Capitolo 2

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Quella mattina mi svegliai con un forte dolore alla testa, che continuava a pulsare.

Rimasi incosciente per qualche minuto, non sapendo se rimanere sotto le mie morbide coperte o se alzarmi per andare a fare colazione.

Ancora con gli occhi chiusi, inziai a tastare il comodino, cercando il mio telefono che non tardai a trovare. Premetti il pulsante, erano le nove e trenta di quel sabato di Febbraio.

Abbassai lo sguardo sotto l'orario indicato dal telefono perchè realizzai che era arrivato un messaggio da un numero non salvato all'interno della mia rubrica.

Buongiorno piccola, come stai? Louis

In quel preciso istante ricordai tutto: ricordai che la sera prima rimasi bloccata da quel ragazzo, da quello sconosciuto che non avevo mai visto precedentemente, ricordai di quando aveva iniziato a baciarmi il collo senza una ragione, sbattendomi contro la sua macchina, mentre io non riuscivo neppure a dire una parola, terrorizzata. Poi mi aveva portato a casa con la sua macchina e mi stupii del fatto che non mi ero opposta troppo, lasciandolo fare.

Chissà a che cosa stavo pensando la sera prima, forse ero troppo spaventata da non poter muovere nemmeno un muscolo del mio corpo.

Appoggiai il telefono, decidendo di non soffermarmi sull'accaduto, senza nemmeno rispondere al messaggio.

Odiavo avere paura, pensare troppo a cose che mi spaventavano perchè non sarei riuscita a scacciarle via dalla mente, così, cercavo sempre di pensare ad altro ed è proprio quello che provai a fare in quel momento.

Ormai alzata, mi diressi verso la finestra, aprendola, lasciando quindi invadere la mia camera dalla luce di quel debole sole. 

Guardai fuori, annusando il profumo della pioggia che era cessata probabilmente da un paio d'ore e osservando la "visuale" della zona dinanzi la mia casa, in un piccolo quartiere verso la periferia di Londra.

Dopo un paio di minuti scorsi una grande macchina nera passare proprio nella via davanti alla casa, la osservai, notando qualcuno che abbassava il finestrino nel posto anteriore, rallentando mentre passava di fianco alla mia casa. Era Louis.

Un brivido scosse tutto il mio corpo quando il ragazzo alzò lo sguardo per poi vedermi e rialzare il finestrino, continuando a procedere lungo la strada fino a quando non svanì dietro la curva.

Istintivamente chiusi la finestra, sentendomi quasi perseguitata da quel ragazzo.

Cosa voleva da me?

In quell'istante un altro freddo brivido scosse tutto il mio corpo a causa di un mio pensiero: come sapeva il mio numero di telefono? Come poteva conoscerlo, quando io non gli avevo dato o detto niente?

Quei pensieri continuarono a rimbombare nella mia mente ma decisi ancora una volta di ignorare il problema quella mattina, tentando di non pensarci.

Scesi a fare colazione e trovai un biglietto da parte di mia madre appoggiato sul grande tavolo che mi avvisava che era uscita per andare al centro commerciale, forse per fare la spesa.

Dopo aver mangiato mi stesi sul divano, dopo aver preso il mio computer portatile. 

Volevo sapere di più su quel Louis Tomlinson, volevo sapere con chi avevo a che fare: la curiosità era troppo alta. 

Presi a digitare sulla mia tastiera e continuai a cercare per cinque minuti, quando riuscii ad accedere ad un suo account all'interno di un social network. Lo aprii.

All'interno c'erano sopratutto foto. La prima ritraeva lui e altri due ragazzi insieme, probabilmente in un pub. La seconda foto ritraeva lui con una ragazza che teneva per i fianchi su un divanetto, probabilmente ad una festa.

Continuai a sfogliare foto di Louis in tanti locali diversi ma allo stesso tempo tutti uguali. C'erano foto in cui aveva in mano birre, alcolici e non ne trovai una normale fino a quando non giunsi all'ultima foto.

Scorsi subito Louis con di fianco un ragazzo poco più alto di lui, riccio, con gli occhi verdi. Spalancai gli occhi, quello era Harry.

Harry era stato il mio ragazzo per quasi un anno.

Eravamo molto felici insieme, fino a quando non lo scorsi una sera in discoteca, ubriaco, mentre era impegnato a baciare in modo passionale un'altra ragazza.

Quando arrivai dinanzi a lui, gli diedi uno schiaffo mentre gli occhi cominciavano a non riuscire a trattenere le lacrime, che non tardarono a scendere quando Harry per sua risposta mi fece un sorrisetto malizioso per poi tornare a baciare la ragazza.

Ero distrutta e da quell'episodio, accaduto quasi due anni prima, non riuscii più ad avere relazioni serie con altre persone. Non riuscivo più a fidarmi di nessuno, perchè i ragazzi sono tutti bugiardi, tutti superficiali.

Aprii un'altra pagina che sembrava parlare di Louis e che lo presentava come ragazzo piuttosto violento, con un carattere difficile fino a che non lessi un articolo in cui diceva che un venerdì di giugno di circa un anno fa, Louis aveva picchiato un ragazzo e a quelle parole mi irrigidii. Era tutto vero?

In quell'istante il campanello suonò alla porta e io sobbalzai, chiedendomi il perchè mia mamma non poteva aprire con le chiavi, così giunsi alla porta e quando la aprii mi ritrovai davanti il ragazzo che più temevo di trovarmi davanti in quel momento: Louis.

Sobbalzai, quando il ragazzo entrò, chiudendo la porta e prendendomi per i fianchi, facendomi rabbrividire. 

Io quasi spalancai gli occhi, lucidi a causa di Harry e per causa sua. 

Il ragazzo puntò i suoi occhi azzurri sui miei castani e mi fissò per un attimo. Poi il suo sorriso malizioso si trasformò in un'espressione seria quando vide una lacrima scendere e bagnarmi la guancia sinistra.

-Che succede piccola?- fu ciò che disse non scostando un secondo lo sguardo dai miei occhi.

Io volsi il mio sguardo al pavimento ma lui poggiando due dita sotto il mio mento fece alzare il mio viso, facendo sì che lo guardassi negli occhi, divenuti di un colore più intenso e blu del solito.

-I-io ho paura- risposi in maniera completamente sincera stupendomi di me stessa.  -C-cosa vuoi da me?- Aggiunsi. 

Louis per sua risposta poggiò il suo braccio dietro il mio collo attirandomi a sè, dandomi un lento bacio sulla guancia, socchiudendo gli occhi per un istante.

Io ero lì ferma, pietrificata. Non sapevo cosa fare, cosa dire.

Ma i miei pensieri furono interrotti dalla sua risposta che questa volta mi fornì a parole: -Non dirlo neanche per scherzo, non devi avere paura di me, Isabelle-. Io non risposi, solo continuai a guardarlo. Nella mia mente c'era ancora paura e confusione, si: confusione.

-Vieni, andiamo a fare un giro- disse tirandosi su le maniche della sua giacca in pelle, scoprendo alcuni tatuaggi che notai solo allora. Non risposi, ma lui mi prese per mano conducendomi fuori dalla porta.

Presi a pensare ad Harry e poi a ciò che avevo letto su internet riguardo a Louis e feci un grande sospiro. Avrei cercato una soluzione al più presto per tirarmi fuori da quella situazione alquanto agghiacciante.

E se non ci sarei riuscita?

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