04. Caccia.

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Sapevo che non potevo negare ad Acrisius di servirmi, anche perché la legge degli dèi voleva che il peccatore dovesse espiare le colpe servendo il dio che era stato offeso o che aveva aiutato l'uomo: il mortale poteva donare del denaro al tempio del dio o aiutarlo in una battaglia sulla terra o ancora far sì che uno dei figli o delle figlie divenisse sacerdote o sacerdotessa nel tempio del dio. Ad Acrisius era toccata l'unica scelta possibile, visto che ero una dea minore e poco venerata, dati i miei compiti e i miei poteri, dediti unicamente alle azioni belliche.

«E sia!»annuii, vedendolo fare un cenno con il capo. «Ma non ti voglio avere tra i piedi troppo spesso: mi piace la mia indipendente solitudine!»

Lui sorrise, alzandosi da terra e annuendo. «Quando avrai bisogno di me, ci sarò!»

«Pólemos!»mi richiamò Deimos. «Cerchiamo di non fare attendere troppo la Regina Gorgo!»

Sospirai, stancamente. «Ho bisogno di riposare, fratello! Perché hai detto alla Regina che poteva vedermi?»

«Vuole parlare con te, da sola.»mi spiegò mio fratello, sollevando un sopracciglio.

Annuii, un po' stranita dal fatto che la Regina mi avesse fatta chiamare, ma continuai a camminare verso Sparta, fino alla Casa degli Agiadi, dove alcuni soldati della Guardia Personale del Re erano appostati sull'ampio portone di legno, intente a guardarmi e a studiarmi minuziosamente. Mi fermai sulla soglia della casa e mi voltai verso Acrisius. «Fa ciò che ti pare, riposa, rinfrescati, insomma... Fa quello che vuoi!»gli dissi. «Io avrò da fare per un bel po'!»

Lui mi fece nuovamente un cenno con la testa e se ne andò, insieme ai suoi due amici e a mio fratello. Li guardai andare via tutti e quattro e rimasi sorpresa quando vidi Brithos girare la testa verso di me, per poi tornare a guardare avanti, con la stessa espressione di un bambino colto a rubare del miele alla mamma. Inclinai la testa verso destra, sentendo gli angoli delle labbra curvarsi all'insù, in un sorriso: quel mortale sarebbe stato una vera sfida e io amavo le sfide!

Li persi di vista quando si intrufolarono tra la folla che riempiva la piazza davanti all'Assemblea.

Venni subito ricevuta dalla regina Gorgo nella casa degli Agiadi, una abitazione molto grande e dagli interni bianchi, senza alcuna decorazione, se non le colonne del cortile interno, anch'esse però bianche come le nuvole che si intravedono nel cielo terso del mese di Ecatombeone. Entrai nel cortile, scortata da due soldati, che avevano indosso il tipico mantello rosso di sparta e alla mano avevano le robuste lance spartane. Finalmente la vidi: una bellissima donna, forse di qualche anno più grande di me, con dei lunghi capelli ricci e scuri, come scuri erano i suoi occhi, così decisi e combattivi, da fiera donna spartana. I suoi tratti somatici erano completamente opposti ai miei, ma nulla avevamo di diverso nel fisico, entrambe infatti eravamo alte e snelle, con dei muscoli tonici, ma non per questo ruvidi e maschili. Come era per lei, anche le forme femminili del mio corpo si adattavano al resto della muscolatura, creando delle perfette guerriere.

La vidi inginocchiarsi al pavimento, seguita nei movimenti dalle donne che lavoravano nella sua casa. Le corsi subito incontro e la afferrai per le braccia, per farla tornare in piedi. «No, te ne prego!»scossi subito il capo, per farle capire che non volevo alcun segno di prostrazione. «Non credo siano necessarie tutte queste cose!»

«Sei al pari di tuo padre: una dea, protettrice della mia gente, di mio marito e dei suoi fratelli; questo è il minimo che possa fare.»si difese lei.

«Non usare con me queste onoreficenze, perché fidati di ciò che sto per dire: sono l'ultima degli esseri Immortali, che abitano questo mondo e l'Olimpo, a meritarle.»le dissi con un sorriso, rivolgendomi poi alle ancelle e alle donne presenti. «Anche voi, vi prego, alzatevi!»

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