Amore- GerMano

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Se qualcuno avesse detto a Lovino Romano Vargas che, in pochi mesi, si sarebbe trovato a chiamare "amore" ciò che provava per un certo tedesco, avrebbe ottenuto una sincera risata.
Eppure, per quanto incredibile e illogico potesse sembrare, aveva davvero finito per innamorarsi di quel "crucco bastardo" che tanto fingeva di odiare.
Lo guardava di nascosto, con le lacrime agli occhi perché sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di fare parola di quel sentimento.
E soprattutto, perché sapeva che Ludwig avrebbe sempre preferito Feliciano a lui.
Come tutti, del resto.

Fu una sorpresa, quindi, trovarsi davanti alla porta di casa Germania con in mano dei fiori rossi.
-Se sei venuto per mio fratello, crucco, ti avverto che non c'é.-
Cercò di essere gelido, ma nella sua voce galleggiava imperterrita una nota di delusione.
-Uhm...in verità non sono qui per lui.-
-E per chi sono allora i fiori?-
Lovino sentì uno strano calore avvolgergli il cuore, ma cercò di ignorarlo.
Sperare non porta altro che dolore.
-Sono per te.-
Quelle tre parole, sussurrate in un italiano stentato e in preda all'imbarazzo, furono un fulmine a ciel sereno.
Non riuscì a rispondere per un minuto buono, dando a Ludwig l'impressione di aver fatto la cazzata più enorme della sua vita.
-Italia?-
Il moro non fu in grado di dargli una risposta sensata, limitandosi ad abbassare lo sguardo e mormorare qualcosa che suonava come "grazie".
Prese i fiori, posandoli con delicatezza sul tavolo lì vicino e notando un bigliettino incastrato tra i petali.

Ich liebe dich.
Ti amo.

Non poteva essere vero, non era possibile.
Ludwig non poteva essere capace di amare qualcuno che gli dedicasse solo improperi e insulti.

O forse sì- si corresse mentalmente Lovino, in lacrime e stretto tra le braccia del biondo.

-Ti amo, bastardo-

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