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Le Calende di aprile giunsero una mattina uggiosa che prometteva temporali, ma Marzia non si lasciò scoraggiare. Quel giorno iniziava il nuovo anno scolastico e lei non intendeva perderselo. Era da anni che ci pensava. Più volte passava davanti alla piazza dei Dioscuri dove il grammatico Morsione teneva le sue lezioni ad una trentina di alunni, e sempre indugiava, cercando di ascoltare il più possibile, tenendo a mente le frasi che le capitava di udire e conservandole come perle di saggezza che poi riferiva a sua sorella o a Fiona. Ma quella mattina sarebbe stato diverso. Anche se non aveva pagato la quota d'iscrizione e non era fornita del materiale necessario, sarebbe andata alla sua prima lezione.

Dopo aver terminato le solite incombenze mattutine e aver aiutato la Verruca con la raccolta delle uova, corse alla piazza rettangolare dove gli studenti si stavano ammassando. Ognuno si era portato uno sgabello da casa. I più poveri sedevano per terra. Tutti chiacchieravano con gli amici, le ragazze si lasciavano corteggiare dai ragazzi più grandi. Parlavano degli 'Una decade e due', gli studenti di dodici anni che sedevano composti e ansiosi, aspettando l'arrivo del grammatico.

«Quello c'ha il marsupium rigonfio» sogghignò uno studente sui sedici anni, indicando agli amici un ragazzino spaurito che teneva ancora la mano della madre. «Scommetto che non gli dispiacerò dividere lo ientaculum con noi.»

Marcia non aveva portato nessuna merenda, nemmeno la tavoletta cerata che tutti sfoggiavano sotto il braccio, o la capsa con i fogli di papiro. Passò in mezzo ai genitori assiepati intorno alla classe improvvisata e si arrampicò sul tetto di un vecchio letamaio in disuso. Da lì saltò dentro la recinzione in cui aveva precedentemente effettuato numerose ricognizioni. Come ricordava, aveva una vista splendida, direttamente dietro la cathedra del grammatico. Anche se le avrebbe dato le spalle e le parole si sarebbero disperse nell'aria, Marcia sapeva che qualcosa sarebbe riuscita a capire.

Poco prima che l'assistente del grammatico suonasse il batacchio della grossa campana di bronzo, arrivarono due ragazze alte ed eleganti. Marcia le riconobbe; erano Numisia e Scribonilla, amiche inseparabili, sempre pronte a spettegolare malignamente sugli altri e a prendere in giro le 'Una decade e due' e le poveracce di tutte le età. Ma mentre la biforcuta lingua di Scribonilla pungeva senza pietà e senza rimorso, Numisia insultava con una tale grazie che molto spesso non ci si rendeva nemmeno conto di ciò che le sue parole ammantate di miele significavano davvero.

Numisia era la ragazza che aveva dato degli stupidi ai due giovani che avevano preso in giro Marcia mentre andava a raccogliere le uova.

Le due erano scortate dai servi che sorreggevano sellae imbottite. Si piazzarono in ultima fila, e iniziarono a parlare di lozioni per capelli e l'ultima moda in fatto di bracciali, anche mentre il grammatico, un uomo piccolo con la testa calva e lucida, si faceva largo a gomitate tra la calca e raggiungeva la sua cathedra. Marcia trattenne il respiro quando l'uomo si volto per appoggiare in cima al tavolo dietro la sedia con schienale i materiali che si era portato dietro, ma lui non la vide.

Innervosito dal chiacchiericcio delle ultime file, urlò, paonazzo: «Silenzio!»

Dopo qualche secondo, ottenuto l'effetto voluto, si schiarì la voce, serrò le labbra e fece un duro discorso di presentazione. «Non spenderò molte parole per ingraziarmi una massa di adolescenti indisciplinati e bambini che hanno ancora il sapore del latte sulle labbra. Non mi augurerò che possiate trascorrere otto, piacevoli mesi in mia compagnia; anzi, spero che molti di voi si ritirino prima del tempo, quando capiranno di che pasta sono fatto. Alle mie spalle vedete gli attrezzi che userò per insegnarvi la disciplina; carte geografiche, rotoli di antichi autori, pugillares e abachi. Ma anche staffili, fruste e verghe per chi di voi si mostrerà tanto stolto da pensare di fare il furbo con me. Nella mia classe esigo silenzio. Sono vietate le domande di qualsiasi tipo. In casi estremi, potrete rivolgermene alcune nella pausa di mezzogiorno, utilizzando il tempo che altrimenti impieghereste in chiacchiere inutili e merendine che non fanno che danneggiarvi l'organismo. Chi verrà sorpreso a mangiare durante la lezione, prenderà cinque frustate sul didietro. Chi verrà sorpreso a parlare, cinque vergate sulle mani. Chi verrà sorpreso disattento, distratto e sulle nuvole, sarà espulso dalla scuola per tre giorni, in modo che possa meditare sul suo atteggiamento. Dopo aver ricevuto tre colpi di staffile. Quei genitori che ritengono il mio atteggiamento troppo duro, possono sporgere querela, ma non troveranno grammatici più accomodanti di me. Detto questo, possiamo cominciare.»

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