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Capitolo 23 - Prigionia

Prigionia

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Il suo respiro divenne irregolare e sentii chiaramente l'aria uscirgli dalla bocca come se stesse sbuffando agitato, le lacrime che scendevano lungo le sue guance senza sosta e l'umiliazione nelle iridi chiare dei suoi occhi. Era chiaro che Michael lo avesse trascurato, sapendo che non poteva fare altro se non guardare e sentire la nostalgia dentro di sé. Perché allontanarlo?

«Capisco che non ti fidi più di Michael, ma... perché non di me?»

Alzò lo sguardo e incontrò il mio. «Sei una ragazza insicura e troppo fragile, e non voglio che due buzzurri come Trevor ed Adrian ti prendano ancora di mira. Se dovesse succedere... probabilmente ti lasceranno morta in quel vicolo, non posso permettere che accada».

Sentii un peso al cuore, come se avessi un'incudine appoggiata su di esso. Non credevo che Michael avrebbe lasciato alle spalle suo fratello per la sua ragazza, per divertirsi con lei e sbaciucchiarla fino a tarda notte. Ero delusa e amareggiata al tempo stesso.

Mi alzai e mi abbassai verso di lui, la schiena curvata, le braccia attorno al collo e la mia testa sulla sua spalla. Nonostante fosse paralizzato, riuscì a piangere sulla mia abbassando gli occhi. Eravamo solo io e lui, tra la vita e la morte, tra l'onore e il disonore, tra il passato e il presente.

Aleksandr si fidava solo di me, anche perché aveva sempre saputo che sua sorella non lo avrebbe abbandonato – anche nostra madre. Lo accarezzai dolcemente e lo cullai, sussurrandogli che sarebbe andato tutto bene, che sarei stata al suo fianco e che mai lo avrei lasciato solo.

«Come farei senza di te?» bisbigliò sottovoce, ma la sua voce e le sue parole non sarebbero bastate a cancellare il ricordo dei fratelli Rivers, quella notte nel vicolo, dove nessuno avrebbe potuto vedere.

Quella, in verità, dovrebbe essere la mia frase.