Pioveva a Londra, come al solito d'altronde. Ma mi piaceva la pioggia: adoravo ascoltare il ticchettio delle gocce d'acqua che scendevano ripetutamente, sembravano note musicali. E io adoravo la musica. Così passai l'intera giornata: stesa sul letto in camera mia ad ascoltare la pioggia, a guardare fuori dalla finestra e a studiare inglese e storia, anche se odiavo quest'ultima. Il giorno prima, quando mia mamma mi aveva chiamato perchè aveva scoperto che avevo intenzione di stare da Louis invece che da Chloe, ero tornata a casa con un mazzo di fiori che mi ero procurata tentando di addolcirla e di distrarla da un'eventuale punizione. Questo però la fece arrabbiare ancora di più, così mi presi una bella punizione di una settimana in cui non potevo vedere i miei amici, ma soprattutto non potevo vedere il ragazzo dagli occhi di ghiaccio che era diventato il mio fidanzato, Louis.
-Pensi che io sia stupida? Pensavi che non l'avrei scoperto?- aveva iniziato mia madre la sera prima, -mamma hai ragione, sicuramente dovevo dirti la verità, ma ho diciotto anni e...- non trovavo le parole adatte, -e...semplicemente non dovresti scandalizzarti se per una sera (e una notte) vado da Louis. Sono una brava ragaz...-, -oh sicuramente, una brava ragazza che a diciotto anni dice ancora le bugie alla madre- obbiettò alzando lievemente il tono di voce. -Questo ragazzo non ti sta allontanando dalle tue amiche e dalla scuola? Perchè a me sembra di si-. Non era vero, assolutamente, ma abbassai lo sguardo e non ebbi la forza o il coraggio di risponderle.
Mi presi la mia probabilmente meritata settimana di punizione, ma da una parte ero ferita da quello che mi aveva detto mia madre la sera prima, non capiva cosa provavo, ma sicuramente anche io avevo sbagliato. Mentre ero sul letto racchiusa nel silenzio di quel tardo pomeriggio, sentii la porta aprirsi, era mia mamma. Era dalla sera prima che non la vedevo, lei era stata al lavoro, ma anche io avevo sicuramente tentato di evitarla restando chiusa nella mia stanza. -Isabelle-, mi chiamò, -si-, risposi io quasi timidamente, -volevo dirti che mi dispiace per ieri sera, forse sono stata un po' eccessiva e hai ragione, non sei più una bambina e forse ti lascio poco libera e...-, -no mamma non devi scusarti, è colpa mia: dovevo dirti che sarei restata da Louis, soltanto che temevo che me l'avresti impedito e io volevo andare da lui. E' l'unica persona che mi rende veramente felice dopo tutta la storia con Harry- abbassai gli occhi tentando di nascondere il fatto che stessero diventando lucidi. -Credo di essermi innamorata di lui mamma- dissi infine stupendomi della mia sincerità e confidenza che avevo appena dimostrato verso mia madre, dopo alcuni istanti di silenzio. Lei non disse niente: prima mi guardò, poi sorrise e infine mi trovai stretta in un suo abbraccio che ricambiai volentieri. Ero abbastanza imbarazzata di averle confessato quello che provavo, ma da una parte mi ero tolta un peso. Mi diede un bacio sulla guancia e lasciò la stanza. Rientrò circa dieci secondi dopo -puoi vedere Louis questa settimana- mi sorrise -solo, non mentirmi più- finì e io risposi che non l'avrei fatto più.
Verso le sette di sera mia madre uscì di nuovo per fare la spesa e circa cinque minuti dopo sentii un rumore provenire dal terrazzino alla mia destra, aprii la porta-finestra ma esitai ad uscire, iniziavo a sentire la paura impossessarsi del mio corpo, chi era? Richiusi la finestra e chiusi anche le tende e non appena sentii la suoneria che stava ad indicare che era appena arrivato un messaggio, sobbalzai. Aprii il messaggio
Apri subito la finestra, sto gelando. Louis
La paura svanii in un attimo e non sapevo se infuriarmi con lui perchè mi aveva fatta morire di paura o se scoppiare a ridere perchè stava tentando di fare qualcosa di romantico. Scostai le tende e aprii la finestra, uscendo.
-Sono arrivato dieci minuti fa e mentre stavo per mettermi all'azione, tua madre è uscita di casa e mi sono dovuto nascondere dietro quel grande cespuglio che hai in giardino, pregando che non mi potesse vedere. Poi in un modo o nell'altro sono riuscito a...non ha importanza. Volevo soltanto raggiungerti-, concluse alla fine. Risi. -Sei un imbranato, ma un imbranato tremendamente dolce-. Sembrava una scena di High School Musical, in cui Troy si arrampicava sul balcone di Gabriella per poterla vedere. Iniziò a tremare, aveva freddo e anche io a dirla tutta. -Entra, dai- lo incitai, mi faceva quasi tenerezza. Era tutto bagnato, aveva messo un cappellino in testa tentando probabilmente di non bagnarsi i capelli, ma invano. Glielo tolsi, prendendo a sistemargli le ciocche che erano diventate boccolose e che ricadevano sulla fronte. Non resistendo mi baciò ma io sorrisi e lo allontanai subito -sei tutto bagnato! Hai la maglietta fradicia!-, -okay se è quello che vuoi- mi rispose velocemente, togliendo poi la maglietta e restando a petto nudo. Lo guardai quasi in trance, osservando i tatuaggi che aveva sul petto "It is what it is" e "78". In quel momento mi sentii incredibilmente fortunata, avevo un ragazzo davvero perfetto che voleva me, che aveva scelto me. Ma io ero una ragazza normalissima e non me lo riuscivo a spiegare. -Quanto puoi essere bello in una scala da uno a te stesso?- pensai, ma evidentemente pensai ad alta voce perchè Louis sorrise e mi prese per mano -mai quanto te-. Ci avrei scommesso che ero diventata rossa, mi sentivo in fiamme anche se c'era freddo. -L'ho detto ad alta voce?- chiesi imbarazzata coprendomi il volto con le mani -quanto sono stupida-, continuai tenendo sempre gli occhi chiusi. Era la seconda maledetta volta che facevo lo stesso errore.
Poi, sentii le sue dolci e sottili labbra sulle mie, sentii la sua mano fredda che accarezzava la mia calda tenendolmela, mentre l'altra si era posata sul mio viso. Louis sapeva di cocco e di tabacco.
-Fumi?- chiesi imbarazzata dopo alcuni istanti di silenzio. -N-no, a volte, quando ho delle giornate no- mi rispose. -Questa era una giornata no?- non potei far altro che domandare, -si, dal momento in cui mi hai detto che non ci saremmo potuti vedere per un'intera settimana dato che sei in punizione- ammise lui. -Oh dimenticavo, possiamo vederci quando vogliamo, mia mamma mi ha tolto la punizione e non ho intenzione di mentirle ancora-.
Gli occhi di Louis sembrarono sorridere, poi mi prese per i fianchi, guardandomi -dici davvero?- mi chiese sollevando le sopracciglia. -Si, certo che dico davvero-, mi mostrò uno dei suoi sorrisi migliori e mi prese in braccio, baciandomi. Ricambiai subito, timidamente. -Credo di avere un bel po' da studiare questa settimana però- sbuffai ancora sulle sue braccia. -Ma...tu che cosa fai nella vita? Voglio dire, non fai l'università, o almeno, non mi pare- domandai, effettivamente di lui non sapevo molto. -Oh, lavoro nel bar di mio padre. Che non è più di mio padre, ora è mio, anche se a volte viene a dare qualche controllata, ma preferisce il giardinaggio lui- spiegò scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo. -Vorrei anche imparare a fare tatuaggi ma sono più bravo a farmeli fare. Gioco in una squadra di calcio che mi fa guadagnare anche abbastanza soldi e compongo musica. Tutto qui- ammise appoggiandomi sul letto e tenendo lo sguardo basso. Spalancai la bocca -tutto qui?! Stai scherzando? Perchè non me ne hai mai parlato?-. -Oh be', non se n'era mai presentata l'occasione- alzò le spalle. -Componi anche? Dio, adoro la musica. Suoni qualche strumento?- chiesi frettolosamente anche se io non sapevo minimamente suonare, soltanto qualche nota con il flauto dolce, roba delle elementari e medie. -Suono un po' il pianoforte e la chitarra, mi piace anche cantare a dirla tutta, ma non credo di avere una gran voce-.
Okay, Louis Tomlinson mi stava stupendo ogni giorno di più. Dopo aver parlato del fatto che aveva intenzione di comprare una nuova casa, ci mettemmo sdraiati sul letto ad ascoltare musica. Adorava i The Fray e Robbie Williams, ogni tanto canticchiava, era bravo davvero. Eravamo sotto il piumone perchè avevamo freddo, anche se il riscaldamento era acceso, Louis poi era senza maglietta. Passammo mezz'ora a canticchiare, tra le mie note stonate e la sua voce intonata, a bere cioccolata calda e ad accarezzarci i capelli.
Dopo circa quaranta minuti, sentii la macchina di mia madre arrivare giù e la porta d'ingresso aprirsi e chiudersi poco dopo. -Louis, è arrivata mia mamma, me ne ero completamente dimenticata! Ti vedrà sicuramente! So che non sono più in punizione, ma non l'ho avvisata che saresti venuto e...- parlai velocemente ma venni interrotta, -non preoccuparti, attiverò la modalità Spiderman- mi spiegò davanti alla mia faccia stupita, facendo un sorriso malefico e infilandosi la maglietta alla velocità della luce. Mi diede un bacio sulla guancia prima che potessi dire qualsiasi cosa. Poi scomparve sotto il mio terrazzo. Quel ragazzo sapeva arrampicarsi alla perfezione.
Circa tre secondi dopo, mia mamma fece capolino sulla porta. "Appena in tempo" pensai buttandomi nuovamente sul letto. -Stasera faccio la pasta- mi avvisò facendomi l'occhiolino. Mia madre aveva origini italiane, sapevamo cucinare.
Stava per tornare alla porta, quando si fermò e poi si voltò verso di me. -Perchè ci sono due tazze di cioccolata qua?- domandò con faccia stupita. -Oh, devo essere così brava a farla che ne ho bevute due, oops-. Sorrisi.
Heeeey :)
Okay, ammetto che questo capitolo è altamente noioso. Mi sembra quasi che non abbia senso, ma spero che almeno un po' vi sia piaciuto...
Ditemi cosa ne pensate, grazie mille. Alla prossima
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I want you
Fanfiction-Vieni con me, ti porto a casa, Isabelle- In quell'istante un brivido scosse tutto il mio corpo -C-come fai a conoscere il mio nome?- dissi spostando il mio sguardo dal suo occhio sinistro a quello destro velocemente e in continuazione mentre la...