09. Premonizioni.

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Guardai la benda ricavata dal mantello di Acrisius che copriva gli occhi di Brithos e poi i miei fratelli, che se ne stavano fermi immobili e fissavano Brithos con gli occhi assottigliati. Deimos e Phobos seguirono mio padre fuori dall'edificio, per parlare con i due sovrani e gli efori. Io ero rimasta a bocca aperta per ciò che avevo udito. Certo, era la prima volta che davo da bere il mio sangue a un mortale, ma mai avrei pensato che qualcuno potesse reagire a quel modo!

«Dormi ora, soldato!»gli dissi. «O almeno provaci.»

Vidi le sue labbra incurvarsi in un sorriso, poi il suo respiro iniziò a farsi più regolare, finché non si addormentò del tutto. Guardai tutti e tre i neo Immortali, stesi sul nudo pavimento di pietra. Sembravano comodi, come se si trovassero sdraiati sul talamo più soffice mai avuto sulla terra. Seguii tutti quanti fuori dall'edificio, per udire ciò di cui stavano discutendo.

«... molti stanno valutando di intraprendere la stessa strada di Acrisius e dei suoi due amici.»stava dicendo Leonida.

«Credevo che all'inizio avremmo trovato delle resistenze, da parte vostra.»dissi io, guardando anche gli efori. «Soprattutto per il nostro modo di vivere.»

«Ti confesso che io stesso ho pensato a diventare Immortale.»mormorò Leonida.

«E ne sei tutt'ora convinto, mio re?»gli chiesi, mentre il Sole del primo mattino faceva capolino da dietro una montagna, trainato dal carro di Helios.

Non mi ero accorta che era passata tutta la notte e che stava già albeggiando. Tutto quel trambusto mi aveva scombussolato e sapere che Legione era fuggito dall'Ade, non faceva che innervosirmi ancor di più.

«Non del tutto...»replicò il re, distogliendomi dai miei pensieri. «In realtà sono diviso tra il volere rimanere mortale, continuare con la mia vita, fino al tramonto effettivo dei miei giorni, oppure diventare Immortale e proteggere la mia polis, finché gli dèi vorranno.»

«Entrambe le tue volontà si conciliano alla perfezione con il votarsi alla difesa di Sparta e della Laconia, quindi perché non voler diventare Immortale?»gli proposi.

«Perché, come hai ricordato ai tre soldati lì dentro, mia cara, gli spartiati aspirano ad una sola cosa nella vita: la morte gloriosa sul campo di battaglia.»mi disse, facendomi segno di seguirlo verso l'agorà. «E, se divenissi Immortale, la mia natura mi toglierebbe questo privilegio.»

«Perciò non vuoi cambiare la tua natura, re Leonida.»continuai.

L'uomo rise. «Dal momento in cui ho avuto l'età giusta per ricevere la mia agoghè, non ho fatto altro che pensare a come sarei potuto morire degnamente e soprattutto gloriosamente.»

«Perciò, quando ci scontreremo con i Persiani, vuoi affrontarli da mortale.»

Leonida stava facendo di tutto per farsi ammazzare. Avrebbe lasciato che Sparta rimanesse in mano a Leotichida, il peggiore dei due?!

Sussultai. L'oracolo di Delfi aveva predetto: "uno dei Due morirà gloriosamente, l'altro finirà nel dimenticatoio ancor prima di spirare", perciò la Profezia si rifaceva ai sovrani spartani e non ai miei fratelli, come avevo temuto. L'interpretazione immediata degli Oracoli non era la mia miglior qualità, anzi: gli Oracoli mi innervosivano sempre, con quel loro alone di mistero!

Leonida sarebbe stato l'uomo morto gloriosamente, quindi. Lo guardai. «So che una Profezia...»

«No, Pòlemos.»mi interruppe lui. «Non voglio sapere nulla: ciò che il Fato preserva per me, deve rimanere oscuro.»

Quell'uomo sconvolgeva la mia mente: era incredibile la sua pacata calma, nonostante avessi notato che lui aveva capito cosa gli aspettava. Leonida era davvero il grand'uomo che si andava raccontando.

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