1 Gennaio 2014 ~ Venezia
A nessuno importava dove fossi.
Forse nessuno si era accorto che ero sparita..
Quando sono rientrata sembravo un fantasma.
Il cielo aveva già cominciato a scoppiare ed a incendiarsi in uno spettacolo di fuochi d'artificio sul canal grande.
Sono corsa a prendere la giacca e siamo andati tutti sui gradini della stazione per vederli meglio.
Sorridevo.
Nessuno aveva sentito le sue parole, quindi nessuno sapeva niente, tranne qualcuno che mi aveva intravisto rientrare, sconvolta.
Mi sono allontanata dal gruppo e mi sono seduta sui gradini.
Ancora una volta, nessuno mi ha cercato.
La depressione pian piano si riappropriava delle mie membra, facendosi via via più pesante, come fosse un macigno sul cuore.
Come se stessi affogando, mentre tutti gli altri continuavano a respirare.
Quando ormai ero in uno stato di vuoto totale, una ragazza di Brescia che era con me in viaggio l'anno prima, proprio nel periodo di capodanno 2012, venne a sedersi accanto a me.
Lei era con me quando mi hanno presentato il fondo, nonostante il fondo fosse molto più giù.
Mi ha detto quello che serviva per essere arrabbiata abbastanza da sembrare forte, lei, con quel cuore grande, troppo grande per non essere ferito dagli altri, che si infilava perfettamente nella mano del mio.
I fuochi erano ormai finiti, ed il cielo ritornava silenzioso, mentre i lampioni e le luci della città si riflettevano sui canali illuminando i profili delle case.
Una volta rientrati, la sala in cui avevamo mangiato era già stata trasformata in discoteca, ma la mia anima non voleva ballare.
Tu balleresti con dei macigni sulle spalle?
No, non si può, quindi devi scrollarteli di dosso.
Cominciammo a ballare tutti, speravo venisse anche lui.
Speravo venisse a ballare, speravo venisse e basta.
Ma non é accaduto.
È rimasto tutta la sera sulle scale, mentre io ballavo o uscivo, in relazione alla condizione dei miei piedi, stretti nei Doctor Martens dalle 8:30 della mattina precedente, e alla mia testa, martellata da complessi e calore.
Dentro faceva caldo, caldissimo, mi sentivo soffocare, mi girava la testa e avevo la nausea.
Ma il segreto é sorridere bene, nessuno potrebbe mai capire che dentro ti stai uccidendo.
Il ragazzo di Brescia mi seguiva come un cane, ma io non desideravo altro che un po' di tranquillità.
Al freddo e al buio.
Un po' da sola.
Uscivo dalle porte finestre sulla parete della sala dove ballavamo, e rientravo dalla porta esattamente davanti alle scale, dov'era lui.
Volevo che mi vedesse, e trovavo sempre una scusa per tornare fuori.
In bagno avevo incontrato un altro ragazzo, uno che non avevo mai visto prima.
È stato il solo che mi abbia chiesto come stavo, nonostante non sapesse nemmeno il mio nome.
Tra un ballo e l'altro, l'orologio segnò l'ora di andare a dormire, e finalmente il 31 dicembre si concluse con parecchie ore di ritardo.
Verso le tre e mezza stendemmo i sacchi a pelo e io, che desideravo solo dormire, mi stesi supina, nella speranza che le forze venissero a meno, tra le braccia della notte.
Ma non è stato così.
Non ho chiuso occhio.
Mi sentivo detestabile.
Grassa.
Brutta.
Imperfetta.
Cercavo una spiegazione al suo rifiuto.
E non la trovavo.
~ continua
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Una lacrima vestita di rosso
Short StoryLe piccole storie d'amore tra due ragazzi che vivono a 228 km l'uno dall'altra...