Maestro

3 0 0
                                    

Non so descrivere ciò che successe subito dopo. O meglio, non so descriverlo in maniera chiara. Aspettate! Di nuovo... No, sono sempre e solo i miei nervi.
Caddi in un caleidoscopio di colori, di forme, di suoni, di odori, di sapori, di sensazioni tattili e di molte altre cose. Cose che sfuggono alla comprensione, che trascendono i sensi. Provai cosa vuol dire avere più sensi del normale. Ve lo immaginerete bello, appagante: chissà come è incantevole poter sentire l'Universo e la sua grandezza, la sua bellezza... ma non è così. L'Universo è grande, ma non bello. Conoscerlo nelle sue propaggini più sostanziali non vuol dire essere potenti, o appagati o felici. Oh no... la cosa è molto diversa. Vuol dire essere trasportati per sentieri senza meta, essere sballottati nel caos delle sensazioni, essere annientati dal cosmo multiforme e dalle sue emissioni energetiche. Vuol dire annichilirsi, essere sommersi da un'onda infinita, essere schiacciati da un incommensurabile mare in tempesta. Vuol dire tutto ciò e molto altro che non posso dire. Anche se volessi, non potrei esprimere il Caos. L'ordine che sognavano i filosofi non esiste, ve lo assicuro. C'è solo la confusione di infinite percezioni e lo spaesamento assoluto. Mi immersi nel Tutto e ne restai sconvolto. In questo momento, come in tutti i momenti seguiti al Caos, la mia mente non è sana. Sono in grado di scrivere, anzi... i miei sensi si sono acuiti e la mia velocità è aumentata. Ma l'equilibrio psichico è finito. L'uomo non deve conoscere certe cose. E non è narrativa, è la pura verità. Qualcuno aveva capito questa verità, qualcuno di quegli autori sociofobici... ma nessuno può capire quanto sia vera finché non si affaccia sull'Abisso del Tutto e del Niente, dell'Unità e della Molteplicità, dell'Esistenza e dell'Inesistenza. Lì tutto ciò coincide. Nessuno, dicevo, può immaginarlo finché non lo vede, non lo sente, non lo prova. E che nessuno lo debba mai fare! Spero di essere l'unico ad aver avuto una tale esperienza, e spero anche di rimanere tale.
Fu allora che lui mi afferrò. Non so quanto questo termine sia corretto. Potrei dire che mi stritolò, mi prese, mi inglobò, mi ghermì. Nessuno di questi termini potrebbe far capire ciò che avvenne. Lì, nel multiforme caos del cosmo, lui mi fece suo e per qualche istante mi sentii annullato nella sua vastità. Ma io non sono una persona normale... sapete, l'ho capito da tempo... la sedia che si mosse, il terremoto... io sono qualcosa che ha a che fare con queste assurdità cosmiche. Non so cosa di preciso. Le situazioni al limite della follia mi rendono capace di cose... che nessuno potrebbe fare. Fu per questo credo che mi gettarono quel metallo fuso addosso. Sia per qualche strana ritualità demoniaca, sia per risvegliare qualcosa in me... e per sfruttarla. Ma non ci sono riusciti, ho interferito. Ho salvato l'umanità? L'ho condannata? Non sono capace di dirlo. Non so neanche cosa avessero intenzione di fare con quel rito... ma certamente lui, il Maestro, era il fulcro.
"Chi sei? Cosa vuoi da me? Per l'amor di Dio, lasciami libero!" urlai o pensai. Non so come spiegarlo, ma furono queste frasi che lanciai fuori dalla mia mente e dal mio corpo. Forse erano in un'altra lingua, forse erano pensieri elevatisi al di là della comprensione finita degli esseri viventi... non lo so, né lo saprò mai. So solo che lui capì. E rispose. Tutte le voci dell'Inferno e dei mondi mi risuonarono nella mente, nelle orecchie e nelle budella. Quello fu, penso, il colpo micidiale. La mia sopportazione finì.
"Dio... quella parola tanto cara a voi umani. Siete disposti a rinunciare a tutto pur di essere fedeli a Dio. Dov'è ora il vostro Dio? Ora risponderò alla tua prima domanda. Chi sono io? Sul tuo mondo mi hanno attribuito vari appellativi. Sono Shiva per gli indù, sono Satana e Lucifero per i cristiani, sono Iblis per gli islamici, sono Angra Mainyu, Ade, Azazel, Pan, Mara, Seth e Nyarlathothep. Come vedi ho molti nomi, ma per te sono la fine. Ho aspettato a lungo questo momento. Sai, voi esseri umani mi avete sempre incuriosito. Siete delle creature bizzarre. Avete sempre bisogno di sapere che esiste qualcuno che vi protegge e che vi sorveglia. Vi basta questo. Credete ciecamente che se farete i bravi una volta morti sarete ricompensati. Vivete di illusioni. La morte è la fine. Non esistono ricompense né premi né punizioni una volta morti. Vi ho osservato a lungo. Vi considerate gli esseri supremi su questo mondo. Volete assomigliare a Dio, quel Dio chimerico che vi siete inventati, vi credete al di sopra di tutti e di tutto. Ma non è così. Un'altra cosa che mi ha incuriosito di voi è il modo in cui etichettate tutto. Bene o male. Due concetti molto interessanti, ma altrettanto fallaci. Cos'è il bene e cos'è il male? Chi è che lo stabilisce? Ma alla fine ho capito il modo in cui ragionate. Un modo abbastanza perverso. Per voi il bene è quando agite con un tornaconto, quando sapete che fatta una determinata azione avrete qualcosa in cambio. Il vostro bene è il male di qualcun altro. E nello stesso modo il vostro male è il bene di qualcun'altro. Siete delle belve, null'altro, belve egoistiche, delle più infide, coscienti di quello che fanno. Non meritate quello che avete. Ora risponderò alla tua seconda domanda. Che cosa voglio? Io voglio te. Nello stesso modo in cui voi allevate il bestiame e lo crescete per poi nutrirvene così io ho fatto con l'umanità. Io mi nutro della vostra morte. Io sono sia il vostro Dio che la vostra Morte. Esiste un problema. Non tutti hanno lo stesso dono che hai tu. Sono in pochi a condividere con te quei poteri. Ma d'altra parte era prevedibile nel mio progetto iniziale. Ora è passato molto tempo dal mio ultimo pasto. Sai, sei un essere davvero speciale, ma non hai piena padronanza del tuo dono, per fortuna. Di solito vi catturo prima che possiate sviluppare a pieno le vostre capacità. Voi siete il collegamento tra quest'infinità e il vostro mondo. Ma non dilunghiamoci più. È arrivata la tua ora. E presto, arriverà anche quella dei tuoi simili".
Fu allora che soccombei. Sono, anzi ero, potente, ma le mia capacità davanti alla sue caddero come cade uno bastoncino infilato nel terreno se colpito da uno tsunami. Soccombei e persi tutto. Persi ciò che chiamiamo anima, scorrettamente. Non persi la vita, ma persi lo spirito, persi ciò che in fondo è la vita, persi la personalità e l'umanità. Ora sono già morto. Sto solo aspettando che finalmente mi uccidano. Oramai cosa sono, se non un miscuglio di terrore, dolore e vuoto?

Il Terrore dell'Ultima LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora