Più profondo le mare

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Cos'è l'amore?
Un sentimento, uno stato d'animo?
È un dono, una benedizione, o forse la nostra più grande condanna?

Yuri non torna a casa da più di tre ore. Mi ha avvisato che sarebbe stato ad allenarsi solo per un'oretta, e questo è il risultato.
Dio, se dovessi sempre dargli retta impazzirei.
Makkachin mi sta fissando da un bel po', con la sua espressione che mi dice "dovresti andare".
Non che abbia molte espressioni a dirla tutta.
<< E va bene >> gli accarezzo lievemente la testolina, mi infilo la mia solita giacca ed esco.
È da quattro anni che Yuri ha deciso di vivere con me a San Pietroburgo. L'aria qui è decisamente più fredda del Giappone, e purtroppo non abbiamo le meravigliose terme di Hasetsu. Ci prendiamo tuttavia la briga di trascorrere almeno una settimana durante l'inverno a casa dei suoi, salvo gare estremamente importanti o troppo distanti.
Yuri si allena particolarmente con Yurio, formando quasi un'amicizia. Yakov non ha mosso ciglio quando lo avvisai che Yuri si sarebbe allenato con noi.
A parte ciò, alle ragazze non dispiace, e ai ragazzi non fa particolare differenza che lui ci sia o meno, anche se durante certi allenamenti collassa dai troppi salti e siamo costretti a farlo uscire a forza dalla pista.
Pattinare, per allenamento o per sfogo, ha qualcosa di diverso, rispetto agli anni in cui di Yuri non sapevo nulla.
Sono trascorsi quattro anni di gare, Yuri ha già vinto due ori, e non potei fare a meno di congratularmi con lui, secondo i miei metodi ovviamente.
Come promesso, la proposta di matrimonio avvenne, che però fu nettamente rifiutata. O meglio, posticipata. Voleva rimandare tutte le cerimonie, tutte le feste, o cose così, quando entrambi avremmo deciso di lasciare le gare agonistiche.
Quindi, non è un vero e proprio rifiuto, vero?
A parte ciò... San Pietroburgo è inebriata di freddo e di aria tagliente. Di neve se ne vede a bizzeffe. Non guardo più la neve come un tempo, ormai.
Ogni inverno, ogni volta che questa polvere bianca mantella la città, mi torna in mente il primo giorno, quello in cui conobbi Katsuki Yuri. Un mangia cotolette ambulante che dopo l'ennesima sconfitta era prossimo al ritiro dal pattinaggio.
Ironia della sorte, ora ha la mia età di allora, ed io non pattino più in gare importanti, e preferisco allenare lui, per quel poco che gli rimane.
Lo scorso anno vinsi l'ultima gara, strappando l'oro al mio amato, concludendo così la mia carriera. Mica male direi.
Quel che più mi importa ora, è che riesca a vincere sempre più gare, e a guadagnarsi tutti gli ori che negli anni passati si è lasciato sfuggire.
Partecipa a svariati eventi, ormai anche in Russia.
Per merito di Yurio, qui lo conoscono come "kotleta" (ovvero cotoletta). Altri lo chiamano semplicemente Yuri 2, oppure "il giapponese" .
Entro nella grande palestra, meno fredda della città, ma comunque poco calorosa.
Mi è sempre piaciuto il freddo, abituarmi ad averlo sulla pelle, sentirlo che mi accarezza, proprio perché il mio corpo è costantemente caldo, circondato da una nube di afa. Yuri ha sempre le mani freddissime, e il resto del corpo pure. Adoro quando la notte si lascia abbracciare (praticamente sempre, mi usa come termosifone), mi fa sentire il freddo della mia città, ma mi fa sentire molto meno solo al mondo.
Guardo verso il campo, vedo le mie vecchie conoscenze, le saluto. In lontananza, Yurio che... si fa insegnare qualcosa da Yuri?
È Yuri quello?
Ne siamo sicuri?
Dio è proprio lui.
Domani da San Pietroburgo a Magadan comparirà il sole del Sahara.
Come è possibile? E poi, cosa gli sta insegnando?
Appena il più giovane nota la mia presenza, si aggroviglia nell'imbarazzo, e trascina Yuri lontano, distante dalla mia vista. Si avvicina Mila.
<<Quei due è da un bel po' che tengono un buon rapporto>>
<<Ah si?>> le sorrido.
<<Yuri oggi si è avvicinato a kotleta e gli ha chiesto come ci si muove pensando>> si mise ad osservarli pure lei.
<<Pensando?>>
<<Nel senso, mentre si pattina... per chi si pattina? Oppure per cosa... pensava di averlo capito ormai, a forza di riprovare Agape... da quanto la prova?>>
<<Quattro anni. Ora Yurio è mostruosamente più alto di Yuri... e chiede a lui consigli...>>
<<Non c'è da stupirsi... quest'anno Yuri farà i suoi 19 anni... mi sento vecchia al solo pensiero>>
<<Ma tu sei vecchia!>> risi.
<<Senti chi parla!>>
Yurio crebbe con la figura di suo nonno, di Yakov come secondo nonno, di Mila come sorella maggiore... mentre io mi sento come suo padre. Non sono sempre presente nella sua vita, come è giusto che sia. Ma se ha bisogno, viene a chiedere in primis a me. O meglio, prima ne parla con Otabek, e poi a me. Insomma, chi è il padre qui?!
Guardarlo crescere mi fa sentire un po' male, a dirla tutta. Sento maggiormente il tempo che scorre. La giovinezza che si allontana... il tempo in cui eravamo splendidi gigli in germoglio stanno per concludersi.
Eravamo troppo belli, la società ci ha estirpati dal nostro terreno fertile e ora, che appassiremo, ci butteranno via, e non ne rimarrà che un fugace ricordo.
<<A Yuri... non dispiace averlo qui... dopotutto>>
<<Parli di kotleta?>> le sorrisi.
<<Katsuki è di aiuto, ci sono sentimenti che ancora Yuri non conosce, e stranamente stringe accordi di pace col nemico e si rifocilla della sua sapienza>>
<<Gli fa solo che bene. E aiuta anche Yuri, che non parla spesso con nessuno.>>
<<Con me parla... quando iniziò io la conversazione>>
<<Vedi?>>
<<Ma aspetta... gli hai detto tu di abbracciare Yakov in caso di aiuto, o lo hai semplicemente influenzato?>>
Mi misi a ridere di nuovo <<Davvero lo ha fatto?>>
Rimanemmo a parlare, dimenticandomi del perché fossi lì. Poi mi tornò in mente Makkachin.
Così riempii i polmoni d'aria, e feci rimbombare la mia voce.
<< KATSUKI YUUURIIII>>
Tutti si voltarono, compresi i due Yuri nel fondo della sala, che si avvicinarono quatti quatti.
Gli occhi di Yuri sono così lucenti, ma allo stesso tempo oscuri. Più profondi del mare, più sconosciuti di esso. Non so quante cose siano racchiuse in quegli occhi. Li guarderei per sempre. Mentre mi sorridono, mentre piangono, mentre mi implorano di andare più veloc- beh, avete capito insomma.
<<Ohi, Viktor, ci stiamo allenando>> sbottò il ragazzo biondo.
Pure i suoi capelli sono lunghi, e lucenti.
<<Comprendo, ma kotleta doveva tornare a casa circa due ore e mezza fa>>
<<COSA?>> non avevano minimamente badato all'ora, o alla gente che man mano diminuiva, alla luce che diventava sempre più fioca.
Si precipitò a togliersi i pattini, cambiarsi. Yurio mi guardò con la sua solita aria da "perennemente mestruato se non si tira fuori il suo Beka da una tasca".
Quindi puntai proprio a quello.
<<Come sta Otabek?>>
<<Ben- ASPE, CHE TE NE FREGA? EH?>>
<<Ho il diritto di sapere come sta il fidanzato di mio figlio>> assunsi l'aria più seria che potessi fare.
<<Ma... ma di cosa ti droghi? Cambia spacciatore Viktor, non sono tuo figlio, per la milionesima volta.... E BEKA È SOLO UN AMICO>>
<<Non mi hai detto come sta>>
<<Prima ficcati nella testa che è un amico>>
<<Mai.>>
Mi guardò in cagnesco, quindi mi misi a ridere per alleviare la tensione. Era alto quasi quanto me. Mi avrebbe sicuramente superato di qualche centimetro.
<<I capelli...>> chiesi <<...li lascerai lunghi?>>
<<Non saprei... Lilia dice che sarebbe meglio, ma sono una rottura di coglioni>>
<<Posso immaginare>>
In quel momento arrivò Yuri, sbuffando.
<<E-Eccomi... andiamo a casa...>>
Annuii, mi voltai e salutai Yurio e Mila. Partii poi con Yuri.
Lungo la strada mi parlò degli allenamenti di quel giorno, di quanto Yurio si stia impegnando.
<<Penso che quest'anno... sarà dura, arrivano altri giapponesi a gareggiare e devo sfidarmi con loro>>
<<Quindi non farai le gare iniziali qui in Russia?>>
<<Con Yurio? Un pimpante giovanotto alla presa con gli ormoni della pubertà? Vuoi che muoia?>>
Ridemmo per un po'. Poi osservai la sua mano.
<<L'anello lo tieni anche durante gli allenamenti?>>
<<Si, sta sotto il guanto, così é riparato>>
<<E se lo perdessi?>>
<<Non lo perdo>>
<<Come fai a dirlo?>>
<<Se lo perdessi, sarebbe come perdere te...>>
<<Yuri sei così dolce->>
<<...dopo due minuti mi rincorrerebbe e mi si attaccherebbe al dito da solo, come te>>
Ci avevo davvero sperato, feci l'offeso.
<<Sto scherzando!>> mi disse.
Arrivammo a casa.
Makkachin accorse verso di noi, anche se arrancava. Anche lui invecchiava. Tutto stava invecchiando.
Yuri si mise ai fornelli, e preparò un misto tra carne e verdure. Amo la sua cucina. C'è qualcosa in lui che non amo?
Nonostante si trovi in Russia, non abbandona l'idea delle bacchette per mangiare. Nei ristoranti si adatta, ma a casa mangia costantemente con quelle.
<<Perché non usi mai le forchette?>>
<<Abitudine>>
Andò a farsi una doccia, e il bagno si avvolse del suo profumo.
Da Yuri bagnato.
Suona male per voi, ma suona bene per me.
Anche se devo dire che questa sera siamo particolarmente stanchi, quindi niente avventure perverse.
Ci capita alcune sere di uscire in balcone, avvolti da una coperta, a bere qualcosa di caldo e a guardare qualcosa sul computer, o a fare videochiamate alla sua famiglia.
Non era quella sera però, ci infilammo sotto le immense coperte, con Makkachin ai nostri piedi.
Lo avvolsi in un mio abbraccio e lui mi passò quel freddo che adoro.
<<Ehy Viktor...>>
<<Si?>>
<<Riguardo... al discorso di prima... quello di perdere l'anello...>>
<<Mh?>>
<<Non lo perdo perché é sempre la prima cosa che guardo prima di pattinare, oppure appena finisco. Come quando mi sveglio, la prima cosa che guardo... sei tu... e prima di addormentarmi, sei sempre tu quello che osservo, convincendomi che non sia tutto un lungo sogno, che mi stia inghiottendo la felicità, facendomi risvegliare in un mondo cupo.>>
Quasi lacrimai.
Gli accarezzai una guancia timidamente, avvicinai la mia fronte alla sua. Lo guardai, mentre socchiudeva gli occhi, rosei d'imbarazzo.
Gli sfiorai le labbra con le mie, poggiandomi poi con più forza, per poi ritirarmi.
<<Ya lyublyu tebya>>
Mi rispose con un po' d'incertezza.
<<Ya tozhe>>
<<Da quando sai il russo?>>
<<Da quando sai il giapponese?>>
<<... touché>>

I colori che urlanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora