07. Bagno di ricordi.

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Uscii alla luce dell'astro notturno, sorretto dalla bellissima dea Selena e mi lasciai accarezzare dalla brezza fredda.

La visita che aveva fatto Legione a Sparta non mi era piaciuta per niente. Quel demonio mi terrorizzava come la prima volta e riusciva ancora a rendermi inoffensiva.

Ed ora aveva anche minacciato di far cadere Sparta per mezzo dei persiani solo perché la polis mi aveva difesa. Portai una mano sulle spalle e sospirai affranta: ero così tesa e nervosa, che non riuscivo nemmeno a dormire. Forse un bel bagno mi avrebbe aiutata a tranquillizzarmi e a rilassare i miei nervi. Era da giorni che non facevo un bagno e, a quell'ora, in cui tutti o quasi si trovavano tra le braccia di Morfeo, era l'ideale rilassarsi all'interno di una fonte o in una vasca.

Non volendo uscire a cercare la prima, decisi di immergermi nella piscina che stava al centro del peristilio più interno della casa di Acrisius. Tolsi il mio vestito e anche la fascia che avevo alla vita, ma non le cinturine di cuoio alle cosce, che tenevano i miei pugnali. Con Legione libero e assetato di vendetta, l'ultima cosa che volevo era farmi trovare impreparata e disarmata.

Gettai i vestiti in un angolo buio del peristilio e mi immersi piano nell'acqua fredda, che mi solleticò dapprima le caviglie, poi il ventre e infine il collo, finché non immersi anche la testa. Rimasi sott'acqua per qualche secondo e, quando riemersi, prima che potessi passarmi le mani sul viso per togliermi l'acqua in eccesso, mi sentii afferrare per i capelli e tirare fuori dalla piscina. Il terrore per poco non mi paralizzò, ma non avevo alcuna intenzione di farmi cogliere impreparata. Vidi la figura di un uomo sovrastarmi in tutta la sua altezza, mentre portai una mano alla coscia, dove avevo delle cinghie, alle quali erano attaccati i miei pugnali; nello stesso momento feci uno sgambetto allo sconosciuto e ribaltai le posizioni, salendo sopra l'uomo e brandendo il mio pugnale, ma ritrovandomi due lance puntate alla nuca.

«Mia Signora!»esclamò l'uomo che stava sotto di me.

Subito spalancai gli occhi, osservandolo meglio. «Acrisius? Ma che cosa ti passa per la testa?»

Mi alzai in piedi, aiutandolo a sollevarsi da terra. «Perdonami, ma con Legione che ti ha minacciata, mi sono preso l'impegno di proteggere la mia casa, insieme ai miei fratelli.»disse, indicando Brithos e Claus.

«Capisco!»annuii, mentre Acrisius mi porgeva il suo mantello. «Ma credo non ci sia alcun bisogno di queste ronde straordinarie, per ora. Legione ha detto che tornerà tra qualche tempo con i persiani e, credimi, lo farà!»

«Come lo hai conosciuto?»mi chiese Claus, aiutandomi a coprirmi con il mantello dell'amico.

«Diciamo che un paio di anni fa ero una dea abbastanza ribelle.»spiegai, con un sorriso triste, guardando un punto imprecisato della casa. «Lui sapeva chi ero e mi ha avvicinata per approfittarsi della mia ingenuità. Il resto è solo da dimenticare.»

«In che senso "sapeva chi ero"?»mi domandò Acrisius.

Sospirai e pensai che era giunto il momento di parlare di tutto quello che mi era accaduto a persone che non sapevano nulla e che, non essendo miei familiari, potevano giudicare oggettivamente ogni aspetto della vicenda. «Quando tre anni fa ho scoperto di essere la reincarnazione del dio della guerra, ho avuto alcuni screzi con mia madre, a proposito della mia natura: lei è andata dal grande Padre degli dèi, per chiedergli di far rinascere lo spirito di Pòlemos in un altro dio e di lasciare che io crescessi come una semplice figlia di Ares.» Guardai Claus, poi di nuovo Acrisius. «Il punto era che io volevo entrare in contatto con gli umani, approcciarmi a loro, anche in veste di una divinità violenta. Così, con l'aiuto di mio padre, raggiunsi in Tracia i miei fratelli, Deimos e Phobos, che stavano rafforzando le loro capacità belliche e mia madre si infuriò con mio padre.»

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