Un tremendo mal di testa mi fece riaprire gli occhi, ma ancora non ero in grado di comprendere quello che essi mi trasmettevano. La vista era sdoppiata e sfocata, l'unica cosa riconoscibile era un colore rosso che contraddistingueva l'ambiente circostante. Cercai di alzarmi. Appena la mia mano accennò ad un minimo movimento fu bloccata. Maledizione, ero di nuovo legato, e chissà questa volta come ne sarei uscito, anzi, se ne sarei uscito. Alzai la testa che ancora pulsava di un dolore lancinante per controllare il luogo della mia ennesima prigionia. Notai che anche i miei piedi erano legati a terra. Che cosa volevano da me questa volta? Per terra dove giacevo, ora che la mia vista era leggermente migliorata, illuminate dalla luce della candele che mi circondavano, le vedevo con chiarezza: lunghe linee sinuose di un colore che a primo impatto mi sembrò nero. Intuitivamente avrei detto che la figura su cui ero stato incatenato era un ragno, ma avevo notato alcune linee fuori posto per essere un ragno così come lo conosco io. Ora invece ricollego tutto: non era un ragno, ma un granchio. Lo stesso che si trova su quella maledetta carta dei tarocchi. Da dietro la mia testa una voce tuonò:
"È sveglio. Preparatelo".
Due uomini con indosso dei grossi guantoni si affrettarono a prendere una ciotola su un tavolo apparentemente marcio posto davanti ai miei piedi.
La stessa voce rauca di prima ritornò a farsi sentire:
"Che il rito abbia inizio. Molto tempo è passato e tante vite si sono sacrificate affinché questo sia potuto accadere. L'ora del Maestro si sta avvicinando, la sua ora è vicina".
I due uomini di prima iniziarono a versare il contentuto della ciotola sulle mie gambe. Sentii la pelle sfrigolare ed incollarsi ai pantaloni che avevo addosso. Iniziai a gridare a squarciagola dal dolore mentre sentivo le gambe dimenarsi e contorcersi per il calore a cui erano state sottoposte. Un odore dolciastro si levo nell'aria putrida di quel posto. Era argento fuso. I bastardi mi avevano versato argento fuso sulle gambe. Il dolore era lancinante, tanto lancinante che ad un certo punto non sentii più con chiarezza. Alzai la testa per guardare lo stato delle mie gambe. Era pietoso. La pelle dal rosso ora stava sfumando verso il nero per la carbonizazzione della cute, e vistose vesciche iniziavano ad apparire. La mia testa, forse per istinto di autoconservazione, si rifiutò di assistere ulteriormente a quello spettacolo indegno e si lasciò cadere all'indietro. Avevo finito persino il fiato in gola, non riuscivo piu a pronunciare una parola. Ero in totale balìa di quelle persone e non avevo nemmeno la forza di protestare. C'era il silenzio assoluto. Solo lo schioppettare della mia pelle e dei miei muscoli che si andavano sciogliendo.
"Il rito è quasi compiuto. La tua morte sarà ricordata per tutto l'avvenire, Timothy W.".
Ora i due tizi erano intenzionati a spostarsi verso le cosce e la zona pelvica. Avevo perso le speranze ormai. Era finita. Questa volta era finita per davvero. Stavo aspettando il mio epilogo, che tra tutto quel dolore non era poi una prospettiva tanto spiacevole.
Ma di nuovo la sorte, o chiunque sia stato, intervenne.
Il contenuto della ciotola iniziò a traballare vistosamente. Un grido si levò alla mia sinistra. Era tutto mosso. I miei due aguzzini lasciarono cadere la ciotola e si indirizzarono verso il loro capo, che ora aveva sul volto un espressione di terrore. Oh sì, riuscivo a vedere nei suoi occhi il terrore, pervaderlo, imposessarsi della sua mente e gettarlo nel panico più assoluto.
Si era ridotto tutto ad un caos universale, la porta iniziò a cigolare, le finestre vibravano come foglie mosse dal vento. Gli oggetti poggiati su quel tavolo marcio iniziarono a cadere uno dopo l'altro con secchi tonfi: candele, catenine, strane polveri. Un'esplosione. Era la finestra che non aveva sopportato più le vibrazioni a cui era sottoposta. Una coltre di polvere iniziò a sollevarsi da terra oscurando la fievole luce della stanza. Ma io nel profondo della mia mente sapevo cosa stava accadendo, sapevo che qualcosa mi avrebbe protetto, o per meglio dire, ora che sono qui, mi avrebbe condannato. Era il terremoto. Ma questa volta non era solo nelle mia mente, era vero. Stava accadendo veramente. Dopo i primi secondi di caos assoluto sentii che pian piano la testa iniziava a girarmi. Ora ero confuso e spaventato. Una voce distorta gridò contro di me:
"Maledetto! Hai interferito col rito! Ora sarai condannato alla soffernza eterna, tutti noi saremo condannati!"
Sentivo la testa leggera, e gli oggetti intorno a me sembravano muoversi a rallentatore. Era tutto così surreale. Dal fondo della stanza si profilò una luce. Una calda e piacevole luce che si avvicinava verso di me, mi dava sicurezza, mi rilassava. Che sciocco. Quella luce è la luce piu oscura e malvagia che questo universo può avere! È la luce del Male che ti persuade, ti inganna... Ma in quel momento sembrava l'unica cosa che poteva tirarmi fuori di lì. Mi lasciai andare completamente. Chiusi gli occhi e aspettai che la luce mi inghiottisse.
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Il Terrore dell'Ultima Luna
HorrorTim è un uomo comune. O almeno così crede. Da bambino ha vissuto una strana e inquietante esperienza, ma l'ha dimenticata. Oggi ritorna nella sua città natale, dove capita una strana serie di omicidi. Tim cadrà in un vortice d'orrore e disperazione...