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Ogni giorno, per Marcia, iniziava e finiva nello stesso modo e quello non fece differenza. Si alzò di buon'ora insieme alla sorella, qualche minuto prima del sorgere del sole, e mentre Furnilla perdeva tempo con le abluzioni di mani e viso, Marcia scese nella cucina buia per preparare l'abbondante colazione di suo padre a lume di candela – l'olio costava troppo e Quinto non riteneva necessario buttare via il denaro per qualcosa di cui si poteva fare a meno.

Scaldò il pane fino a farlo diventare croccante, tagliò due fette di formaggio, lavò con cura i fichi e versò in un boccale una generosa dose di vino rosso leggermente annacquato. Spettava a Furnilla il delicato compito di svegliare l'orso dal suo letargo, e si era offerta lei di farlo, togliendo alla sorellina la preoccupazione di doverci rimettere le penne per un attacco di sonnolenta ira. Sentendo i pesanti passi di Quinto che scendevano le scale, Marcia trasportò il vassoio sul tavolino del triclinio, posandovi accanto la candela, che gettava una fioca e lugubre luce sulle pareti stinte. Quinto comparve sulla soglia, spettinato, con gli occhi arrossati e appena socchiusi. Dopo aver visualizzato il suo bersaglio, si lasciò cadere sul divanetto, che cigolò sotto il suo peso, scacciando Marcia con una mano e prendendo ad intingere il pane nel mulsum.

Marcia tornò in cucina, per preparargli lo ientaculum per la pausa di mezzogiorno. A volte, ma molto raramente, capitava che Quinto ricevesse un invito da qualche amico o da Vincenzo a pranzare in un thermopolium o in una popina lungo la strada, e il pranzo al sacco non era necessario. Mentre affettava l'arrosto freddo e lo infilava tra due strati di pane d'orzo, Marcia udiva i movimenti di sua sorella al primo piano, che apriva con cautela le arcae scricchiolanti per estrarre la tunica di feltro da lavoro e le caligae robuste per suo padre, in modo che non scatenasse un putiferio per riuscire a trovarle, brancolando alla cieca e urtando la mamma. Aveva qualche problema ad addormentarsi, la notte, perciò le figlie cercavano di lasciarla riposare il più a lungo possibile.

Marcia infilò il pranzo di suo padre in un canestro che coprì con un fazzoletto di tela. Quinto fece strisciare le zampe ad artiglio di falco del triclinio mentre si metteva in piedi e a passo lento tornava di sopra per vestirsi. Furnilla corse al piano di sotto e incontrandolo sulle scale gli mormorò qualcosa che Marcia non sentì, presa com'era a sparecchiare il basso tavolino. La maggiore afferrò la scopa mentre saltava dal penultimo gradino, rivolgendo un sorriso alla sorella. «Buon giorno, tesoro.»

«Buon giorno, Furnilla.»

«Oggi lo sarà certamente» cinguettò lei, senza fornire ulteriori spiegazioni.

Stanca e assonnata, Marcia non vi badò, mentre la maggiore iniziava a spazzare allegramente il pavimento del triclinio, eliminando i resti di cibo che immancabilmente Quinto lasciava cadere. Raccogliendo anche quelli lasciati sul vassoio, cui Marcia aggiunse una bella fetta di lardo, Furnilla sollevò con il ginocchio il battente che teneva chiusa la porta del cortile ed uscì nell'aria fresca del primo mattino. Cominciava ad albeggiare.

«Ettore, Achille, è pronta la pappa!»

Quinto aveva inizialmente comprato i due bracchi come cani da guardia, ma i ladri erano un fenomeno talmente alieno ad Italica, e in particolare a Chiacchieropoli, che Ettore e Achille avevano finito per diventare cani da salotto. Avevano avuto anche altri due animali, un tempo, ma Paride era stato ammazzato a bastonate dal proprietario risentito di un gregge che si era visto divorare davanti ai suoi occhi una degli agnellini e Menelao era stato avvelenato dalla Vipera perché continuava ad abbaiarle contro e a rubare il pane che la donna metteva a riposare sul davanzale. Ettore e Achille, invece, erano talmente pacifici e pigri che non erano ancora incorsi nelle ire di alcuno.

«Non parlargli in questo modo irritante» la riprese Marcia, sbadigliando. «Non sono poppanti.»

«E tu non dare loro così tanto da mangiare. Questa fetta di lardo pesa quanto la mia mano! Li hai fatti diventare grassi come porci.»

Onore e PassioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora