Capitolo 12

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Sabato.

Mi svegliai sussultando, avevo appena fatto un incubo. Questi sogni ultimamente mi sconvolgevano quasi ogni notte. Mi sedetti sul mio soffice letto, scostando poi le lenzuola per alzarmi. Erano le nove passate e decisi di andare a fare colazione.

In quegli ultimi giorni ero tornata a casa, da mia madre. Mi ero fin da subito scusata con lei, sottolineando che il mio era stato un comportamento poco maturo, ma spiegandole che era importante che lei non giudicasse o sottovalutasse troppo le persone, come aveva fatto con Louis. Non era il ragazzo cattivo che le persone pensavano di conoscere. Si era scusata anche lei e proprio il giorno prima, Louis si era presentato qui, voleva parlare con mia mamma e io acconsentii. Parlarono per una buona mezz'ora, solo loro due. Io ero in soggiorno mentre aspettavo che uscissero dalla cucina, preoccupata. Il primo ad uscire da quella stanza fu Louis che salutò gentilmente me e mia madre, facendomi poi l'occhiolino. Quando se ne fu andato, mia mamma venne verso di me sorridendo -è un bravo ragazzo- mi disse e io sorrisi di rimando, quasi imbarazzata.

Quella mattina volevo andare da Zayn, anche se lui non ne sapeva niente. Volevo chiarire la situazione, volevo capire il perchè di quei messaggi qualche giorno prima. Dopo quel fatto non ci eravamo ancora sentiti, meglio così. Dopo aver fatto colazione con i pancakes, mi decisi a lavarmi, vestirmi ed uscire di casa.

Misi la mia giacca color verde militare che arrivava a metà coscia e mi coprii il collo con una sciarpa di mia madre dato che la mia era magicamente svanita nel nulla. Camminai a braccia incrociate per il freddo, ci avrei scommesso che le mia labbra erano già diventate viola. Il mio telefono squillò e ci misi un'eternità a trovarlo.

Louis

-Pronto- risposi con voce tremante,

-Belle, stai bene?- mi domandò subito,

-Si Louis, ho solo freddo, tanto freddo- ammisi cercando di riscaldarmi con il braccio libero. Lo sentii sorridere e poi ricominciò a parlare -allora, stai andando da Malik?- mi chiese.

-Si, tra meno di cinque minuti sono a casa sua. Ci deve delle spiegazioni- affermai ricominciando a camminare. -Già, allora ti lascio andare- disse con una voce più roca del solito -se solo prova a farti del...-, -Louis! Non mi farà proprio niente! Lo conosco da anni, stai tranquillo!- cercai di convincerlo. -Va bene, va bene, appena sei fuori di lì, chiamami-, -ti chiamerò-. Dopo una pausa riprese -promesso?-, -promesso, ciao Louis- e dopo che anche lui mi ebbe salutato, arrivai in un attimo a casa di Zayn.

Suonai al campanello ma esitai un attimo non appena mi tornò in mente il fatto che Zayn fosse il figlio di un uomo che picchiava la madre di Louis, e due brividi scossero il mio corpo.

Aspettai, ma al campanello nessuno rispondeva, così scavalcai abilmente il cancello e mi incamminai verso la porta che ovviamente era chiusa. Stavo per tornare indietro, quando mi ricordai che Zayn era sempre solito nascondere le chiavi di scorta nei vasi delle piante che teneva vicino a casa. Anche lì c'erano due o tre piante di piccole dimensioni e dopo poco trovai le chiavi; -è stato facile- sussurrai tra me e me.

Entrai nell'appartamento ma c'era il silenzio più assoluto, stava dormendo, sicuramente. Decisi così di aspettarlo in sala da pranzo mentre mi preparavo un bicchiere d'acqua. Non appena posai la bottiglia, notai uno scatolone contenente dei fogli -a quanto sembrava- semi nascosto dietro un grande mobile. Mi avvicinai, e, inginocchiandomi, tirai verso di me la scatola piena di ritagli di giornali e fogli stampati. Sgranai gli occhi non appena mi accorsi che tutti, TUTTI quegli articoli parlavano di Louis. Erano articoli vecchi, da come si vedeva dalle date, risalenti a qualche anno fa, ma che Zayn si era probabilmente procurato negli ultimi giorni.

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