosa vidi... solo a pensarci ancora ora il mio stomaco trema. La mutilazione che il volto di quel povero bambino aveva dovuto subire va al di là della mia sopportazione mentale... non posso descriverla, né ne ho motivo. Turberei soltanto le vostre notti. Basti dire che con chissà quali strumenti perversi la sua faccia era stata ridotta ad una grottesca imitazione di una marionetta. Una di quelle marionette prive di sguardo e di elementi caratterizzanti. Inequivocabile era però il sorriso sarcastico creato dal sangue. La mia prima reazione fu di disgusto. Mi voltai e vomitai tutto il pranzo. Dopodiché, con una straordinaria forza di volontà, tornai ad osservare la scena. Vidi, dietro il tronco, dove prima non avevo guardato, una carta. Senza neanche osservarla capii cosa vi era disegnato sopra. Mi alzai. Voltai lo sguardo ad esaminare la boscaglia. Dovevo chiamare subito qualcuno. Fu allora che una mano si posò sulla mia schiena. Urlai.
Nel momento esatto in cui sentii la mano toccare la base della mia schiena ebbi l'orribile sensazione che il mio cuore si fosse fermato. Dovetti fare appello a tutto il mio coraggio per riuscire a voltarmi per scorgere la persona a cui apparteneva quella fredda mano. Era il bambino. Ora stava piangendo copiosamente. In quell'istante pensai che doveva essere un bambino abbastanza carino, di sette o otto anni. Ma quelle orribili ferite gli avevano portato via tutta la grazia che doveva avere non molto tempo prima, dato che esse erano evidentemente ancora abbastanza fresche. Cercai di aiutarlo (e non so come feci a sopportare la vista del suo volto... ma sono sempre stato un uomo pronto ad aiutare in qualsiasi eventualità), ma subito dopo aver smesso di piangere perse i sensi e si accasciò a terra. Era messo molto male. Fu lì che mi sorse il dubbio. Cosa avrei dovuto fare ora? Aiutare il bambino fu l'unica risposta che fui in grado di darmi. Non potevo abbandonarlo al suo destino, non dopo tutto quello che aveva passato. Non potevo però nemmeno portarlo in ospedale così facilmente. Sarei stato accusato di aver provocato io quelle spaventose ferite e molto probabilmente sarei finito sulla sedia elettrica oppure in carcere a vita. Andy. Sì, l'idea di portarlo da Andy non era niente male. Mi avrebbe aiutato a curare il bambino e a restituirlo alla sua famiglia. Egli era un medico di base. Presi il corpo in spalla e mi diressi verso la mia Dodge. Dopo mezz'ora di strada mi ritrovai davanti alla casa di Andy.

Il Terrore dell'Ultima LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora