01. I figli di Ares

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Chiudo gli occhi, mentre una leggera brezza mi carezza la pelle. Mi rilasso al tocco invisibile del dio Eolo, che con questo gesto mi fa sapere che mi è vicino in questa impresa: la difesa della Grecia è cosa assai importante e di interesse per tutte le divinità dell'Olimpo e il Fato ha scelto me e i miei fratelli per adempiere a questo dovere.

Le Moire non potevano indicare divinità più sanguinarie e potenti di tutti i figli di Ares: io, Pòlemos, e i miei fratelliDeimos e Fobos

I Bevitori di Sangue, un nome che ci è stato dato nel momento in cui nostro padre ha eseguito un rituale per noi tre, concedendoci in dono forza e velocità incredibili, proprio come gli dèi dell'Olimpo gioiscono del sangue delle vittime sacrificali, offerte loro dai mortali.

Allungo il collo oltre la sporgenza rocciosa, sulla quale tutti e tre ci siamo appostati come falchi che attendono di trovare una qualche succulenta preda. Ma c'è anche qualcun altro che sta aspettando e che è in vena di usare la propria forza contro terzi: gli spartani, fiero popolo greco che è giunto allo stretto delle Termopili per frenare l'avanzata dei persiani, che a poco a poco stanno sottomettendo - volenti o nolenti - i figli dell'Ellade.

«Sorella!»mi chiama mio fratello Fobos, dio della Paura. «È quasi il momento. Rimani concentrata, mi raccomando!»

Annuisco, toccando il ciondolo a forma di elmo che ho al collo, unico cimelio che possiedo, forgiato da mio zio Efesto con il miglior oro presente sulla terra dei mortali e da lui donatomi come protezione da qualsiasi incanto o magia nera.

Lo strillo di un'aquila cattura la mia attenzione e quella del miei fratelli e ci fa sollevare lo sguardo verso il cielo. Vedo immediatamente l'aquila volteggiare sopra le nostre teste e capisco che questo è il momento giusto per agire. Fobos si erge in tutta la sua altezza, sempre attento a non farsi notare dai mortali a valle.

«È ora, fratelli.»ci dice, stringendo nella mano sinistra il manico della sua ascia.

«Spero proprio che i persiani decidano di non ritirarsi.»ghigna Deimos, passandosi da una mano all'altra la sua lancia. «Ho intenzione di prendermi qualche anima, quest'oggi!»

«Occupati tu degli spartiati, sorella.»mi dice Fobos. «Sarai tu a spiegare loro perché siamo qui.»

È lui a comandare in questa impresa e sono sicura che farà tutto bene, poiché tra noi Fobos è quello più anziani e soprattutto perché è l'unico tra noi ad aver già partecipato a un'impresa.

Sollevo il cappuccio del mantello sopra la mia testa, coprendo l'enorme crocchia di capelli neri e il mio volto pallido. «Certo, fratello.»

Ricevuta la risposta, Fobos balza dalla sporgenza di roccia e atterra nel mezzo del campo di combattimento, tra i persiani e gli spartiati, che sembrano sorpresi e incuriositi dalla sua presenza nel mezzo del campo di battaglia.

«Guardati sempre le spalle, sorella.»mi redarguisce Deimos, seguendo nostro fratello.

Sollevo lo sguardo verso Andros, l'aquila che il padre degli dèi ha messo al nostro fianco come nostro guardiano; penso a quel ch'è ora il nostro compito, il nostro destino, scritto da Lachesi e dal quale è impossibile sottrarsi.

Al momento del pericolo, l'Ellade avrà per difensore la prole del Guerriero Brutale. Da Oriente giungerà il barbaro nemico, un divoratore di anime, che tenterà di distruggere la casa degli dèi. Solo con la nascita di figli più forti dei padri il nemico sarà scacciato. Il sangue della prole di Enialio ne accelererà il parto e sarà la fonte della loro potenza.

Impossibile opporsi, questo cammino è da seguire senza lamentarsi. I miei fratelli ed io siamo la prole del Guerriero Brutale e il nostro sangue farà nascere una stirpe di valorosi guerrieri ellenici.

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