Le apparenze

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1.Le apparenze



Huang Zitao si riteneva un ragazzo molto intelligente. Intelligente e perspicace.
Per quel motivo non ci aveva messo molto a capire che il principale motivo per cui i suoi genitori lo avevano sbattuto davanti al portone di quel college era un semplice "non ti vogliamo fra i piedi".
Come se la cosa avesse potuto turbarlo. Era sicuro che stare lì dentro l'avrebbe sicuramente reso più felice che stare dentro casa. Eppure in quel momento, guardando quelle pareti grigio scuro e quell'aria un po' triste da cimitero di campagna, pensò involontariamente che forse stare a casa con mamma e papà non fosse proprio una brutta cosa. 

Prese titubante la maniglia della sua valigia nera, nera come tutto quello che lo riguardava, dai vestiti, al colore dei capelli a quello degli occhi, e salì i gradini corrosi dal tempo fino a ritrovarsi davanti all'ingresso.

Il portone in legno scuro, che a una prima occhiata sembrava avere almeno una cinquantina d'anni, dava l'impressione di poter crollare o spaccarsi in due da un momento all'altro, eppure Zitao era convito che fosse più resistente di quanto facesse credere. Due pesanti battenti a forma di leone, tipici delle case ottocentesche, stavano proprio al centro donando nel complesso uno stile tipico inglese.
Stile che il ragazzo si sorprese di ritrovare in quella zona di Seoul. Con un moto di nervosismo afferrò uno dei due battenti e lo fece scontrare contro la porta, attendendo che qualcuno, sempre che ci fosse anima viva lì dentro, venisse ad accoglierlo.
E "quell'anima viva" ci mise cinque secondi a sbucare dall'ingresso: Zitao si ritrovò a fissare una donna minuta e dall'aria smunta. I capelli, oramai per la maggioranza bianchi, le circondavano il volto dai tratti spigolosi; gli occhi, leggermente infossati, sembrano due pezzi di marmo freddo; i vestiti che portava davano l'impressione di essere una taglia più grandi, ma ciò non toglieva che fossero totalmente in simbiosi con lei. Erano grigi, quel grigio triste molto simile a quello delle pareti del college, e sembrano quasi avere la stessa età della donna.
Zitao la osservò ancora per un momento, indeciso se prendere i suoi averi e andarsene o aspettare che la signora dicesse qualcosa. In tutta sincerità cominciava ad essere propenso per la prima opzione. -Huang Zitao?- proferì quella, con una voce sottile e abbastanza stridula. Il ragazzo annuì lentamente, guardando smarrito il sorriso decisamente poco carino che la donna gli stava rivolgendo.-Ti stavamo aspettando. Io sono Choi Hye Mi, benvenuto nel nostro caloroso college- Caloroso? Zitao sollevò le sopracciglia, lanciando l'ennesima occhiata all'edificio. Il suo concetto di "caloroso" era decisamente diverso da quello che intendeva quella signora. -Prego, entra pure- aggiunse quella facendosi da parte. Il giovane si fece lentamente strada all'interno, e sentì un nodo allo stomaco quando la porta venne richiusa alle sue spalle.
L'ambiente attorno a lui era decisamente vittoriano. L'ingresso, illuminato dalla luce dei lampadari in cristallo, era un enorme ammasso di mobili in mogano e divani di velluto rosso, che andavano a circondare il grande camino acceso. Quadri che sembravano riprodurre eventi della Rivoluzione Francese occupavano le pareti quasi interamente, lasciando poco spazio alla carta da parati color panna sporca.-Come potrai notare, il nostro college è molto...- iniziò la donna.-Vecchio?- la interruppe involontariamente Zitao.-Antico. Ti troverai bene qui con noi, signor Huang--Oh, ne sono sicuro...- sussurrò il ragazzo più a se stesso che alla signora, quasi tentando un'opera di auto convincimento, continuando a guardarsi intorno con fare circospetto. -Ti prego di seguirmi al piano successivo, signor Huang. Credo sia il caso di sistemarsi nella tua stanza- disse Hye Mi con un tono quasi cantilenante che Zitao trovò abbastanza inquietante.
Se non fosse stato per il fatto che il giovane si reputava una persona coerente e realistica, avrebbe sicuramente pensato di trovarsi in una casa degli orrori. Ma quello era il mondo reale. Era solamente incappato in un ambiente un po'.. particolare, ecco.Seguì mesto la donna lungo uno dei tanti corridoi che partivano dall'ingresso, andando a sbucare in un'ampia scalinata dai gradini di marmo. Quella zona del college era leggermente più 'moderna' della precedente, anche se quel termine era troppo azzardato. Tutta la scalinata era percorsa da un tappeto nero cosa che lasciò Zitao leggermente sorpreso. Effettivamente, considerando l'epoca in cui l'edificio era stato costruito e l'arredamento che aveva visto fino a quel momento, si aspettava che il tappeto fosse rosso come tutto il resto. Forse gli odierni proprietari avevano semplicemente voluto smorzare.Le scale terminavano in un altro corridoio, costellato da almeno una decina di porte in legno chiaro. Il tappeto nero si estendeva anche su quel pavimento, continuando poi in altre due diramazioni, facendo intendere che il corridoio, al termine, aveva altri due sbocchi. -Le stanze degli studenti sono decisamente più... Sofisticate del resto dell'edificio. I proprietari del college hanno pensato che dei giovani come voi potessero sentirti vagamente intimoriti da un ambiente così illustre, per cui hanno apportato determinate modifiche- spiegò la donna, fermandosi davanti alla porta con il numero quattro sopra. -Questa è la tua stanza. Attualmente sarai solo tu ad occuparla. Il tuo coinquilino arriverà qui fra due giorni- aggiunse poi amorfa. Hye Mi fece scattare la maniglia e si fece da parte. La stanza che apparve sotto gli occhi di Zitao sembrava venire da un altro mondo. Le pareti bianche erano in perfetta sintonia con i mobili di legno chiaro, di taglio moderno. Due letti, sormontati da trapunte color panna, erano a lato, affiancati da due comodini. Una tv al plasma era situata dalla parte opposta ai materassi, ed era circondata da due poltrone in pelle nera. -Ah- proferì Zitao sbalordito.-Già. Sistemati con calma. La cena sarà servita fra due ore- affermò la donna dando un'occhiata veloce all'orologio a muro. Segnava le 17:30. E con quelle parole, Hye Mi si chiuse la porta alle spalle, lasciando Zitao solo nella camera. La prima cosa che fece fu spalancare i pesanti tendaggi bianchi dalla porta finestra. Aveva persino un piccolo balcone. Poi lentamente trascinò la sua valigia al centro della stanza e iniziò a svuotarla con gesti lenti e meccanici. Si appropriò di uno dei due armadi e lo riempì con i suoi effetti personali, lasciando fuori solamente il pigiama, che poggiò sul letto. "Ecco fatto", sussurrò a se stesso, gettandosi su una delle poltrone. Afferrò simultaneamente il telecomando della tv e l'accese sulla rete locale, guardando un drama di scarso interesse. Quel particolare lo fece ripiombare nel suo secolo, che aveva decisamente l'impressione di aver abbandonato varcando la porta del college. Quasi ne fu sollevato. L'episodio del telefilm terminò verso le 19, giusto in tempo per permettere a Zitao di darsi una rinfrescata prima di scendere a cena. Il bagno si trovava dietro una porta in legno plastificato: la stanza era piccolina, ma abbastanza spaziosa per due persone. Il lavandino e lo specchio si trovavano davanti alla doccia, affiancati da un mobiletto chiaro e dal bidet. Zitao prese a lavarsi vigorosamente il volto, lavando via quella poca stanchezza che lo aveva colto. Osservò la sua immagine riflessa e si chiese cosa sarebbe successo da quel momento. In tutta sincerità, sperava di farsi degli amici. L'idea di passare lì dentro nove mesi da solo lo terrorizzava più di quella strana signora. E poi c'erano le lezioni: come sarebbero state? Con quelle domande si cambiò la maglietta velocemente, indossandone una color marrone scuro. Si guardò ancora una volta allo specchio, sorridendosi per incoraggiamento, e lasciò la sua stanza sbucando in corridoio. In quel momento la porta davanti a quella della sua camera si spalancò, e si trovò davanti due giovani. Quello sulla destra era leggermente più basso di lui: i capelli neri, che alla luce sembravano avere una sfumatura rossastra, incorniciavano un volto dai tratti dolci e gentili; gli occhi scuri erano vivaci e allegri. Il ragazzo a sinistra sembrava un angioletto. I capelli color caramello mettevano i risalto la pelle diafana; la sua espressione aveva un che di fanciullesco e Zitao ebbe l'improvvisa voglia di strapazzarlo. -Oh- affermò il "ragazzo-di-destra" con un sorriso da mozzare il fiato. -Tu devi essere la nuova recluta- continuò avvicinandosi di qualche passo. -Sono Joonmyun. Benvenuto nel college... Anche se ammetto che forse 'benvenuto' è una parola un po' fuori luogo- scherzò il giovane con una risata. Zitao sorrise, stringendogli la mano.-Zitao, piacere--Io sono Luhan- affermò il "ragazzo-di-sinistra" con una dolcezza da diabete e aumentando la sua aura serafica. -Vieni a cena con noi?- domandò Joonmyun. -Vedrai, sarà divertente-Zitao annuì leggermente e seguì i due giovani lungo le scale, poi per due corridoi intrecciati, e capì che per orientarsi in quel college avrebbe dovuto chiedere a qualcuno una sottospecie di cartina. La sala da pranzo era in totale affinità con il resto dell'edificio. Si capiva chiaramente che la modernità stava solo all'interno delle camere degli studenti. L'enorme stanza era occupata da una decina di tavoli rettangolari di due metri ciascuno, e per metà erano già invasi da studenti. Zitao si sorprese di vedere così tanta 'vita' di colpo, e quel particolare lo aiutò a sollevarsi un po' il morale. Forse si era fatto troppo condizionare dal tempo cupo e dallo stile della casa. Continuò a seguire Joonmyun e Luhan per tutta la stanza, fino a quando non giunsero ad un tavolo occupato da altre due persone. Questi alzarono gli occhi al loro arrivo e Zitao non poté fare a meno di osservarli attentamente. Uno di loro aveva i capelli molto simili a quelli di Joonmyun, tranne per il fatto che erano portati leggermente mossi; le orecchie del giovane, che spuntavano leggermente dalla chioma, erano vagamente a punta, cosa che gli donava un'aria da 'elfo dei boschi'; il sorriso che stava rivolgendo loro gli procurava due graziose fossette ai lati della bocca. L'altro ragazzo era decisamente molto affascinante. I capelli biondo scuro incorniciavano un volto dalla bellezza disarmante e particolare, e anche da seduto si capiva perfettamente che doveva essere altissimo; le mani, portate all'altezza della bocca, erano affusolate e con un che di delicato; il suo sguardo era qualcosa di micidiale. -Yixing, Yifan, questo è Zitao, nuova recluta!- presentò Joonmyun allegro, sedendosi accanto a quello che aveva indicato come "Yixing". Quest'ultimo gli regalò un bellissimo sorriso, mentre Yifan lo salutò con un cenno della mano. Zitao si sedette affianco a Luhan e la cena cominciò, nel totale silenzio. -Allora Zitao, parlaci di te!- iniziò Yixing servendosi delle patate arrosto da un vassoio. -Cosa vorreste sapere?--Per esempio da dove vieni, quanti anni hai...--Sono nato in Cina, ma mi sono trasferito con la mia famiglia a Seoul quando avevo sette anni. Attualmente ne ho venti--Venti?- ripeté sbalordito Luhan. -Te ne davo almeno ventidue. Sei il più piccolo qui- continuò poi con un risata.-Già, è vero- annuì Joonmyun. -Io e Yifan ne abbiamo ventidue, Luhan ventitre, e Yixing ne deve fare ventidue. Effettivamente Yifan sta andando per i ventitre- -Quindi adesso abbiamo il nostro maknae!- ridacchiò Yixing spingendo il vassoio della carne verso Zitao. -Su mangia, non vorrai deperirti- La cena continuò parlando del più e del meno, della vita dei presenti e del college. A quanto sembrava le lezioni non erano poi così male e agli studenti era permessa un'uscita settimanale nel centro di Seoul. Quella notizia fu una manna per Zitao, che già si immaginava a passare l'inverno in quel palazzo senza mettere fuori il naso neanche una volta. Yixing, Joonmyun e Luhan presero a raccontargli le mirabolanti avventure della loro esistenza, mentre quel Yifan se ne stava in silenzio, mangiando con calma e ascoltando quello che i suoi amici dicevano con sguardo disinteressato. Ogni tanto quelli lo punzecchiavano, cercando di farlo entrare nei discorsi, ma lui con un'alzata di spalle e poche parole liquidava ogni misero tentativo. Da ciò che aveva capito, quello era il carattere di Yifan: silenzioso, calmo, un po' misterioso. Ma un buon amico. La cena terminò verso le 20:30. Il coprifuoco era verso le undici quindi tendenzialmente dopo il pasto i ragazzi si ritrovavano insieme in una camera a chiacchierare. Zitao scoprì che Yixing e Yifan, che erano 'coinquilini', stavano a poca distanza dalla sua stanza. Perciò seguì i suoi nuovi amici verso il piano superiore, annunciando che per quella sera sarebbe andato a dormire presto. Salutò tutti e si fiondò in camera, spogliandosi mentre si dirigeva verso il bagno. Si fece una doccia veloce, per poi infilarsi il pigiama e guardare con occhi adoranti il letto. Camminò a piedi scalzi per la stanza, soffermandosi con lo sguardo sulle tende aperte. Prima di chiuderle aprì leggermente la portafinestra, sgusciando nel terrazzo. L'aria fresca di fine settembre lo colpì in pieno, facendolo rabbrividire. Con stupore notò che il balcone percorreva tutta la facciata dell'edificio, mettendo in comune alcune camere. Da quella prospettiva non si vedevano altro che alberi, e Zitao immaginò che con la neve quel posto fosse uno spettacolo. Perso in quelle congetture non si rese conto dei passi affianco a lui. -Ehi- disse una voce alle sue spalle. Il ragazzo sobbalzò, girandosi di scatto e ritrovandosi davanti la faccia di Yifan, anche lui in pigiama. -Ehi- ripeté Zitao, sorpreso.-Giro turistico?- domandò secco Yifan, indicando il terrazzo. -Chiamiamolo così- -Mmm-Yifan si appoggiò con i gomiti alla ringhiera, guardando gli alberi oscillare al vento. -Non hai.. Sonno?- chiese Zitao titubante, non sapendo se parlare o rimanere zitto. -No- -Mmm-Silenzio.-Zitao?--Si?--Posso darti un consiglio?- Il ragazzo fissò sorpreso il giovane al suo fianco, rimanendo spiazzato da quella richiesta.-Certo--Non rilassarti troppo, in questo posto. Non abbassare mai la guardia. Ricordalo- e con quelle parole Yifan si staccò dalla ringhiera e lo guardò per un attimo.
Poi, con un cenno della mano, gli voltò le spalle e lasciò Zitao basito, cullato dalle leggere folte del vento. 

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