Capitolo 32

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Rosie's pov
Quando mi svegliai vidi Paulo appoggiato sulla mia spalla, ancora dormiente.
Lo richiamai e dopo pochi minuti si svegliò.
«Buongiorno.» mi salutò e mi lasciò un bacio sulle labbra.
«Oh finalmente vi siete svegliati!» ci disse sua mamma quando arrivammo in salotto.
«Sei pronta per domani?»
«Cosa c'è domani?» guardai Paulo, non capendo.
«Come cosa c'è domani, è il tuo compleanno!» disse e si mise a ridere.
«Aah! È vero.» mi misi a ridere anche io e scossi la testa per la mia stupidità.
«Comunque penso di sì, è semplicemente un anno in più. Non cambia niente.» alzai le spalle e Paulo annuì. Non simpatizzavo particolarmente per i compleanni, non erano niente di speciale, semplicemente un anno che andava e uno nuovo che arrivava.
«Tutto può cambiare, ricordalo Ros.» mi sorrise e annuii. Tanto sarebbe comunque stato un giorno uguale agli altri ma.
«Vai in università domani?» mi chiese ed annuii. Avevo deciso di voler ricominciare, così avrei finito almeno questo anno e poi avrei scelto che fare, se andare avanti o magari fare altro.
«Ti vengo a prendere allora, così andiamo a mangiare da qualche parte insieme, ti va?» annuii nuovamente.
«Mi piace quando ti impegni molto a vestirti.» indicò ridendo il mio abbigliamento da casa e lo guardai male.
«Cos'ha di sbagliato, mi piacciono questi pantaloni.» mi guardai i pantaloncini dell'adidas, tra l'altro regalati da Paulo qualche mese fa, e poi guardai la maglietta bianca.
«Sono ingrassata un sacco.» dissi poi, continuando ad osservare quel poco di pancia lasciato scoperto dalla maglietta e scossi la testa.
«Non sei ingrassata, sei come prima. E poi non cambia niente anche se avessi preso qualche chilo in più.» mi diede un bacio.

«Oggi devo andare a fare delle commissioni, nel pomeriggio. Perciò per qualche ora non ci sarò scusa.» disse e annuii delusa. Pensavo di passare la giornata insieme a lui, per poi aspettare la mezzanotte insieme, per ricevere gli auguri da lui per primo. Ma nell'ultimo periodo era sempre in giro, a fare commissioni. La cosa iniziava a puzzarmi.
«Hai sempre da fare... quand'è che potremo passare un giorno insieme solo io e te?» chiesi scocciata.
«Scusa amore, è una cosa importante. A breve potremo passare tutto il tempo insieme. Promesso.» mi afferrò la mano e insieme entrammo in casa sua.
«Paulo, non ti vedi con Antonella, o chissà chi altro, vero?» la mia insicurezza stava iniziando a prendere il sopravvento sul mio cervello. Lui si girò verso di me e scosse la testa, per poi avvicinarsi e posarmi un bacio sulle labbra.
«Assolutamente no, è per una buona causa, prometto che entro un'oretta sarò a casa ok?» mi chiese e annuii.
«Come vuoi.» gli dissi e andai a sedermi sul divano. La notte precedente avevo dormito poco, per via della pioggia e del temporale che mi disturbavano.
«Non ti dispiace se dormo un po? Non ho dormito molto stanotte.» gli chiesi e poggiai la testa sul cuscino. Eravamo svegli da un'ora forse, ma ero troppo stanca.
«Certo piccola, dormi pure, io rimango qui e intanto guardo un film, va bene?» chiese lui sedendosi accanto a me.
Mi sdraiai sulle sue sue gambe e pian piano mi addormentai.

Paulo's pov.
Accesi la televisione e iniziai a scorrere tutti i canali, ovviamente a quell'ora della mattina non c'era mai niente da vedere.
Guardai l'orario e mi resi conto che mancavano due ore all'inizio del mio allenamento.
L'indomani sarebbe stato il compleanno di Rosie e non vedevo l'ora di farle vedere tutte le sorprese che avevo in serbo per lei!! Chissà come l'avrebbe presa, e sopratutto chissà se avrebbe detto si.
Lo speravo vivamente, anche perché avevo preso anche una casa per noi due, e sarebbe stato un altro regalo.
Non potevo credere che la nostra storia stesse per avere una svolta così grande, mi sembrava passato pochissimo da quando giocavamo a calcio nel giardino di casa mia, a Laguna Larga. Mi mancava molto casa, e i miei amici d'infanzia, ma qui avevo la mia famiglia, e la donna della mia vita, quindi non chiedevo di meglio.

Next day...
(Rosie's pov.)

Quando mi svegliai guardai l'orario: le nove. Accanto a me nel letto Paulo non c'era. Scossi la testa e poi mi alzai, andai in bagno a lavarmi i denti e successivamente mi preparai per la giornata del mio compleanno.
Avrei voluto ci fosse Paulo a darmi il buongiorno, magari con un piatto di pancake.
Una volta pronta andai in cucina, dove presi una pesca, e uscii di casa, diretta verso l'università.
Guardai svariate volte il telefono, possibile che Paulo si fosse dimenticato del mio compleanno?
Magari non si era ancora svegliato, e mi stavo soltanto comportando da paranoica.
Il telefono mi suonò tra le mani e mi affrettai a rispondere.
«Pronto?»
«Amore auguri!» la voce di mia mamma si disperse in tutto il pullman, guadagnandomi qualche occhiata. Possibile debba sempre urlare?
«Grazie mamma!» pensavo fosse Paulo però..
«Scusa se al tuo risveglio non ero in casa, ma sono andata a fare un giro al mercato in piazzetta.» mi disse ed annuii. La salutai e poi chiusi la chiamata.
I corsi iniziavano regolarmente alle dieci, perciò ero perfettamente in orario. Aspettai un paio di minuti fuori da scuola e mi sedetti su una panchina.
«Auguri bella!» una Sam tutta allegra mi venne incontro, mi strinse in un abbraccio e da dietro di lei sbucò anche Alice.
«Che ci fai tu qua?!» esclamai io sorpresa, pensavo fosse partita con Alvaro. Le salutai entrambe calorosamente.
«Sorpresa, abbiamo deciso di venire qui per il tuo compleanno.» disse lei e spalancai la bocca.
«Oddio sono contentissima, Alvaro è venuto vero?» chiesi ancora incredula, avevano fatto tutti quei chilometri di viaggio solo per il mio compleanno.
«Ovviamente, lui ha dato l'idea di venire qua.» disse ridendo, le ringraziai entrambe e poi entriamo nell'istituto.
Non pensavo di trovarmi così bene con Samantha e Alice, invece eravamo amiche già da parecchio, e andavamo molto d'accordo.
«Ehi.» mi salutò Jonathan, il mio compagno di corso.
«Ciao Jon.» lo salutai anche io e mi sedetti nel mio posto in aula. Lui fece lo stesso e si mise accanto a me.
«Come stai?» chiese gentilmente, non avevamo mai parlato particolarmente prima, tutto ciò non mi tornava.
«Bene, grazie tu?» gli risposi e misi i miei libri sul banco, li aprii e cercai di ignorarlo.
«Da quanto stai con Dybala?» ecco il suo secondo fine qual'era.
«Perchè me lo chiedi?» gli risposi e nel frattempo il professore entrò in aula, reclamando il silenzio.
Jonathan si ammutolì, quando il prof si girò per scrivere alla lavagna lui tornò con lo sguardo su di me.
«Simpatica come lui, vedo.»
«Jonathan cosa vuoi?» sbottai poi. Lui sorrise.
«Niente, volevo solo parlare.» alzò le spalle.
«Senti Jo non rompere e lascia stare Rosie.» si intromise Sam e fulminò con lo sguardo Jonathan, che perlomeno, rimase zitto fine alla fine dell'ora. Samantha ed io scegliemmo gli stessi corsi dell'università, che era iniziata da qualche mese già.

«Grazie ancora ragazze, magari ci vediamo più tardi e festeggiamo insieme ok?» salutai le mie due amiche e aspettai l'arrivo di Paulo.
Dopo pochi minuti vidi una macchina che riconoscevo bene fermarsi sul marciapiede, non vidi granché vista la miriade di studenti posti davanti all'ingresso.
Tutti quanti spalancarono la bocca e non capii niente. Chi è?
Davanti a me comparse Paulo Dybala, con un mazzo di rose in mano, vestito in modo casual ma comunque molto elegante.
Sgranai gli occhi, poi dietro di lui apparve Alvaro Morata. Altre lacrime scesero lungo il mio volto.
Le due persone più importanti della mia vita.
Il mio fidanzato mi venne incontro e senza pensarci due volte gli saltai in braccio.
«Auguri amore mio.» le sue labbra si poggiarono sulle mie e si alzò un lieve coro, forse per i due calciatori, o magari per il gesto dolce da parte del mio meraviglioso ragazzo.
Mi staccai da Paulo e presi il mazzo di rose rosse, portandole al naso e beandomi di quel meraviglioso profumo.
Mi avvicinai ad Alvaro e subito lo abbracciai, stringendolo forte.
«Andiamo a casa?» chiese Paulo e annuii, Alvaro prese Alice e salimmo in macchina di Paulo. Ero molto imbarazzata, non mi piaceva avere gli occhi degli altri puntati addosso, e dopo quel gesto potevo percepire i loro sguardi e i loro commenti curiosi.
Ad un certo punto, arrivati davanti ad un palazzo, la macchina di Paulo si fermò.
Non capii.

«Dove siamo?» chiesi e lui non mi rispose. Mi prese per mano e infilò le chiavi nella porta, entrammo in casa e subito le luci si accesero e un sacco di palloncini si muovevano per la casa.
«Auguri!» tutti i miei più cari amici, e famigliari, saltarono fuori urlando di gioia.
«Oh dio, grazie a tutti!» andai a salutare tutti quanti ma ancora non avevo capito di chi fosse quella casa.
«Ti piace il regalo?»mi chiese Paulo e non capii, non mi aveva ancora fatto nessun regalo, a parte la sorpresa a scuola.
«Questa casa, è per te, per noi. È il tuo regalo.» continuò la frase e senza pensarci due volte lo abbracciai.
«Mi piace un sacco, sì! Grazie!» esclamai contenta, stringendolo a me.
«C'è un'ultima cosa.» disse e nel dirlo alzò la voce, facendosi sentire da tutti i presenti in casa, alcuni avevano le bocche spalancate, altri stavano sorridendo, e mia mamma, bhe mia mamma era in un fiume di lacrime. Non capivo, mi girai di nuovo verso Paulo e mi accorsi che reggeva qualcosa tra le mani.
Tutti gli invitati formarono un cerchio attorno a noi.
Paulo mostrò cos'aveva nelle mani e una lacrima cadde lungo la mia guancia, seguita da tante altre lacrime.
Una scatolina di velluto rosso.
Si inginocchiò davanti a me e le mie lacrime presero il sopravvento dei miei occhi, misi le mani sulla bocca sorpresa e guardai fisso il ragazzo davanti a me, che aveva qualche lacrima lungo le guance.

«Rosie, mi vuoi sposare?» mi guardai attorno e il tempo sembrò bloccarsi, guardai attentamente le persone che avevo accanto, intente ad esultare e sorridere felici. Così, senza nemmeno rendermene conto scoppiai a piangere, mi fiondai tra le braccia di Paulo e continuai a piangere, lui mi accarezzò i capelli e mi lasciò un bacio sulla guancia.
«Io.. non ci posso credere.» dissi ancora tra le lacrime. Paulo mi fece alzare e rimase davanti a me, con ancora la scatolina tra le mani.
«Possiamo sposarci anche tra qualche anno, so che abbiamo solo vent'anni, però volevo chiedertelo, non resistevo più. Sei tu quella giusta per me Rosie, ne abbiamo passate tante e non c'è mai stato un momento in cui ho pensato di lasciarti andare. Sei la donna che voglio accanto per il resto della mia vita.»
«Certo che lo voglio, sì, sì e ancora sì!» esclamai e lui chiuse la scatolina per stringermi in un'abbraccio. Le sue labbra si posarono sulle mie e sorrisi.
«Ti amo da morire.» sussurrai sulle sue labbra. Poi continuai a piangere sulla sua spalla, ancora incredula.

SPAZIO AUTRICE
ODDIO sono felice, è arrivato il momento di dire che il prossimo capitolo sarà l'ultimo.
Questa storia mi mancherà terribilmente, era sinceramente, la mia preferita tra quelle che ho scritto
Vi voglio bene, spero vi piaccia il capitolo. Votate e commentate.
-fede.

Mi Joya //Paulo Dybala Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora