Capitolo Tre

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Avete presente quella sensazione che che vi prende lo stomaco rendendovi incredibilmente felici?
Ecco.
É esattamente così che mi sento in questi ultimi giorni, dopo l'abbraccio con Sherlock. Sono talmente felice, che mi sono ritrovato, l'altro giorno, a saltellare per i corridoi del college.
Spero che nessuno mi abbia notato.
Anche l'umore di Sherlock é nettamente migliorato.

Siamo seduti su una panchina del cortile, respirando l'aria profumata di maggio. Guardo Sherlock. Ha gli occhi chiusi e l'ombra di un sorriso stampata sulle labbra. Adesso, anche lui sorride di più e questo ha uno strano effetto su di me. Mi fa sentire ancora più felice di quello che già sono.
Ammesso che sia possibile.

-A cosa pensi?- gli chiedo improvvisamente.

-Pensavo che é un peccato che una così bella giornata venga sprecata in otto ore di lezione-. Risponde tenendo gli occhi chiusi.
Sorrido e lo guardo.

-La scuola é quasi finita. Poi avremo tre mesi di vacanze estive per fare quello che vogliamo.-

-Ma dopo ricomincerà. La ruota gira. Non succede nulla di nuovo. Tutte le estati, la stessa estate. Tutti gli anni, gli stessi anni, soltanto camuffati da novità-.

Alzo gli occhi al cielo. Questo é uno dei suoi difetti. Guarda sempre e solo il lato negativo delle cose.

"Lo facevo anche io, prima che arrivasse lui" penso.
Mi accorgo che dobbiamo rientrare per la lezione di storia. Avviso Sherlock, che mi risponde con un lamento e ci avviamo su per i numerosi scalini che portano nell'aula di storia.
Con il respiro affannoso prendiamo posto nei banchi infondo all'aula.
Ho una cosa che vorrei chiedere a Sherlock da qualche giorno, ma non ho ancora avuto modo di farlo.
Quindi approfitto della momentanea assenza della professoressa per domandarglielo.

-Sherlock-

-Mmmhh?-

-Mi daresti delle lezioni di violino?-
Lui si volta verso di me e mi guarda con le sopracciglia aggrottate.
É strano voler prendere lezioni di violino dal proprio compagno di stanza? A quanto pare sì.

-E da dove viene questa splendida idea?- mi chiede.
Mi stringo nelle spalle. Veramente non lo so nemmeno io.
Sherlock ridacchia e annuisce.

-Okay, Watson. Ti darò lezioni di violino. Oggi pomeriggio?-

-Perfetto, direi.-

Subito dopo entra la professoressa per dare inizio ad una lunga e noiosissima lezione di storia.
Cerco di prestare attenzione ma gli unici pensieri che mi attraversano la testa sono che non vedo l'ora di tornare in camera per la lezione di violino. Sherlock pare pensarla allo stesso modo perché dopo nemmeno cinque minuti é appoggiato con il mento sulle mani, assorto nei suoi pensieri.

L'ora successiva la passo allo stesso modo e quando finalmente suona la campanella possiamo tornare in stanza. Quando entriamo, Sherlock sparisce pochi secondi sotto il suo letto per poi riemergere con la custodia del violino. Ne tira fuori lo strumento e l'archetto e me li porge.

Posiziono il violino sotto il mento e Sherlock comincia la sua lezione, mostrandomi le note e gli accordi. É un bravo insegnante. Severo, irritabile, ma bravo. Non posso vantarmi dicendo di saper suonare il violino, ma devo dire di aver imparato un paio di cose. Passiamo tutto il pomeriggio alle prese con la lezione. Quando si fa sera, ci sediamo entrambi sul mio letto, stremati. Mi fanno male le mani per aver tenuto troppo l'archetto mentre Sherlock ha il fiatone per aver appena suonato, su mia richiesta, un assolo. Ho lasciato a lui la scelta e lui ha suonato una musica velocissima e faticosa, tanto da avere la fronte imperlata di sudore.

-E bravo John- mi dice lui dandomi una pacca sulla spalla.

-Sei un bravo allievo.-

-E tu un bravo insegnante.-
Lui sorride un po' appena prima di stendersi sul mio letto. Chiude gli occhi e dopo un po' il suo respiro rallenta e capisco che si é addormentato.

College. ||Johnlock||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora