Capitolo 10 - Colpa mia

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Colpa mia

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Presi una teiera e versai il tè alla pesca, per poi portarla nella camera di Aleksandr. Era costretto a dormire da solo, senza Michael. Aveva bisogno di parecchie attenzioni, e non potevo di certo farne un torto. Mamma aveva deciso di dare il suo contributo, aiutandolo a lavarsi e vestirsi, mentre io mi occupavo del resto. Camminai lungo il corridoio, dopo aver salito quelle poche scale, e andai nella sua stanza. Bussai ed aprii lentamente la porta.

Ancora dormiva. Era in una posizione davvero scomoda; tuttavia, era obbligato a restare semi sdraiato almeno per qualche giorno. Vedere accanto a lui la sedia a rotelle mi faceva paura, anche perché mi prendevo sempre la colpa di tutto.

Aleksandr diceva sempre che non lo era, ma continuavo a pensarci. Mi ero chiusa ancora di più in me stessa, crogiolandomi nel dolore che provavo in quell'istante.

«Tessa... sei tu?» mormorò dolcemente.

Finsi un sorrisetto ed annuii. «Ti ho portato un po' di tè, spero ti piaccia. Pensavo a te, e quindi... ho voluto provare».

Si voltò verso di me e mi guardò per qualche minuto, per poi prendermi la mano. «Sono felice che tu sia qui, non sai quanto mi manca stare con Mike».

«Ti capisco, ma hai bisogno di troppe attenzioni e Michael non può stare vicino a te per tutto il tempo».

«Preferisce la sua ragazza a suo fratello, certo».

Dubitava di lui, ma in realtà non era così. Michael adorava Aleksandr e avrebbe fatto di tutto pur di aiutarlo. Il vederlo seduto su quella sedia, però, lo urtava. Non potevano più giocare a rugby insieme, per giunta Aleksandr era stato mandato via dalla squadra, per poi ripudiarlo. Un'ingiustizia bella e buona.

Lucy era la ragazza di Michael, ai tempi fidanzati da poco. Faceva invidia, soprattutto a mia madre, due occhi grandi e luminosi, un sorriso raggiante, capelli mori e lisci, una fascia colorata sulla testa e un carattere dolce e amorevole, come quello di una madre.

Voleva bene anche ad Aleksandr. Infatti, era merito suo se ha conosciuto il vero amore, cosa che ancora non avevo. Aveva intenzione di farlo anche con me, ma quale uomo sano di mente mi avrebbe voluta? Solo un nerd come Tyler.

«Non è così».

Distolse lo sguardo e si morde il labbro, poi tornò a guardarmi. I suoi occhi dicevano tutto: quel giorno, aveva fatto la cazzata più grande della sua vita. Continuava a parlarne e ogni volta, finiva col piangere sparando parolacce a raffica. La colpa non era di nessuno, benché meno sua. Forse quei bicchieri glieli aveva offerti Michael.

Chain [✔] || [#wattys2017 Winner]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora