L'amore

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Attorno a me rimaneva solamente un grande boato.
Un urlo, che mi avvolse delicatamente tra le sue braccia.
Qualche lacrima mi sovrastava il volto, erano strazianti gocce di dolore.
Chiazze rosse, chiazze blu scuro. La luna nella notte mi guardava ancora più intensamente. Voci, su voci.
Tutte urlano, sono macchie imprecise di un luogo che non conosco.
E poi il silenzio.
Il buio.
E mi svegliai .
Ero su un qualcosa di morbido, sentivo dei ticchettii delle solite macchine ospedaliere per misurare i battiti cardiaci.
Il mio cuore é in fiamme.
<<Yuri>> sussurrai.
Percepii qualcosa che mi stringeva la mano, me la stringeva molto, molto forte. E fu seguito da un singhiozzo di sorpresa. Lo riconosco benissimo.
È qui, vicino a me, ma è tutto dannatamente scuro e voglio vederlo per baciarlo e consolarlo, dirgli che sto bene e che va tutto bene. Porta la mia mano alla sua fronte, stringendola, non dice nulla, rimane tra i suoi singhiozzi.
<<Yuri... puoi accendere le luci? Non ti vedo, voglio baciarti>>
E lui si bloccò d'un tratto dal singhiozzare e sussultò. Come se gli si fosse aspirata lontano la vita. Baciato dalla morte.
<<Yuri?>>
La mia mano gli accarezzò il viso solcato da grosse gocce d'acqua.
<<V-Viktor>>
<<Dimmi Yuri>>
Si fermò un secondo, ed esitò.
Poi prese fiato.
<<Le luci sono accese>>
Non disse altro. Penso sia rimasto a fissarmi, per guardare la mia espressione.
Sebbene io sbarrassi gli occhi, cercassi in tutti i modi di guardare, non vedevo.
Non vedevo più nulla.
Per un secondo sentii che Yuri, accasciato a fianco a me, continuò a piangere.
Sussurrava continui <<Mi dispiace>> e ancora <<mi dispiace>>.
Si chinò sul mio corpo, mi abbracciò. Affondammo ognuno nelle braccia dell'altro.
Iniziammo a piangere di nuovo, in silenzio.
Era uno di quei momenti che nessuno, a parte noi due, dovrebbe sentire o vedere.
Eravamo nel nostro unico e piccolo mondo, soltanto che era appena stato oscurato da un'eclissi.
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Il giorno successivo Yuri si recò a gareggiare.
Ne avevamo discusso molto.
Yakov divenne il suo coach all'ultimo minuto.
Inoltre fu rasserenato da un medico.
<<La cecità non è completa, ma per curarla serve molto, molto tempo.>>
E Yuri si convinse che potevo ancora farcela. Si gettò sulla pista pieno di vita e di speranza solo durante l'allenamento. Sentivo dalla televisione dell'ospedale le urla di acclamazione di tutti.
Però era inutile rimanere lì.
<<Dottore, francamente, io ho davvero delle possibilità ?>>
<< Se non frequenterà la stampa per un po', starà a curarsi e a fare le visite si, potrebbe>>
<<Secondo lei, io sono quel tipo di persona che riesce a farcela?>>
<<Direi... di no>>
<<Allora mi faccia andare via, è inutile rimanere qui>>
Quindi mi diedero un kit di primo soccorso e mi caricarono su un taxi, diretto alla pista, fornendomi pure un accompagnatore momentaneo.
Arrivati, iniziai a correre. Sapevo la strada.
Tutti volevano fermarmi, ma sentivo delle urla che solo io in quel momento sarei capace di sentire.
Quelle persone, ricche di vita e gioia, che posavano sul corpo modellato del campione del Giappone. Quei colori stavano urlando.
Urla di gioia, urla di incoraggiamento, urla di coloro che non hanno avuto abbastanza forza per loro stessi, ma che ne vogliono dare agli altri.
<<... il partecipante numero due, Giappone, 28 anni, Katsuki Yuuri>> dicevano agli alto parlanti.
L'incaricato ad accompagnarmi mi stava dietro e scansava tutti.
Sentii poi Yurio lontano <<V-Viktor?!>> ed altri ancora <<Viktor Nikiforov?!>>
Ognuno più sorpreso dell'altro. Corsi.
Per stupire il pubblico, devi fare quello che meno si aspetta.
Anche i telecronisti, prima di annunciare il titolo, mi notarono.
<<Ma quello è Nikiforov! Era ricoverato, che ci fa qui?!>>
E sono sicuro che in quel momento Yuri si voltò, prima di raggiungere il centro della pista.
Ci circondammo di un silenzio abissale.
<<жениться на мне!>>
Gli urlai.
Era nel centro, perché sentii che i suoi pattini si fermarono.
Solo i russi in quel momento mi capirono.
Anzi, anche un giapponese.
<< да >> mi rispose lui. Sentivo la sua voce, che riecheggiava per tutto il palazzetto, era pronto.
Non so perché gli dissi proprio questo. Glielo dico sempre, tantissime volte e lui mi ha già detto la sua risposta.
Forse questa volta era sempre diverso.
Questa volta io, Viktor Nikiforov, non mi sentivo il campione mondiale del pattinaggio artistico e non mi sentivo il desiderio irraggiungibile di ogni donzella che mi desiderasse.
Mi sentivo solamente Vitya, un uomo che per sua grande sfortuna era stato privato della vista e che per questo si sentiva spaesato.
Il vedere era il mio tutto.
Vedevo tutto, tutte le cose belle e tutte quelle brutte. 
Ora invece nulla.
Volevo vedere, e fino a quel momento non mi resi conto di tutto quel che avevo e che mi rendesse felice e sicuro.
Ed io, essendo ora un semplice non vedente, avevo paura di perdere tutto quello che avevo visto in passato di importante: Yuri.
Forse era per quello che gli domandai di nuovo la stessa cosa degli ultimi quattro anni.
Forse lui sentì il suono strozzato della mia voce, piena di agitazione e di terrore.
E lui, avendo capito, non mi rispose con il solito "Dopo la carriera lo faremo".
Mi rispose "sì".
Il "sì" più bello di tutta una vita.

Dio, amo questo ragazzo.
I telecronisti diedero il via.
Le note iniziarono.
Non mi sarei mai aspettato che la canzone fosse "Yuri on Ice".
Inutile dirlo, tutti si sono affezionati. Tutti lo stanno guardando, lo so, dovete guardarlo, è bellissimo.
Persino io lo guardo, che non lo vedo.
È una bellissima cotoletta avvolta nel riso.
Mi sta parlando, lo sento, mi sta parlando.
"Non vuoi curarti vero?"
"No" risposi io "non servirebbe"
I telecronisti aggiornavano continuamente la situazione, tra salti e altro.
"Sarei disposto a fare tutto per ridarti tutto quello che potresti perdere"
Cosa stai facendo Yuri? Perché hai messo così tanti salti e continui a farne?
"Sposami, e non avrò perso proprio nulla"
I salti non sono mai stati il tuo forte, ma perché continui?
Verso la fine della canzone, riprese a piroettare.
"Hai i miei pattini Yuri? Sento lo stesso suono"
"Sono proprio i tuoi, scusami, ma volevo usarli"
Terminò.
Mi guardò. So che mi sta guardando.
Tutto intorno è di nuovo silenzioso. Mi avvicino all'entrata della pista e sento le prima grida di acclamazione.
Sento che Yuri si avvicina.
Mi salta addosso.
Inizia a piangere.
Chiama il mio nome.
Mi ringrazia, in giapponese, in russo. Continua a farlo.
Ci alziamo e andiamo al kiss and cry per il punteggio.
Quasi svenivo.
220 punti.
Come cristo ha fatto ha farne così tanti?! Proprio ora che non posso vederti te ne esci con queste esibizioni da maestro pattinatore?!
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Dopo che il giro fu ripetuto, pattinò sulle note di "Waves" di Mattia Cupelli. Avevamo già provato questa canzone per il pattinaggio in coppia.
Ora sarà da solo. Che vuole inventarsi?
Yurio si avvicinò a me.
<<Penso che Kotleta vincerà>>
<<Dici?>>
Tutto era già iniziato.
<<Non so quante volte ha provato questa sceneggiatura negli ultimi tempi.>>
<<Quando si allenava con te?>>
<<Si>>
<<Perché dici?>>
Iniziò a descrivermi il ballo,  così che io potessi capire.
<<Hai presente quando tu e lui lo facevate assieme? Bene, per la prima parte ha la stessa di quando lo eseguiva con te, dalla seconda parte diventa lui "l'attivo" della situazione, l'uomo diciamo.
Nell'ultima, fa entrambi.>>
<<come entrambi?>>
<<Alterna i suoi movimenti con quelli che avresti dovuto fare tu se foste stati nel pattinaggio di coppia. >>
<<Come fa?>>
<<Non me lo chiedere, solo che la folla ne è entusiasta. Prima è il bianco, puro e illibato, poi il nero, l'eros, e infine è te: l'amore.>>

Angolino:
Ehylaaaa ho fatto uscire questo capitolo prima perché mi pareva troppo crudele lasciarvi in suspance per troppo tempo, già che la situazione è critica nella storia, almeno voglio togliervi il sassolino dalla scarpa 🌚👌🏻
Ma prima che mi saltiate addosso per uccidermi, volevo ringraziarvi per le numerose letture (volete farmi svenire ammettetelo) e per i voti, i commenti e TUTTO!
mi rende felice, davvero, quindi vi ringrazio ancora!
A presto~

I colori che urlanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora