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Marcia stava rivoltando il fegato di maiale tagliato in pezzi dentro la marinata di pepe macinato, aceto, sedano tritato e bacche di alloro, mentre sua madre preparava i budelli di maiale, quando sentì la vocetta squillante di sua sorella esclamare: «Che delizioso profumino! Marcia cara, stai cucinando il ficatum, vero?»

«Dove ti eri cacciata?» le gridò dietro la mamma. «Eravamo così in pensiero!»

Furnilla apparve in cucina, iniziando a curiosare in giro ma tenendosi bene alla larga dalle ciotole colanti grasso e dalla padella unta che attendeva il ficatum. «Ero con il marito di nostra cugina. Egnazia aveva le doglie e la levatrice era irraggiungibile e così ho accompagnato il signor dottore dalla Papera. È andata per le lunghe...»

«Non direi, cara. Quando ho avuto te, la levatrice mi ha svolazzato intorno per undici ore. Egnazia può considerarsi fortunata.»

«È maschio o femmina?» domandò Marcia, sbirciando i budelli per vedere a che punto fossero arrivati.

«Maschio. Mi pare l'abbia chiamato come il padre. Che scema!»

«Furnilla!» la sgridò la mamma, prima di passare i budelli alla figlia e prendere la ciotola con la marinata, per tastarla con un dito.

«Scusa, ma', ma davvero, che madre è quella che da al figlio appena nato il nome dell'uomo che le ha distrutto la vita?»

«Ogni madre è prima di tutto una donna, Furnilla. Il fegato è a posto, Marcia.»

«Forse ne era innamorata» ipotizzò la ragazzina, prima di estrarre i pezzi di fegato dalla marinata e iniziare a salarli e peparli a volontà e versandoci anche una goccia di miele. Era questo che rendeva il suo ficatum celebre in tutta Italica, tanto da essere richiesto a matrimoni, funerali e banchetti vari. La mamma le aveva consigliato di tenere segreto quell'ingrediente, così nessuno avrebbe mai potuto eguagliarla. Marcia aveva acconsentito, anche se non ci vedeva niente di male nel fatto che altri potessero gustare un ficatum originale e delizioso.

Mentre legava insieme il fegato e i budelli con spago sottile, qualcuno bussò alla porta e Furnilla si precipitò ad aprire. «Messaggio da pa'» annunciò poi. «Mmmh... Non potrà venire, stasera. Se la deve vedere con gli avvocati di quello scemo che ha mollato la carrucola e con i parenti di quello che è finito sotto il sasso. Ma noi ci andiamo comunque, vero?»

«Sarebbe scortese rifiutare» fu la laconica risposta della mamma. Marcia condivideva il suo senso di spossatezza. La notte scorsa erano rientrati piuttosto tardi e Marcia non aveva dormito che per poche ore. Sperava che quella sera sarebbe stata più tranquilla, ma contro l'animo festaiolo di Surano si poteva fare ben poco.

«Lo so, vero?» fece Furnilla con un sorrisone.

Marcia la sentì avvicinarsi e prima che potesse allungare la mano le disse: «Vuoi aiutarmi?»

«Io? La cucina è il tuo campo, gioia. E poi non voglio rovinarmi le unghie per stasera e avrei le mani che puzzerebbero di grasso. Secondo te cosa potrei mettermi? Ah, e devi assolutamente aiutarmi a decidere cosa fare di queste setole di maiale.»

«Parli dei tuoi capelli?»

«Se solo potessimo fare scambio, tesoro» sospirò lei, abbracciandola da dietro. «Perché li tieni sempre raccolti, sono così maledettamente belli! E per quale motivo non sei colpita dal flagello delle doppie punte, non riesco davvero a spiegarmelo.»

Marcia si districò dalla sua presa, afferrando al volo un rotolino che stava procedendo fatalmente verso terra. «Gli dei ti hanno già dato viso e corpo, non potevano concederti anche i capelli, o li avresti eguagliati.»

Onore e PassioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora