Yuuri concluse la stagione al massimo, arrivato primo per un soffio. Come ogni volta che si guadagnava un oro, decidevamo di trascorrere una settimana di nozze. Inutile dire che ogni volta gli chiedevo di sposarmi, lui puntualmente mi ricordava che l'avremmo fatto quando la sua carriera si sarebbe conclusa. Tuttavia, nessuno ci vieta una vacanza di riposo, no?
Lo portai in Russia, a Mosca, per visitare la capitale e le opere architettoniche del posto.
Soggiornammo in svariati hotel, proprio alla vai e fuggi, tanto che non ricordo nemmeno le stanze in cui lo abbiamo fatto quei giorni. Erano stanze semplici, tutto qui.
Non ci serviva nessun luogo speciale, a dirla tutta, e neppure una gara speciale per buttarci su un materasso e ansimare per tutta la notte.
É davvero strano che la nostra routine notturna non sia cambiata negli ultimi anni.
Quasi ogni notte la luna, che ci sovrasta dall'Europa alle Americhe, imprime i nostri sussulti e le nostre preghiere sulla sua luce.
Ci sente e non dice nulla, sta semplicemente ad accompagnarci.
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Il mattino a San Pietroburgo é insolitamente più caloroso.
Yuri dorme e Makkachin II é ai nostri piedi, come sempre.
La mia vista é un po' offuscata, forse perché ho dormito poco.
Non importa per che ora io vada a dormire, se la mia sveglia biologica mi dice che alle 5 devo svegliarmi io alle 5 mi sveglio.
Così li sto a fissare. Però vedo sempre sfocato e mi brucia la testa.
Mi sarò raffreddato.
Mi alzo e vado a cercare il termometro.
É in una delle innumerevoli scatole in cucina. Faccio un po' troppo baccano a spostarle, sará perché sono pure un po' fuori forma.
Prendo l'aggeggio, mi siedo sul divano e aspetto, lasciandomelo sotto l'ascella.
Di lì a poco arriva Yuri, seguito dal cucciolone, che si é ingrandito parecchio.
<<Viktor... che succede a quest'ora?>> chiede, grattandosi un occhio dal sonno, e sbadigliando.
Rimasi in silenzio. Stavo guardando il termometro.
<<Viktor?>> era preoccupato.
Non gli rispondevo. Il mio viso era sconcertato, e il suo di più. Si avvicinò spaventato.
<<Che succede ?>>
<<Yuuri...>>
Segui un lieve silenzio.
<<Dimmi>>
<<Sono incinto>>
<<Ma- ...>>
Gli sorrisi.
<<Scherzo. Ho qualche tacca di febbre, nulla di più >>
<<Torna a letto, ti preparo la borsa d'acqua calda>>
<<Sto bene, davvero>>
<<Va a letto. Nikiforov, fila. Ti prendo l'antibiotico>>
Obbedii, perché quando faceva lui l'uomo era troppo virile da rifiutare.
Badó a me quasi tutta la giornata. A pranzo non mangiai, mi diede solo acqua, ed era buon segno, visto che sudavo abbastanza.
Feci un riposino di qualche ora, mentre lui sistemava casa e andava a prendere il necessario per l'imprevisto.
Era già in cucina a preparare la cena, quando mi alzai.
<<Ti preparo del brodo, con qualche pastina, tanto per buttare giù qualcosa>>
<<Che carino che é mio marito~>>
É ancora più carino quando arrossisce.
Tuttavia, anche se ne avevo mangiata veramente poca, quella poca che buttai giù durante la notte si riversò dalla mia bocca alla tazza del wc.
Mi stette vicino in ogni momento, non guardavo neppure se stesse dormendo o meno.
Dopo qualche giorno tra antibiotici e riposini, mi sentii meglio.
Quando fui completamente guarito, Yuri mi tirò vicino a sé, e mi annunció una notizia bomba: quest'anno avrebbe concluso la sua carriera agonistica, col suo ultimo mondiale.
Gli dissi che era la scelta migliore. Quando il corpo invecchia, bisogna seguirlo, non sforzarlo.
Quindi ci preparammo automaticamente alla notizia alla stampa, e ad avvisare tutti i nostri colleghi. Yurio era, con me, quello più d'accordo con la decisione. Crescendo era maturato e, con l'esperienza, capii che anche a lui sarebbe toccato un momento così fatale. Però non voleva pensarci troppo.
Sarebbe andato ai mondiali, per scontrarsi con l'acerrimo nemico.
