«Posso entrare?» chiesi al dottore di fronti a me dopo quella che sembrò un'eternità.
Lui annuì tristemente e poi mi lasciò passare.
Non stavo bene, per niente, ogni minuto che passava in quell'ospedale mi sentivo sempre peggio.
Lo ringraziai e corsi dentro la stanza dove si trovava la mia piccola Rosie.
«Amore...» mi avvicinai a lei e vidi le lacrime sul suo dolce viso.
Non disse niente, semplicemente mi strinse in un abbraccio, mentre dei singhiozzi uscivano dalla sua bocca. La strinsi maggiormente a me e le accarezzai i capelli.
«Mi dispiace, io sono un disastro.»
«Non lo dire nemmeno Rosie, non sei un disastro, non è colpa tua, non darti colpe.» mi fece spazio e mi sedetti sul lettino, accanto a lei, che poggiò la sua testa sul mio petto.
I suoi singhiozzi si placarono, lasciando spazio ad un pianto silenzioso.
Continuai a massaggiarle i capelli, lasciando anche dei baci tra di essi.
«È colpa mia. Tu volevi un bambino, ed io l'ho ucciso.» mi faceva molto male vederla in quello stato.
«Non è colpa tua Rosie, non ce l'ho con te,» le accarezzai le guance, «non potrei mai avercela con te per questo.» la stringo a me e lei mi prende la maglietta tra le mani, stringendola in un pugno.
«Ora riposati un po'.» le dico e le lascio un bacio sulla guancia.
«Sarai qui al mio risveglio?» chiese lei e si asciugò gli ultimi residui di lacrime.
«Non me ne vado, rimango qui con te.»
La sua presa sulla mia maglietta si fece più morbida, i suoi occhi si chiusero e man mano si addormentò.«Paulo...» sua madre entrò nella stanza e venne vicino ad entrambi. Mi accarezzò la guancia e poi andò da sua figlia.
Le mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le lasciò un bacio sulla guancia.
«Vi voglio così bene.» prese le mani di entrambi e le strinse tra le sue.
«Il dottore ha detto che se vuoi rimanere qui, puoi dormire su quel lettino.» indicò un letto vuoto accanto a quello di Rosie.
Annuii e la ringraziai.La madre mi salutò, promettendo di vederci il giorno seguente. La salutai anche io e guardai la mia piccolina, ancora tra le mie braccia.
Misi una mano sulla sua pancia e la accarezzai.
Il nostro bambino, o bambina, non c'era più, non avrei potuto insegnargli a giocare a calcio, non sarei mai riuscito a portarla a qualche mostra di arte, che Rosie ama tanto.
Non avrei potuto passare le giornate a giocare con lui, o lei, in giardino, o semplicemente nella sua piccola stanza.
Avrei voluto sposare Rosie, dopo la nascita del nostro bambino.
Ma ora ho capito che non occorre aspettare, avrei dovuto farlo prima. Come mi disse sua madre, quella volta in ospedale, mentre era in coma e io le parlavo di come stavo senza lei.
"Te lo prometto, la sposerò anche se necessario."Senza fare rumore scesi dal suo lettino e uscii dalla stanza.
Sarei passato da casa per prendere i vestiti per la notte, poi sarei tornato da lei.
Andai a piedi fino a casa mia, e ironia della sorte, passai davanti ad una gioielleria.
Per curiosità entrai a dare un'occhiata.
Girai tra tutte le vetrine finché un anello in particolare non colpii la mia attenzione.
Era di piccoli diamanti di color azzurro, il colore preferito da Rosie.
Non avevo chiaramente problemi con i soldi, perciò quella cifra mi sarebbe andata bene, poiché era per una persona veramente importante, quindi sarei stato propenso anche a spendere tutti i miei ultimi risparmi per lei.
Presi il mio telefono e composi il numero di Natalie, sua mamma.
«Ehi Paulo, dimmi tutto.» rispose lei.
«Natalie, sei a casa?»
«Sì, hai bisogno di qualcosa?» chiese.
«Sì, hai un anello di Rosie a portata di mano?» lei mi disse di sì e la sentì rovistare tra i cassetti. Mi disse tutte le caratteristiche dell'anello e poi mi salutò.Decisi di prendere l'anello, me lo feci confezionare e misi poi la scatolina nella tasca della felpa. Quando uscii dalla gioielleria tornai a casa mia. Le avrei chiesto di sposarla, non sapevo quando, non volevo correre ed eravamo comunque molto giovani.
«Ehi Paulino, come stai?» mi venne ad abbracciare. «e Rosie?»
«Stiamo bene mamma.» alzai le spalle e tirai la scatolina dalla tasca.
«Oh dio.» lei spalancò la bocca e si mise una mano si di essa.
«Ho deciso di fare il grande passo.» le sorrisi e lei mi strinse in un abbraccio caloroso.
«Oh cavolo, mio figlio si sposa!» delle lacrime scensero lungo i suoi occhi e prese l'anello tra le mani e lo guardò attentamente.
«È bellissimo, Rosie sarà felicissima!» esclamò felice.
«Tra un po è il suo compleanno.» dissi io pensieroso, stavo già pensando a cosa farle.
«Oh oh, ho capito!» mi fece l'occhiolino e poi si mise a ridere. Risi anche io e misi la scatolina sulla mensola.
«È buona come idea?» chiesi ottenendo un forte sì in sua risposta.
«Avete solo vent'anni però, sei sicuro sia quella giusta per te?» io annuii contento, non volevo nessun altro affianco che non fosse lei.
«Vai a dormire lì ora?»
«Sono venuto qui per prendere un pigiama e il cambio.» dissi prima di salire in camera mia per preparare il borsone. Avevo in programma di saltare gli allenamenti del giorno dopo, anche se questo avrebbe portato a partire dalla panchina alla prossima partita.
«Mamma.» la chiamai ancora dalle scale e lei si affacciò a guardarmi.
«Mi è venuta un'altra grande idea per la proposta, e per il suo compleanno. Ma per farlo ho bisogno di te, e un buon agente immobiliare.» le dissi e lei per poco non svenne. Mi abbracciò nuovamente, e mi lasciò un sono bacio sulla guancia.
«Sei proprio un ragazzo d'oro. Sono contento che Rosie abbia trovato un uomo come te. E mi dispiace molto per il bambino, ha già dovuto sopportare molto e la perdita del bambino penso l'abbia proprio destabilizzata. Stalle sempre accanto. Spero il meglio per voi due.» mi fece un sorriso pieno di dolcezza, quello che solo una madre può darti in un momento del genere.
«Grazie mamma, ti voglio bene.» le dissi e andai verso di lei abbracciandola.
«Il tuo papà sarebbe davvero fiero di te. Dell'uomo che sei diventato.» le sorrisi, speravo proprio che mio padre fosse fiero di me e di quello che facevo, dovunque lui fosse.
Spero che da qualche parte lui possa pensare 'Sono davvero fiero di mio figlio'. Mi mancava tanto, veramente tanto.
«Lo spero anche io mamma,» mi accarezzò la guancia, «ora vado.» le lasciai un altro bacio sulla guancia ed uscii di casa, diretto verso la fidanzata migliore che potessi mai desiderare.---
SPAZIO AUTRICE
Hii!
Spero vi piaccia questo capitolo.
E vi ringrazio tantissimo per le 9,47k davvero, vi amo.
Votate e commentate, un bacio.
-fede
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Mi Joya //Paulo Dybala
FanfictionIn un piccolo paesino dell'Argentina, Laguna Larga, vivono due bambini, Paulo e Rosie, che condividono la stessa passione: il calcio. Ogni giorno i due giocano a calcio insieme, e si divertono. Ma cosa succederà se un giorno Paulo sarà costretto ad...