12. I numeri aumentano.

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L'esercito sarebbe arrivato a Megara qualche ora dopo. Nel frattempo, Brithos ed io, ci eravamo messi all'opera e stavamo sistemando le salme dei morti della polis. A quanto ci sembrava, nessuno era stato risparmiato. Almeno, nessuno di coloro che erano rimasti: Brithos sospettava, infatti, che i cittadini fossero fuggiti o che fossero stati catturati come schiavi.

Pregai che la prima ipotesi del soldato fosse quella vera: divenire schiavi della Persia, con Legione al comando, non sarebbe stata una cosa facile. Io stessa avrei pensato al suicidio. I Persiani erano conosciuti per il modo crudele con cui trattavano gli schiavi greci, così come i lacedemoni trattavano gli iloti, ma Legione si sarebbe occupato di loro nel peggiore dei modi. Vedevo già grazie ai cadaveri di quei poveri sventurati come Serse e il demone si comportavano con i nemici.

«Pòlemos!»mi chiamò Acrisius. «L'esercito è a un'ora da qui e i due mocciosi si sono svegliati.»

Risi, sentendo come lo spartiate aveva chiamato i bambini che avevamo portato con noi: Claus se ne era preso cura, finché non si erano addormentati e lui e Acrisius li sorvegliavano un po' alla volta, mentre svolgevamo il compito che avevamo.

«Ti ringrazio.»gli dissi, lasciando a terra un pezzo di legno che stavo per raccogliere.

Andai subito verso Iris e Theo, che avevamo sistemato in una delle poche case che erano rimaste intatte, al confine della città. Lì il fuoco non era arrivato, perché la pioggia lo aveva spento prima che potesse creare altri danni. Mi occupai dei bambini fino all'arrivo dell'esercito, poi li lasciai a un ilota, che se ne sarebbe preso cura.

«Dove avete trovato i bambini?»mi chiese il re Leonida, quando giunse alla città, insieme a Delios.

«Stavamo recandoci qui quando abbiamo incontrato la bambina nei pressi di un fiumiciattolo.»spiegai al sovrano. «Credo che i persiani siano arrivati fino alla casa della madre e che l'abbiano presa per farne una schiava.»

Leonida guardò i due bambini. «Probabilmente non la rivedranno più.»

Sospirai, d'accordo con il re: i persiani che avevano catturato la madre di Iris sicuramente si trovavano già in viaggio verso la Persia, dove poi l'avrebbero venduta schiava.

«Dammi il tuo parere, mio re: dovrei dire alla bambina che non potrò trovare sua madre?»gli chiesi, spostando lo sguardo su Brithos, che stava guardando me e il re.

«Decidi tu cosa fare, ma sappi che non vorrei mai che qualcuno mi mentisse o mi nascondesse la verità.»mi disse Leonida. «E comunque, tu e Brithos sarete degli ottimi genitori, per loro due.» Sussultai e mi voltai di scatto verso di lui, che mi sorrideva complice. «Non siete forse attratti l'uno dall'altra?»

«Io...»balbettai.

«Sta tranquilla, Pòlemos. Non dirò nulla, se è questo che vuoi.»

Non potei replicare perché ero enormemente sconvolta da quanto avevo appena udito provenire dalle labbra del re: si era forse accorto di quanto fossi attratta da Brithos?

«Il tuo silenzio dice tutto.»continuò lui. «Sarò muto come la neve che cade al suolo.» Poi, come se quella conversazione non fosse mai avvenuta, Leonida portò il suo sguardo sulla moltitudine delle vittime dei persiani.

Mi schiarii la voce: quell'uomo aveva una qualche capacità di leggere le emozioni altrui, forse? Come aveva capito cosa c'era tra Brithos e me? Cercai con gli occhi il suo sguardo, ma questo era concentrato sui cadaveri che avevamo davanti. Donne, anziane o giovani, giacevano a terra, piene di lividi ed escoriazioni, che facevano presagire cosa fosse accaduto loro. Si sapeva che le donne erano sempre le persone che più pagavano le conseguenze di un'invasione nemica, mentre gli uomini pagavano le conseguenze della guerra vera e propria. Come appunto avevano pagato i cittadini e i soldati di Megara: ogni individuo di sesso maschile era stato brutalmente assassinato con spade o lance, che ancora si trovavano infilzate nei loro corpi.

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