Yuri non era proprio entusiasta al massimo, sapendo che la Fata della Russia avrebbe dato il massimo per soffiargli il suo ultimo trofeo, ma non ritirò il suo sorriso di sfida .
Mancavano ancora mesi però alle gare, e quindi andammo in Giappone, a parlare con la famiglia.
Ormai le terme andavano a gonfie vele, anche se Yuri non avrebbe più gareggiato, sarebbero sopravvissute parecchio.
Erano felici per la scelta del loro figlio, e la sorella puntualmente arrivó:
<<Dopo quindi vi sposerete, ciccini belli>>
E le domande tempestarono, matrimonio tradizionale o moderno?
In una chiesa in Russia, o davanti a somme divinità giapponesi?
Ebbene, in Russia no di certo, rimasero sconcertati, ma gli omosessuali non potrebbero nemmeno toccarsi in pubblico per quanto ne so io, ma me ne infischio altamente. Non tolgo il fatto che mi sarebbe piaciuto il matrimonio nella chiesa dove andavo da bambino, con un grande abside pieno di colori, però non sarebbe stato possibile.
Ci uniremo civilmente, in Giappone.
Insistetti perché indossassimo abiti tradizionali per la cerimonia, ma Yuri preferì usare quelli formali e in seguito, casomai, cambiarsi. Mi promise pure che saremmo stati nella mia piccola chiesa e che mi avrebbe fatto dono di qualcosa. Rimanevo nell'ansia.
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Hasetsu terminava la stagione estiva, preparandosi all'autunno, e noi ripartimmo per la Russia. Ci allenammo anche qui, posto che ci é caro, ma é sempre meglio starsene in mezzo a tanti pattinatori esperti che in una pista deserta sempre.
Erano tutti completamente impazziti per fare il tifo ai due Yuri, sempre e costantemente, fino al giorno in cui si iniziò la competizione, dove ci avrebbero seguito dalla televisione.
La prima tappa stava in Canada, la seconda in India, la terza in Giappone, la quarta in America e l'ultima in Spagna. Per quest'anno la Russia non avrebbe ospitato.
Ciò creó dispiacere a Yurio perché suo nonno non poteva muoversi più di tanto, ma gli aveva promesso che sarebbe venuto in Spagna, per vederlo alla finale.
Yuri era sempre agitato e, per calmare la sua emozione, la notte riprendemmo a divertirci.
Cambiammo pillole e il suo sonno si regolarizzó, anche se io continuavo a svegliarmi presto e lui almeno due ore dopo di me.
Per la sua seconda tappa il suo caro amico gli stette più attaccato di una sanguisuga, e ciò non mi rese già troppo euforico. Poi arrivarono i giornalisti a mettergli ansia, è un giorno so che li mutileró tutti, perché é difficile far calmare Yuri dalle notizie giornaliere e pettegolezzi.
Peró a parte ciò tutto proseguiva come gli anni precedenti. Yuri arrivó secondo, pronto per la terza gara.
Makkachin II aveva imparato a stare al suo posto, fuori dalla pista, vicino a me. Era grande come Makkachin. Lo adoro.
Per la tappa in Giappone Yuri sarebbe andato contro Yurio (esilarante no?).
I nostri schemi, le disposizioni, i balletti, erano cambiati drasticamente.
Erano più vivi che mai e Yuri prendeva sempre di più le somiglianze di una donna snella e capace di attrarre a sé ogni persona, maschio o donna che sia.
<<E se al posto del triplo facessi un quadruplo?>> mi domandó una notte, dopo che terminammo la nostra nottata amorosa.
<<Vuoi morire?>>
<<Non ti stupirebbe se riuscissi a rimanere vivo?>>
<<Si. Direi di sì>>
Gli allenamenti andarono da schifo, ma poco a poco migliorarono.
La famiglia al completo arrivó per la gara. Grandi acclamazioni per la stella del Giappone.
Prima di entrare in scena, nascosti dietro una tenda, si avvicinò a me lentamente e mi sussurró:
<<Saró il Katsudon più buono che tu abbia mai mangiato>> e mi bació.
<<Non vedo l'ora>>
Si avvió sul palco.
Mi guardò e, assumendo uno sguardo da dominante, mi sorrise.
Ebbe tutto inizio.
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I colori che urlano
FanfictionSono ormai passati quattro anni dal Grand Prix. Viktor ha terminato la sua carriera e vive a San Pietroburgo con Yuri, intenzionato invece a continuare la propria. La loro nuova vita è segnata tuttavia da numerose turbolenze, che aggravano la loro v...