Mi risvegliai ore dopo, in un posto freddo e oscuro, legato ad una sedia dalla testa ai piedi. Quando aprii gli occhi, vidi subito dei raggi di luce che provenivano dall'alto. Giungevano da alcune sottilissime fenditure poste sul muro alla mia destra ed illuminavano una parte del suolo sterrato. Tutto il resto era nell'oscurità più assoluta. In bocca avevo una benda, che mi impediva di produrre alcun suono. I polsi e le caviglie mi erano state strette in maniera bruta e sentivo quasi entrare le corde nella pelle. Il dolore era preoccupante. Per di più la testa mi pulsava e sembrava che qualcuno mi avesse sbattuto come un uovo. Aspettate. Di nuovo quel rumore... non vedo nessuno, eppure... sono qui. Lo so con certezza. Ma perché non fanno nulla? Basta...
Ricordai tutto quello che era avvenuto nel giro di pochi secondi. Andy. Era stato certamente lui a sedarmi. Mi ero fidato del mio vecchio amico come uno sciocco. Le persone cambiano in vent'anni, cretino. Che fosse invischiato in tutta quella storia era ormai scontato. Il bambino? Che ne aveva fatto? Doveva esser stato lui a compiere quegli omicidi. Ma Andy, come aveva potuto? Andy compiere degli omicidi? La cosa era assolutamente inconcepibile. Ricordavo Andy T. come il ragazzo più buono della scuola, pronto ad aiutare chiunque. Ricordavo quando aveva salvato quel rompiscatole di Jack dalla punizione che gli sarebbe toccata se il preside avesse scoperto che aveva distrutto la finestra della classe. Andy riuscì a circuire in maniera abilissima il corpo docenti e lo fece senza esitazioni: il suo senso del dovere era alto ma ancora più alta era la sua attitudine ad aiutare gli amici in difficoltà. Ricordavo con ancora più chiarezza l'episodio di Samuel H., nel quale Andy aveva forse dimostrato maggiormente la sua bontà d'animo e il suo senso di giustizia. Nel cortile un gruppetto di bulli aveva aggredito il povero Samuel additandolo come "frocio", "checcha" e con altri appellativi del genere. Erano tempi in cui alla gente non fregava molto di diritti civili e robe del genere. Se eri omosessuale e incappavi in una banda di teppisti, erano cavoli tuoi. I professori facevano finta di non vedere, così come i compagni. Neanche gli agenti di polizia sembravano farsi troppi problemi e ovviamente i sacerdoti di turno (e i cristianissimi giudici d'America) non lo dicevano apertamente, ma ritenevano molto utile la punizione inflitta ai sodomiti. Eppure Andy T., lo stesso uomo che ora mi aveva sequestrato e che molto probabilmente aveva collaborato a quegli assassinii efferati, aveva difeso a suon di pugni Samuel. Era rimasto con un occhio nero per alcune settimane. E ora? Ora si rivelava un assassino, una belva umana, un satanista, uno psicopatico uscito da un romanzo di Robert Bloch. Al confronto tutti gli omofobi e i fanatici della "pura razza bianca" e gli uomini che bastonano le mogli apparivano dei simpatici amiconi. La cosa che più mi faceva rabbrividire era tutto ciò che ruotava attorno agli omicidi: i segni a sangue, l'amputazione degli arti, i tarocchi... quei diabolici simboli mi facevano venire la pelle d'oca solo a pensarci. E in realtà ancora ora, quando ci penso... ma ora il mio esaurimento nervoso è totale. Ho i nervi a fior di pelle, ho dolore ovunque, tremo... Si può dire che non vivo più... ormai rimango lucido soltanto per scrivere, scrivere, scrivere... devo continuare. Non mi rimane molto altro tempo. Se non verranno, se non si decideranno a uccidermi, morirò comunque d'inedia. E poi, dentro, sono morto da un pezzo.
Non so quanto rimasi lì in preda al dolore e ai contorti pensieri di un sequestrato. Il senso del tempo in quelle situazioni si perde. Il tempo. È azzardato dire che esso sia oggettivo... non crediate io stia semplicemente facendo delle disquisizioni filosofiche. Il tempo è soggettivo. È letteralmente così, non è una metafora. D'altronde qualche fisico lo disse già qualche decennio fa: il tempo è plastico o una cosa del genere. Poi ci fu Einstein che disse anche che tutto è relativo. Ora lo so con certezza... e la cosa non è rassicurante... ma a breve vi dirò anche di questo. Lasciate che segua l'ordine. Solo così posso illudermi che ci sia un senso in tutto ciò... solo ricostruendo dettagliatamente le mie ultime settimane di vita posso ritrovare il filo che lega tutto. Ammesso che un tale filo esista, e ormai ne dubito.
Rimasi lì, dicevo, per un tempo indeterminato. Qualche ora (o minuti?) dopo il risveglio, mi assopii nuovamente. Feci strani sogni, o meglio incubi. Boschi intricati sul far della sera, nei quali si annidava qualcosa che non vedevo e sentivo, ma che percepivo chiaramente. Laghi sommersi da cui improvvisamente riaffioravano visi morti: mio padre, il vecchio John S., il signor B. e altri a me sconosciuti. Ovviamente sognai anche il bambino. Era crocifisso stavolta, crocifisso ad un'alta croce piantata al centro di una radura nel bosco. A terra nebbia, che nascondeva per un metro e mezzo il sottobosco. Lì sotto c'era qualcosa. Anche stavolta ne avevo percezione chiara. Qualcosa strisciava, strisciava, strisciava... quando sentii sui piedi nudi la fredda e viscida pelle di qualcosa. Mi svegliai di soprassalto.
Non notai subito che c'era qualcosa di diverso nella stanza. Soltanto qualche secondo dopo razionalizzai il fatto che davanti a me c'era qualcuno. Ebbi una reazione emotiva fortissima e sentii la sedia muoversi improvvisamente all'indietro. La cosa ovviamente vi sembrerà impossibile e sarebbe dovuta apparire impossibile anche a me allora. Ma non ebbi tempo per ragionare sulla cosa. Il fatto però lo registrai: la sedia si era mossa di mezzo metro all'indietro. Il battito del mio cuore era velocissimo. Studiai meglio la figura che mi stava davanti. Era un uomo o forse una donna, incappucciato, estremamente alto, forse due metri, e portava addosso una lunga tunica nera. In mano aveva una candela, che emetteva una luce talmente flebile da impedirmi di osservare il suo viso, tra l'altro già nascosto quasi del tutto dalle pieghe del cappuccio. Sul petto una catenina rifletteva la luce della candela, ma non riuscii ad osservarla meglio. Notai in quello stesso momento che la luce solare che proveniva dall'alto era scomparsa. Doveva essere notte.
L'uomo davanti a me iniziò ad avvicinarsi, lentamente. Era estremamente silenzioso. A mala pena riuscivo a cogliere un fruscio, un fruscio muto, talmente muto che pensai fosse il ronzio che a tutti noi può capitare di sentire nelle orecchie quando vi è troppo silenzio. Da dove era entrato quell'uomo? Non vedevo porte, né d'altronde, se ci fossero state, la fioca luce della candela mi avrebbe permesso di vederle.
Giunto a pochi passi da me l'individuo, che a questo punto riconobbi come un uomo, parlò.
"Spero che abbia gradito la residenza nella nostra sala degli ospiti, signor W.". Il suo tono di voce era estremamente cupo. Sicuramente non era Andy. "Spero gradirà anche il rinfresco". Solo dopo che ebbe proferito la sua fredda ed ironica frase notai che nell'altra mano l'uomo portava un vassoio, sul quale erano ammucchiati pezzi di pane raffermo e una caraffa d'acqua. Posò il vassoio e la candela a terra, poi venne dietro di me. Tremavo ancora. Mi slegò la benda.
"Dove sono?" urlai in preda al terrore "Che cosa mi avete fatto? Aiuto! Qualcuno mi aiuti!"
"Nessuno ti sentirà qui. Qui solo la morte potrà udirti. E la morte non esaudisce le richieste come noi vorremmo. Le sue regole sono diverse dalle nostre... e a volte spiacevoli".
Sentii improvvisamente un brivido. Mi venne la pelle d'oca. La sua voce era agghiacciante.
"Ora mangerai e berrai. Dopodiché parlerai col Maestro".
"Q-quale maestro?" balbettai.
L'uomo non rispose subito. Afferrò da terra la caraffa e mi rovesciò acqua in bocca. Sulle prime rischiai di soffocare, poi riuscii a deglutire. Prese del pane e me lo inserì forzatamente in gola. A fatica riuscii a masticarlo e a mandarlo giù. A quel punto riprese la candela, il vassoio e si allontanò. Mentre procedeva volgendomi le spalle parlò.
"Il Maestro, il Maestro. Lo scoprirai presto. Dopo tanto tempo finalmente l'ora è venuta. Ma la pazienza è stata ben ricompensata". L'uomo ridacchiò sommessamente. "Sì... ben ricompensata".
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Il Terrore dell'Ultima Luna
HorrorTim è un uomo comune. O almeno così crede. Da bambino ha vissuto una strana e inquietante esperienza, ma l'ha dimenticata. Oggi ritorna nella sua città natale, dove capita una strana serie di omicidi. Tim cadrà in un vortice d'orrore e disperazione...